
Il 27 Gennaio, tra dimenticanza e ignoranza, revisionismo e menefreghismo, mistificazione e falsificazione: c’è chi nega che il “comunista” Adolf abbia mai concepito e partorito l’abortivo abominio dell’Olocausto
“Domani, domani e poi domani… di giorno in giorno striscia, colla sua breve cadenza, ogni domani, per raggiunger la sillaba postrema del tempo cui arriva la memoria.” (W. Shakespeare, Macbeth, 1623, atto V, scena V, 19-21, monologo)
Memoria che giusto domani, 27 gennaio, evoca quel gelido venerdì mattina del 1945 – siamo quindi all’ottantesimo anniversario – in cui le truppe sovietiche aprirono i cancelli di Auschwitz-Birkenau (Arbeit macht frei) per liberarne i prigionieri rimasti in vita. Ma, secondo alcuni, le immagini agghiaccianti dei filmati girati allora dai soldati russi in quel luogo dell’orrore inenarrabile sarebbero farlocche; tra manipolazione e mistificazione, ignoranza e dimenticanza, menefreghismo e revisionismo, costoro negano addirittura che Hitler e Himmler (fondatore della famigerata Ahnenerbe) abbiano concepito e partorito l’abortivo abominio dell’Olocausto: il povero Adolf, offeso dalla “meravigliosa” Alice Weidel, leader dell’AfD, che gli ha dato del “comunista”, si rivolterà a trottola nella tomba (sconosciuta), fra le fauci di Satana, a sentirsi defraudato delle imprese di cui andava così orgoglioso, l’illimitato sterminio programmato nell’ambito dell’obbrobriosa Endlosung e la feroce lotta contro la “feccia bolscevica”, prassi teorizzata nel Mein Kampf! Denigrato proprio dagli epigoni che si ispirano a lui, l’unico Grande Capo(rale) del Terzo Reich!
Non ci sono parole.
Nonostante la stentorea Intitolazione Maiuscola delle Testate mainstream (La Stampa, La Verità eccetera) e con l’interessata complicità dello stupidario furbetto degli asociali social-media, che marciano all’algoritmo suonato dai gigapotenti tycoon dei leviatani d’internet, per condizionare l’ondivaga opinione dei follower, si propinano al popolino bovino vaccinato le bufale più assurde, dal Globo planetario a forma di pizza-margherita, col crostone, al Führer in salsa marxista, appunto. Fandonie che Civico-20, autorevole e indipendente, si impegna a sbugiardare, pur nel continuo stimolante confronto tra idee discrepanti, schiette e sovente dis-allineate, acute e pungenti, talora magari urticanti…
L’arcinoto slogan propagandista del mostruoso gerarca Goebbels consigliava di sparar balle a raffica, ad libitum, per accreditarle.
Persino Mammona, il Vitello di Aronne, l’idolo Denaro, sul cui altare noi avidi omuncoli sacrifichiamo assiduamente, si falsifica e nasconde, tramutandosi virtualmente – non virtuosamente – in criptovaluta, cibersterco dell’iperdiavolo. Badate che l’astuto demonio favorisce con enormi gioie e glorie materiali i fedeli adepti, schiavi obbedienti, per riscattarne e riscuoterne l’anima spirituale e inabissarla, all’al-di-là, “ne le tenebre etterne” (Dante, Inferno, III, 87)!
Intanto, riecheggiando la banalità del male (The Banality of Evil, 1963) cui si riferiva Hannah Arendt, l’Eletto Presidente-Sovrano d’America e del Mondo, il truce platinato (Mc)Donald II (la Vendetta), a parte minacciare affabilmente invasioni e annessioni di Canada, Groenlandia e Panama, inaugura la promessa sfavillante Era d’Oro (oronero, considerando l’enfasi a go-go sul petrolio e sui dinosaurienti combustibili fossili, alla faccia della tutela ambientale!), organizzando, con ineguagliabile efficienza spianificatrice eichmanniana, massivi rastrellamenti e deportazioni – in catene – di quei “clandestini” latinos che, quando regolarizzati – e forse perché affetti da sindrome di Stoccolma –, lo votano senza remore (l’immigrazione inarginabile è una manna incommensurabile per i despoti destrorsi), mentre il ricchissimo amicone (per adesso) sudafricano, l’Alielon Musk (o Mask), assai stupefacente, plaude ai nazi-alternativi teutonici, romanamente salutandoli (nella Penisoletta dello Stivaletto, Stroppa – che stroppia –, il rappresentante-piazzista del megalomane miliardario marziano, ha prontamente esaltato e pubblicizzato il gesto dannunziano, che il boss ha invece minimizzato e sconfessato, ritraendo dunque il braccino dopo aver lanciato il sassolino, ridicolizzando gli accusatori e costringendo il solerte impiegato ad emendare e/o depennare gli inerenti messaggi propalati ai webeti in rete). Sembra quasi una sorta di cieco oblio nichilistico, di cupio dissolvi (non è in piemontese, mi raccomando!…).
Nel Belpaesello, per cambiare, i simpatici sfascistelli “der Colosseo” insultano e provano ad intimorire la coriacea senatrice Segre, “amareggiata, non abbattuta”.
Anche sulla sponda opposta (opposta?), gli eredi sionisti delle vittime della Shoah, guidati dallo spietato Netanyahu, non hanno esitato a punire biblicamente il vigliacco attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, riducendo in cenere e b-r-i-c-i-o-l-e G-a-z-a, nonché bombardando a iosa Cisgiordania, Libano e Iran; hanno però superato in quoziente di crudeltà gli apparentemente inarrivabili maestri tedeschi: la proporzione ordinata da Kappler per le Fosse Ardeatine, dieci italiani da fucilare per ciascun militare germanico ammazzato in via Rasella, è stata generosamente moltiplicata dai diligenti allievi dell’Esercito Israeliano per i disgraziati Palestinesi, armati o inermi, bambinelli inclusi.
Se “chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo” (monito di George Santayana, inciso in trenta lingue sul monumento eretto nel ’68 all’ingresso del lager di Dachau, il cui sito è stato spesso profanato, recentemente), ebbene siamo sulla buona – cioè pessima – strada!
Insomma, c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico, direbbe Pascoli (L’aquilone, in Primi poemetti, 1897), ossia, per riflesso, nihil sub sole novum, per citare il celebre motto che l’ardente Giordano Bruno mutuò dall’Ecclesiaste: una forte ventata di stantio vecchiume codino-conservatore, un’oscura rincorsa all’indietro dello Zeitgeist epocale hegeliano, almeno nell’ottica della Weltanschauung prettamente illuminista-positivista-progressista, no? Vico docet: il ciclico orologio-a-pendolo storico ricalca le orme di periodi che si pensavano archiviati e irreiterabili, sfoglia a ritroso pagine tremende d’un tragico librone che non avremmo dovuto né desiderato ri-editare in futuro; agli eufemismi insinceri si sostituisce un gergo franco e brutale, all’ipocrita tolleranza elitaria l’istintivo rifiuto plebeo. Prossimi tempi bui.
L’esistenza somiglia a un’ombra che cammina…, una favoletta raccontata da un idiota, piena di strepiti e furori, che non significa niente.
E (sempre richiamando gli imperituri scritti del Bardo) tutti i nostri ieri rischieranno di rischiarare – pazzi! – il sentiero che conduce alla morte polverosa?
Giammai.