Modi di dire e modi di fare che ci portano a risalire ad eventi d’altri tempi
In questi tempi di nervosismo globale che si ripercuote in una intolleranza quotidiana anche interna che ultimamente, proprio nelle disdicevoli e faziose manifestazioni del 25 aprile, molto lontane da quel concetto di unità e di libertà di cui si sente un grande bisogno, occorre un momento di leggerezza, un amarcord tra i vecchi modi di dire.
Scartabellando dunque tra le espressioni della lingua italiana, viene da chiedersi perché talvolta si dice: “Fare un quarantotto”, in particolari, movimentate occasioni. È un modo di dire che, con l’impoverimento del linguaggio parlato, come molte altre locuzioni, purtroppo sta diventando un po’ obsoleta, ma ancora in voga soprattutto per la gente di una certa età.
Nel lessico usuale e riconosciuto, fare un “quarantotto”, significa dar luogo a una situazione confusa, destabilizzante, disordinata e caotica, anche facendo uso di modi aggressivi e addirittura violenti. L’espressione calza a pennello con le sue origini storiche che risalgono all’epoca del Risorgimento. Infatti, il numero non è casuale, ma deriva da un’ondata di sommosse che minarono le basi dell’ordine costituito in mezza Europa, proprio durante il 1848.
Nel ’48, in Italia scoppiò la Prima, sfortunata Guerra d’Indipendenza e in Francia una rivoluzione che portò alla breve vita della Seconda Repubblica. Sempre in quell’anno, anche tra i vari stati tedeschi e nell’Impero austriaco si verificarono sommosse per chiedere ai politici e ai regnanti una nuova Costituzione. Per questo motivo, il modo di dire “fare un quarantotto” lo si ritrova nelle espressioni tedesche “mach eine achtundvierzig” e anche francesi “faire un quarante-huit”, con accezioni simili alle nostre.
Il riferimento ai moti risorgimentali del ’48, quando gran parte della Penisola era occupata da monarchie straniere lo ritroviamo anche nelle varianti: “qui succede un 48” oppure “mandare a carte 48”, con significati descrittivi leggermente diversi nel riferimento al luogo o l’avvenimento, sempre e comunque in aria di “rivoluzionare qualcosa”.
Dunque, l’espressione “fare un quarantotto” & similari, hanno radici tutt’altro che casuali, e per niente pacifiste, rimane comunque un peccato che il progredire della transizione digitale impoverisca il sapiente lessico popolare, per lasciar posto a una nuova lingua, rapida, ma povera e meticcia, privata di un folklore difficile da soppiantare con una creatività sempre più artificiale, priva di pittoresca umanità.
Il quadro dell’immagine di copertina è di Eugene de Lacroix. È il celebre: “la Libertà che guida il popolo” ed è una tela spesso abbinata a quel periodo di movimento popolare, anche se antecedente al 1848 passato alla storia col diminutivo di ’48.