Tra vecchi vizi capitali e nuovi peccati del genere umano non si salva nessuno
C’è qualcosa di perverso nell’animo umano. Già dalla sua Genesi, la progenie della razza si fece redarguire per quel “peccato originale” che Don Boero, mi chiarì nella sua essenza: “è la consapevolezza del genere umano di dover convivere con la propria crudeltà latente”.
Il sacerdote era un umile e minuto ministro di Dio, quanto esperto in materie bibliche, nonché esorcista ufficiale della Chiesa di Roma. Un uomo profondo con il quale mi intrattenevo in corposi dialoghi ad Alba, tempo fa.
Erano scambi tra una visione razionale di certi dubbi dell’umanità e una parafrasi mistica. In entrambi i casi, l’interesse e una reciproca stima hanno sempre portato un’evoluzione, senza rinunciare a un velato umorismo, poiché anche laddove c’è da dolersi o temere l’ira di Dio, lo spazio per un sorriso, spesso è molto ampio.
In questo momento storico, in cui l’umanità sta dando fondo alla propria crudeltà latente, mi è tornata in mente una simpatica analisi che si fece dei peccati e dei gironi descritti da Dante durante la sua gita agli inferi con il buon Virgilio, tra le ripartizioni dei peccatori e i loro vizi capitali. A un certo punto Don Boero disse: “non si salva nessuno!”. Poiché la verità si dice ridendo, ammisi: “neppure io”.
Fu un momento di riflessione. Per rinfrescare la memoria ai trasgressori, secondo la distinta standard di San Tommaso i sette peccati capitali sono:
- la superbia, abbinata a una esagerata stima di sé o un amor proprio sempre in cerca d’attenzione, omettendo Dio;
- l’avarizia, intesa anche come avidità ed esagerazione nei confronti di beni materiali;
- l’ira, quando diventa un’abitudine e una forma di spregio o di sopruso nei confronti degli altri;
- l’invidia, quella stizza per i beni altrui che spesso genera altri peccati;
- la lussuria, intesa come smodato abbandono ai piaceri del sesso, comprese pratiche contro natura;
- la gola, quella ingordigia nel mangiare e bere valutata come un’angheria sociale verso chi ha fame;
- l’accidia, intesa come indifferenza, pigrizia, vuoto interiore e negligenza nel far del bene ed essere virtuosi.
Valutando quelle eccezioni di “buona condotta”, Don Boero, che era davvero un sant’uomo, riconobbe la sua endemica debolezza nei confronti dei dolciumi. Cosa nota, peccato di gola che alimentavo quando veniva a trovarmi, e poi, anch’io dovetti ammettere alcune trasgressioni.
Alla luce delle aspettative, è consigliato un preventivo, sincero pentimento, poiché l’impianto di espiazione che “La Commedia Divina” ci tramanda, dà di che pensare, in quanto i peccati in elenco sono sempre attuali e i diavoli pure. Chi si sente esente da ogni cerchio?
- Il primo cerchio è il limbo, e di sicuro non è il domicilio peggiore;
- il secondo racchiude le anime dei lussuriosi sbattuti nella bufera, in contrappasso al piacere amorale che hanno praticato in vita;
- i golosi, ingordi e voraci, sono immersi nel fango del terzo cerchio;
- il quarto è dei taccagni alle prese con grossi massi da spostare;
- nel quinto cerchio ci stanno gli iracondi e gli accidiosi, ognuno in ammollo nella palude della sua depravata o inutile esistenza;
- il sesto cerchio comprende eretici ed epicurei, condannati alle fiamme, così da “purificare” in eterno l’ateismo o gli eccessi di piacere;
- il settimo cerchio ospita i violenti suddivisi per gironi. Gli assassini e i predoni, quindi i suicidi, i blasfemi, i sodomiti, gli usurai e ogni sorta di altri violenti nei loro malcostumi specifici;
- l’ottavo è un cerchio suddiviso in apposite bolge per: seduttori e ruffiani, adulatori, simoniaci, indovini, collusi traditori di cariche pubbliche, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, falsari e seminatori di discordie;
- il nono cerchio è un gelido pozzo suddiviso per zone, destinate a chi ha tradito i parenti, ai traditori della patria o del partito, a chi ha tradito la fiducia di ospiti e amici, dei benefattori e di bravi soggetti.…
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra” (Gesù disse)
Ce n’è uno per tutti, anima avvisata dal Sommo Poeta, mezza salvata, sa già da tempo dove finirà. Ed è qui che con Don Boero si trovò una falla. Per certi mascalzoni un solo girone non basta, poiché un vizio non ne esclude altri tre, anzi. E poi, in questi tempi moderni, certi vizi “trendy” nel XIV secolo, risultano ormai desueti e superati.
