
Vasile Alecsandri
Poeta, diplomatico, drammaturgo e uomo politico rumeno
Una via di Torino è dedicata a un poeta rumeno, vissuto oltre un secolo e mezzo prima della caduta del Muro di Berlino. La sua biografia ci riporta in pieno clima risorgimentale torinese e nazionale, che coincide con l’inizio del processo di unificazione della Romania.
Vasile Alecsandri (Bacău, 21 luglio 1821 – Mircești, 22 agosto 1890) è stato, oltre che poeta, scrittore e uomo politico rumeno, appassionato collezionista di canzoni folkloristiche rumene e uno dei principali attivisti del movimento a difesa dell’identità culturale rumena.
Nasce in una famiglia agiata e aristocratica, dedita al commercio. Il problema delle sue origini è stato oggetto di dibattiti fra gli storici: in una delle sue opere, Alecsandri scrive che ha le sue radici in Italia: “la mia famiglia ha le sue origini a Venezia. Ai tempi quando la Repubblica era nel suo apice, un uomo con un grande cuore e con lo spirito cavalleresco sposò una donna romena e così è nata la famiglia Alecsandri”. Questo antefatto potrebbe spiegare il suo costante interesse verso l’Italia.
Negli anni che vanno dal 1828 e il 1834, studia al Collegio Victor Cuenim, una scuola francese d’élite situata nella località di Iași. Si trasferisce a Parigi nel 1834, dove intraprende studi di chimica, medicina e legge, abbandonati in favore della letteratura, disciplina che lo ha coinvolto più di tutte.
Dopo aver completato gli studi nel 1838, visita l’Italia e la Spagna, dove acquisisce conoscenze e contatti nel mondo artistico romantico.
Nel 1845 è tra i promotori e fondatori del Teatro Nazionale moldavo; contemporaneamente, viaggia in Africa, in Oriente e in Italia, trascinato dalla passione per Elena Negri (sorella del suo amico Costache Negri), a cui dedica molte poesie e insieme a lei trascorre un periodo a Venezia. Il viaggio in Italia per lui diventa anche storia d’amore personale, appunto con Elena Negri, che già nel 1846 si ammala. Senza sposarsi, viaggiano in Germania, in Francia e in Italia; il peggioramento delle condizioni di salute della donna consiglia, come in uso a quei tempi, un soggiorno in Sicilia per il clima più favorevole. Elena muore sulla nave che li trasporta nel 1847, fra le braccia del suo Vasile.
Dopo la morte della Negri l’artista si innamorerà di Paulina Lucasievici, con la quale si unisce in matrimonio nel 1876.
Nel 1848 è uno dei leader del movimento rivoluzionario moldavo, a cui dedica molte liriche, come Către Români (Ai romeni), oltre alla composizione del manifesto del movimento.
Dopo il fallimento dei moti rivoluzionari, rientra a Parigi dove riprende l’attività artistica con una sua nuova commedia intitolata Chiriţa în Iaşi. In quegli anni raccoglie molto materiale riguardante il folclore romeno che aumenta la sua fama e la sua reputazione; da ricordare le ballate Mioriţa, Toma Alimoş, Mânăstirea Argeşului, e Novac şi Corbul, e il volume di poesie Doine şi Lăcrămioare.
Nel 1855 partecipa alla guerra di Crimea e in seguito si impegna nell’attività politica, diventa ministro degli esteri e diplomatico, pronto a sostenere la questione dei Balcani.
L’anno seguente pubblica sul giornale Steaua Dunării, il poema Hora Unirii, nel quale auspica la riunione delle province rumene.
Ogni anno, il 24 gennaio, la Romania festeggia la ricorrenza della sua unità nazionale, realizzatasi con unione di due Principati: la Muntenia e la Moldavia. L’atto storico si compie nel 1859, quasi contemporaneo all’unità italiana, e rappresenta il primo passo verso la moderna Romania. La figura che unisce è Alexandru Ioan Cuza, che viene eletto regnante sui due ex Principati: il 5 gennaio sulla Moldavia e il 24 gennaio 1859 in Muntenia.
