Come le buone intenzioni possano condurre dall’ordine al caos, dalla fruizione generalizzata al disservizio strutturale.
Tutto cambia, evolve, trova nuovi modi di esprimersi per adattarsi ai tempi e alle esigenze di una società in cui si tende a diventare sempre più consapevoli ed esigenti. Anche l’assistenza chirurgica in alcuni comparti della salute non sfugge a tale processo, anche se non sempre le situazioni che ne derivano sono praticabili da tutti allo stesso modo.
Cure estetiche.
Avvengono quasi del tutto in ambiti privati e i loro costi sono proporzionati alla qualità delle strutture e del personale specializzato in cui si svolgono. Delle conseguenze pratiche, fisiche e psicologiche, non interessa gran ché ad alcuno, tranne, qualche volta, a coloro ai quali le cose non vanno secondo le aspettative o addirittura peggiorano la condizione.
Cure dentali.
Da qualche decennio sono, anche queste, problematiche che si possono risolvere quasi del tutto solamente in ambiti privati a prezzi non proprio popolari e in modo qualche volta estremamente non proprio del tutto ortodosso. Inoltre, per questioni di concorrenza spietata su tempi, luoghi e costi, si tende a privilegiare gli interventi definitivamente risolutivi (“togliamo tutto e mettiamo tutto nuovo”) rivolti anche a chi ha già compiuto 126 anni (“così si toglie il pensiero per i prossimi 10 o 20 anni”).
Cure oculistiche.
La “nonconcorrenza” tra “catarattifici” a colpi di 2000-2500 euro cadaun intervento è ormai arciconsolidata senza alcun pudore, visti i tempi biblici delle liste di attesa delle strutture pubbliche.
Sembrerebbe che, laddove ci si sia sufficientemente “assicurati” che non si corrano troppi pericoli nel procedere con interventi chirurgici, detti di “routine”, sia stata presa la decisione di spostare tali ambiti dal pubblico al privato. Di conseguenza, mentre per gli interventi estetici, che possono anche essere evitati se non implicano conseguenze troppo importanti per l’autostima, nel caso di altri tipi di interventi inevitabili per la salute, come quelli per denti e occhi, sia stata presa la risoluzione di renderli possibili esclusivamente a chi possa permetterseli economicamente.
Solo in pochi determinati casi specifici, ma solo se economicamente sostenuti da interventi statali, diretti o indiretti, le strutture pubbliche si prendono in carico di agire su condizioni di importanza particolare e/o mediaticamente opportuna. In tal caso esse vengono definite “eccellenze” del sistema sanitario nazionale. Non importa se, per dare spazio e visibilità a “eccellenze”, si precludano a migliaia di “noneccellenze” invisibili gli accessi ai normali servizi!
Anche questa è democrazia, cari miei!
Di mercato, speculativa e selettiva!
Di chi può permettersela!
Oppure
è un modo sottile, innovativo e rivoluzionario
per salvaguardare la salute,
non ammettendo altra alternativa che quella di mantenerla tale, contro ogni ragionevole evidenza, non potendosi permettere i costi per ritrovarla se la si perde.
Ovvero una sofferenza inevitabile (e, speriamo, più breve possibile)
per arrivare ad acquisire una condizione vitale
in cui
gli ospedali
non siano più in alcun modo necessari!
© 2023 CIVICO20NEWS – riproduzione riservata.
Scarica in PDF