Secondo recenti analisi, i vizi “classici” vanno avvicendati con delle new entry. Le condotte dell’uomo moderno, sono all’origine dei “nuovi vizi” attestati, che sono: consumismo, conformismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego e vuoto, ma c’è dell’altro. Mirando a una vita sempre più agiata, una altezzosa fetta d’umanità ha abusato di un prospero pianeta vivente, così consegnato all’uomo da un buon Dio.
La ricerca di un “eden” tecnologico-economico ha generato un violento “cortocircuito climatico” che sta minacciando le sorti del mondo, originando fenomeni migratori di intere popolazioni che fuggono anche da guerre, siccità e persecuzioni.
I popoli più evoluti, invidiosi tra loro ed esaltati dalla presunzione d’essere i prescelti hanno depredato le risorse naturali dei Paesi in via di sviluppo, devastando e inquinando interi ecosistemi. Si avvicina il momento di una resa dei conti.
L’abuso delle risorse è uno smisurato peccato di gola. Il costante stato di “opulenza” dell’uomo moderno è una ingordigia che si appropria di beni materiali per mantenere il proprio stile di vita, distruggendo ecosistemi e ritmi della natura, dimenticandosi del Dio.
È la nuova “parabola” dei sette peccati etico–climatici. Lo sviluppo esponenziale di una parziale fetta dell’umanità, anziché crescere con armonia e distribuire equamente il benessere a livello mondiale, non ha fatto che alterare gli equilibri tra i popoli e generare il riscaldamento globale.
In attesa dei nuovi “dei delitti & delle pene”, e relativi gironi per le nostre anime, è il momento di ammettere che noi occidentali, benestanti e pigri, poco inclini ad essere virtuosi, siamo tutti un po’ colpevoli di aver contribuito e tutti portatori di qualche nuovo vizio. È dunque l’ora di guadagnarsi il perdono invertendo rotta e atteggiamento. Chi si fa avanti per primo?
A suo tempo, per fronteggiare i vizi, la dottrina ci aveva affidato le tre virtù teologali: fede, speranza e carità, nonché le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza & temperanza. Occorre precisare che il buon vecchio Aristotele aveva anticipato i tempi con un virtuoso elenco persino più ricco e interessante.
Abbiamo avuto qualche via d’uscita. Chi ci assolverà nel prossimo futuro? Non è bastata la nostra, né quella divina, ma pare che l’Intelligenza Artificiale sia esente da vizi, non essendo a immagine e somiglianza delle precedenti.
Ecco perché probabilmente servono più vite per poter forse un giorno lontanissimo beneficiare della Luce Divina.
Bell’articolo,io probabilmente potrei vagare tra più gironi danteschi ad esclusione di quello degli iracondi dei violenti e avari….Sono stato in vita mia accidioso lussurioso,goloso,accidioso,sempre saltuariamente ma forse molto epicureo e ironico.Non credo di avere peccati etico ecologici.Un abbraccio
credo che ci troveremo a frequentare i medesimi gironi… Ma a me toccherà rimanere anche paralizzato per l’eternità?… Per quello non c’è un bonus?