28 aprile 1977: assassinio di Fulvio Croce
In via Perrone 5, una lapide ricorda l’uccisione dell’avvocato Fulvio Croce, avvenuta durante gli Anni di Piombo. Questo era l’indirizzo dello studio legale dell’avvocato, che aveva assunto la veste di difensore dei brigatisti in occasione del grande processo ai capi storici delle Brigate Rosse che ebbe inizio nel 1976. I processati, Renato Curcio, Alberto Franceschini, Paolo Maurizio Ferrari e Prospero Gallinari, avevano infatti revocato il mandato ai loro difensori, e avevano minacciato di morte chiunque avesse preso le loro difese in qualità di difensore d’ufficio.
Tale azione costrinse il presidente della Corte d’Assise di incaricare della difesa d’ufficio il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino, Fulvio Croce. Questi, nato nel 1901 a Castelnuovo Nigra e pronipote di Costantino Nigra, ricopriva la carica di presidente dell’Ordine dal 1968.
Il pomeriggio del 28 aprile 1977 un manipolo di brigatisti lo attese mentre stava entrando nello stabile di via Perrone in compagnia di due segretarie. Rocco Micaletto gli sparò cinque colpi con una Nagant M1895, mentre Angela Vai allontanava le due donne. Quindi, i brigatisti fuggirono a bordo di una Fiat 500 alla guida della quale c’era Raffaele Fiore. Nel pomeriggio dello stesso giorno, l’attentato venne rivendicato dall’organizzazione terroristica.
A Fulvio Croce è stata intitolata una via nel quartiere Mirafiori Nord, parallela al corso Giuseppe Allamano che va da via Guido Reni a via Carlo Casalegno.
Sempre nel mese di aprile annoveriamo altre due Vittime torinesi del terrorismo: Lorenzo Cutugno e Giuseppe Pisciuneri.
Lorenzo Cutugno, agente di custodia del carcere Le Nuove, venne ucciso dalle Brigate Rosse l’11 aprile 1978 in Lungo Dora Napoli.
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) il 14 gennaio 1947, aveva iniziato la sua carriera nel 1968 come agente di custodia a Palermo: era stato trasferito a Torino nel 1971. Al momento dell’assassinio, non doveva più essere in città: aveva infatti chiesto ed ottenuto il trasferimento in Sicilia, in quanto già da tempo era stato preso di mira dal “Nucleo proletari comunisti”.
Il direttore de Le Nuove aveva tuttavia chiesto a Lorenzo di restare ancora qualche giorno per facilitare il passaggio di consegne, e lui aveva accettato.
Giunse così l’11 aprile 1978, quando Lorenzo lasciò il suo appartamento per recarsi al lavoro. Erano le 7,30: aveva finito di fare colazione, aveva salutato la moglie ed aveva chiamato l’ascensore.
Sarebbe uscito di casa come tutti i giorni; invece, non appena le porte automatiche dell’ascensore si sono aperte, si è trovato di fronte un uomo ed una donna che gli hanno scaricato addosso l’intero caricatore di una Beretta 7,65.
Incredibilmente, quell’attentato così improvviso non riuscì ad ucciderlo: Lorenzo rimase ferito, seppur gravemente, alle gambe, ma, ciò nonostante, trovò la forza di inseguire i suoi attentatori, stringendo in mano la sua calibro 9. Li trovò fuori dal condominio, ebbe tempo di mirare e di colpire uno dei due killer. Non si avvide, tuttavia, che alle sue spalle, stava sopraggiungendo un altro uomo: con due proiettili al capo, l’attentatore fece stramazzare a terra Cutugno, che morì pochi istanti dopo tra le braccia della moglie, dove oggi in Lungo Dora Napoli 60, una lapide lo commemora.
Lorenzo Cutugno è stato insignito della medaglia d’oro al valor militare “alla memoria”, il 18 novembre 1978 e il 29 marzo 2010 gli è stata concessa l’onorificenza di “vittima del terrorismo”. Il nuovo carcere di Torino gli è stato intitolato, insieme al collega Giuseppe Lorusso, ucciso in via Brindisi 5, il 19 gennaio 1979.
Giuseppe Pisciuneri, guardia giurata della Mondialpol, il 10 aprile 1980 uscì alle 7:30 del mattino dalla sua abitazione di via Nizza 33 per recarsi al lavoro in corso Turati. Così era solito fare ogni giorno da nove anni e quel giorno, per risparmiare tempo, percorse la via Ribet, che con andamento ad angolo retto collega via Nizza col corso Sommeiller. Qui, davanti al civico 14, due uomini lo assalirono alle spalle e riuscirono a sfilargli la pistola di servizio. Nella colluttazione partì un colpo di pistola, esploso da uno dei due aggressori con la sua stessa arma. Colpito al cuore dal proiettile, Giuseppe Pisciuneri morì all’età di 30 anni lasciando la moglie Rosaria.
Nato ad Ardore (Reggio Calabria) il 22 luglio 1950, Giuseppe iniziò a lavorare come muratore e, a diciotto anni, svolse il servizio di leva come Carabiniere Ausiliario e venne destinato alla Caserma Cernaia di Torino e, in seguito, a Moncalieri. Decise di non raffermarsi e nel 1971 venne assunto come metronotte alla Mondialpol, dove diede prova di impegno, correttezza e serietà e venne promosso responsabile del centro scorta valori.
Quello stesso pomeriggio la sua uccisione venne rivendicata dall’organizzazione terroristica Ronde Proletarie.
La targa commemorativa in suo ricordo posta al civico 14 di via Ribet è stata fortemente voluta dall’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, AIVITER.
Con la collaborazione di Giorgio Enrico Cavallo.