
Di Alessandro Mella
Questa vicenda è una delle tante di quei martiri quasi dimenticati, di quegli eroi, che contribuirono alla liberazione d’Italia non sulle nostre montagne ma tenendo fede al giuramento prestato al re ed alla patria. Anche e soprattutto quando ogni cosa intorno sembrava crollare e quando tenere salda una fede ed un idealismo pareva farsi sempre più difficile.
Walter Banfi nacque nel 1918, figlio di Giovanni, e crebbe a Torino negli anni in cui la nostra aeronautica conquistava primati incredibili tanto nell’ambito civile quanto in quello militare. Le imprese di Italo Balbo lasciavano il segno nell’animo dei più giovani e molti decisero, quindi, di seguirne le orme.
Il nostro giovanotto divenne rapidamente sergente maggiore pilota della Regia Aeronautica e con questa prese parte ai combattimenti aerei della Seconda guerra mondiale.
Assegnato ad una squadriglia di “tuffatori” egli fu parte dell’ultima missione del celebre asso di questa specialità Giuseppe Cenni. Erano, infatti, i giorni dell’Operazione Baytown con la quale gli alleati si erano proposti di invadere massicciamente l’Italia meridionale ed un gruppo di una dozzina di RE2002 fu inviato, con scorta di caccia, ad attaccare il nemico per rallentarne l’azione di sbarco. Tuttavia, i velivoli italiani furono, ad un tratto, intercettati da un gruppo di Spitfire inglesi. Banfi, che volava a lato proprio di Cenni, fu colpito tra i primi ma riuscì a salvarsi (secondo alcuni lanciandosi con il paracadute e secondo altre fonti atterrando con l’aereo danneggiato). Cenni purtroppo, pur combattendo da leone, finì per essere abbattuto e perdere la vita.
Dato sulle prime per disperso, Walter Banfi riuscì a rientrare alla sua squadriglia il giorno 7 settembre 1943 alla vigilia di una data fatale. (1)
Negli stessi giorni, infatti, fu firmato l’armistizio e quando questo venne reso noto il giorno 8 il nostro Walter decise di tenere fede al giuramento prestato al re favorito anche dal fatto di trovarsi già dislocato nell’Italia meridionale.
Frattanto per l’azione in cui fu abbattuto venne decorato con una croce di guerra al valore militare già nel 1944:
Banfi Walter, da Torino – Sergente Pilota. «Pilota giovane, capace e sicuro, già distintosi in precedente ciclo operativo, si dedicava con grande entusiasmo alla nuova specialità tuffatori, partecipava ad una importante azione contro mezzi navali nemici da sbarco; durante la fase di uscita dal tutto attaccato da sei caccia avversari, accettava l’impari lotta, abbattendo un primo e, benché ferito, un secondo aereo nemico. Con l’apparecchio gravemente colpito effettuava un atterraggio di fortuna presso le linee nemiche e dopo varie vicende perigliose raggiungeva il proprio Reparto. Esempio di saldo cuore di combattente, sereno coraggio e sprezzo del pericolo». Cielo della Calabria 4 settembre 1943. (2)
Con la nascita dell’Aeronautica Cobelligerante Italiana, il sergente Banfi tornò a volare e nel quadro delle forze armate del Regno del Sud si trovò a combattere al fianco degli angloamericani in risalita nell’Italia occupata dai tedeschi.
Volava con il consueto entusiasmo, forse con spirito ancora più ardente visto che si combatteva per la libertà italiana, dando tutto se stesso. E allora che il fato, che pur l’aveva difeso nelle più pericolose imprese belliche, lo tradì. Nel modo più banale e triste, con un guasto al motore del suo apparecchio. Precipitò il 29 gennaio 1944 di ritorno da un’azione militare su Ragusa, in Dalmazia.
Il cordoglio fu unanime ed il dolore moltissimo poiché si trattava di un sottufficiale generoso e capace. Gli conferita un’altra croce di guerra al valor militare, questa volta purtroppo alla memoria, ma che poi, ritenuta comprensibilmente insufficiente, fu convertita nel 1946 in medaglia d’argento:
Banfi Walter di Giovanni – Sergente Pilota. «Generoso pilota tuffatore, distintosi in precedenza, confermava il suo valore e la sua abilità in un nuovo ciclo operativo concorrendo all’affondamento di un transatlantico e al danneggiamento di un incrociatore pesante. Dopo l’armistizio partecipava con rinnovato ardore ad altre azioni belliche conseguendo efficaci risultati distruttivi e collaborando all’affondamento d’una nave. Chiudeva l’eroica esistenza col supremo sacrificio per la Patria in armi».
Cielo dell’A.S., dell’Italia Meridionale e dei Balcani, 16 luglio 1942 – 29 marzo 1944. (3)
Dopo la guerra i resti mortali dell’eroico pilota piemontese furono riportati a casa ed ora egli riposa nella terra che lo vide nascere. Chissà quanta gente gli passa davanti, ancor oggi, senza sapere che lì si trova un vero eroe della nostra travagliata storia nazionale. Una figura da non dimenticare e che meriterebbe senz’altro maggior considerazione e magari una via od una strada.
Alessandro Mella
Note
1) A history of Mediterranean air war 1940-1945, AAVV, Volume IV, 2018, p. 335.
2) Archivio Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valore Militare.
3) Ibid.
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