Un momento di leggerezza, indagando tra le remote e curiose origini dei modi di dire
Nel dialogo spicciolo, quando si vuole indicare un singolo soggetto o un piccolo gruppo di persone in modo generico, ma ben esplicativo, spesso si tirano in ballo tre personaggi immaginari che fanno parte del lessico comune. Sono gli sfruttati quanto ignoti protagonisti denominati: Tizio, Caio e Sempronio, sovente interpreti di intrallazzi tra persone ipotetiche, ammiccamenti a chi… “si sa, ma non si dice”, e ancora, in fatue confidenze o frivoli pettegolezzi.
Come spesso accade però, certi modi di dire in apparenza casuali hanno radici lontane e ben definite. Secondo alcuni accreditati linguisti, i nomi dei tre personaggi circolavano già nell’antica Roma, collegati alla famiglia dei Gracchi, importanti figure politiche, dalla parte dei “populares” della Repubblica romana. Il padre della Gens Sempronia plebea era Sempronio Gracco, i figli: Gaio (Caio) Sempronio Gracco e Tiberio Sempronio Gracco, abbreviato in Tizio per motivi di semplicità
I fratelli Gracchi vissero nella seconda metà del II secolo a. C., un periodo turbolento per la Repubblica che, al giorno d’oggi potremmo dire che affrontava un momento di forti tensioni interne e rivendicazioni proletarie.
Ai fratelli Gracchi, eletti da enormi folle “Tribuni della plebe” si devono una serie di argute riforme che avrebbero molto da insegnare all’attuale sinistra, e non solo alla sinistra. Da qui una loro plurima “popolarità” che li vedeva tirati in ballo nei discorsi dentro e fuori del Senato, quali: “Tizio et Gaio Sempronii”.
Per onor di cronaca nera, i fratelli Gracchi e le loro riforme erano malvisti dagli “Optimatus”, la fazione dei grandi latifondisti, tant’è che Tizio fu assassinato. “Corsi e ricorsi della storia d’Italia”, disse il grande Indro Montanelli.
Scavando in profondità, il nome Caio risulterebbe di origine etrusca, ma dal significato ignoto, oppure potrebbe risalire al greco Gaìa, che significa “terra” (da cui Gaia), con il probabile significato di “appartenente alla terra”.
Riemergendo da altre ipotesi che si immergono sulle tracce dei nostri eroi, fino alla mitologia greca, e ritornando all’era moderna, è simpatico ricordare che il trittico di personaggi è sbarcato anche nel cinema. Tizio, Caio, Sempronio infatti, è un film del 1952, diretto da Marcello Marchesi, Vittorio Metz e Alberto Pozzetti. Una commedia con il meglio degli attori comici dell’epoca, quali Nino Taranto, Virgilio Riento e Aroldo Tieri, nei rispettivi ruoli di Tizio, Caio e Sempronio.
La fantasia suscitata dai tre elementi ha stimolato anche quella del grande fumettista Benito Jacovitti, che alla fine degli anni 50 ha dato origine a una esilarante storia illustrata sul Corriere dei Piccoli, denominata per l’appunto: Tizio, Caio e Sempronio. Personaggi poi riproposti in un’edizione a parte. Fumetti che oggi sono apprezzati pezzi da collezione.
Il successo di Tizio, Caio e Sempronio è globale, poiché il loro ruolo poliedrico e indistinto è stato trasposto e adoperato in moltissime lingue straniere, ognuna delle quali presenta il trio con pittoreschi appellativi, alcuni derivati dai protagonisti originali, altri impronunciabili, e altri ancora illeggibili poiché in cirillico e anche in cinese… 张三、李四、王二麻子 ( zhāng sān,lǐ sì,wáng èr má zi), oppure in arabo: فلان، علان وترتان (Fulàn, ‘Illàn u Tirtàn)
Pillole di piccole cose e di quel linguaggio popolare che spesso cita altri personaggi con le stesse intenzioni: il filosofo greco Carneade… “chi era costui?”, Gaffe di Don Abbondio nei Promessi Sposi, oppure, Pinco Pallino. Quest’ultimo pare derivi dal toscano arcaico dove il “Pinco” è il membro maschile che “batte” gli avversari nel gioco delle bocce centrando il “Pallino”.
Il perché Pinco Pallino sia diventato un altro “Tizio” evocato per indicare un’entità indistinta, è invece poco spiegabile se non con una fortunata genesi casuale, piaciuta e tramandata nel tempo dal gergo popolare.
Va detto però, che la popolarità del nome di fantasia, piacevole e stuzzicante, è stata presa in prestito per libri illustrati, catene di pizzerie, pasticcerie e locali di ogni tipo, in Italia e in varie parti del mondo, ove si sono insediati i nostri intraprendenti connazionali.
E per finire, un’altra espressione simile alle precedenti è: “tal dei tali” locuzione della lingua italiana che si riferisce a una persona ipotetica e in questo caso, di scarsa o di dubbia importanza.
Tal dei tali, però esiste, è un’osteria sita nel centro storico di Poggibonsi, bel posto davvero. Pare sia un rinomato luogo di ritrovo per giovani e famiglie. È un altro esempio di come non bisogna mai dare nulla per scontato, il teorico può trasformarsi in concreto e per sentito dire, merita una visita per le leggendarie “schiacciatine” che, per 20 €, restituiscono un gusto molto… “realistico”.
Di leggerezza in leggerezza… verso le cose serie…. Bravo Carlo!
Articolo molto piacevole e divertente, scrittura forbita e fluida complimenti!!
Super !