In questo contesto, Vasile Alecsandri è tra i più attivi artefici del nuovo Stato unitario; purtroppo, questa sua attività è stata trascurata dalla storiografia, nonostante egli abbia svolto un ruolo politico e diplomatico assai importante, ricoprendo il ruolo di Ministro degli Esteri dei due Principati riuniti.
Nel periodo 1857 – 59, a seguito della posizione e dell’impegno assunto durante la guerra in Crimea, il Piemonte gode di prestigio a livello internazionale.
A febbraio 1859 il Primo Ministro Cavour propone di istituire un Consolato Generale del Regno di Sardegna a Bucarest, riconoscendo di fatto il nuovo Stato romeno. In estate è scelto, come rappresentante diplomatico, Annibale Strambio, che svolgerà un ruolo attivo nella pacificazione fra Romania e Turchia.
Nel 1861 Alecsandri è a Torino, tra le persone che incontra vi è anche Giovenale Vegezzi Ruscalla (1799 – 1885), attento alla causa del popolo rumeno e primo insegnante di lingua rumena all’Università di Torino (1). Il corso di romeno durerà dal 1863 al 1879, verrà ripreso nel corso del Novecento da Romeo Lovera e Mario Ruffini.
Tra il 1862 e il 1875, Alecsandri scrive quaranta poemi lirici, comprendenti Miezul Iernii, Serile la Mirceşti, Iarna, La Gura Sobei, Oaspeţii Primăverii e Malul Siretului; poemi epici, raccolti nel volume Legende, e dedica una serie di poemi ai soldati partecipanti alla guerra per l’indipendenza della Romania.
Nel 1878 la sua fama europea si consolida grazie alla vittoria nel concorso dei Felibri di Montpellier, ottenuta con uno scritto sulla latinità (musicato poi da Filippo Marchetti). Nel 1879 compone il dramma Despot-Vodă, a cui segue la commedia fantastica Sânziana şi Pepelea (1881) e i due drammi Fântâna Blanduziei (1883) e Ovidiu (1884).
Molto stimato dal Re Carol I (2) e dalla consorte Elisabetta di Wied (3), nel 1885 è nominato ministro plenipotenziario a Parigi, dove trascorre malvolentieri gli ultimi cinque anni della sua vita.
Vasile Alecsandri può essere considerato il padre del teatro nazionale romeno, per il quale scrive monologhi, scenette, commedie e drammi a sfondo storico-sociale; scrive anche poesia popolare, compone ballate, canti di musica folk; poesie d’amore, tra le quali si ricordano i Pasteluri (Pastelli); poesie liriche ed epiche; prosa, racconti, viaggi, articoli di critica letteraria.
La strada che Torino gli ha dedicato, nel Quartiere Pozzo Strada, è parallela e precedente a corso Brunelleschi, per chi arriva dal centro, si trova tra via Monte Ortigara e via Giovanni Fattori.
Note
- Giovenale Vegezzi – Ruscalla, nato Giovenale Vegezzi (Torino, 4 dicembre 1799 – Torino, 17 o 29 dicembre 1885). Cittadino onorario di Romania e membro onorario della Accademia Rumena. Nel 1830 compie un viaggio in Romania e nel Banato, rimanendone affascinato; al suo ritorno in Italia, studiata la lingua, si attiva nella difesa dei diritti dei cittadini rumeni, diventando il più animato tra gli italiani filo – romeni dell’epoca.
- Re Carol I (Sigmaringen 1839 – Sinaia 1914). Secondogenito del Principe Carlo Antonio di Hohenzollern-Sigmaringen e di Giuseppina di Baden, è chiamato al trono dei principati uniti di Valacchia e Moldavia da un plebiscito (1866), dopo la deposizione di A. G. Cuza. Alleato della Russia durante la guerra con la Turchia del 1877, il 22 maggio proclama l’unificazione dei Principati sotto il nome di Romania, ottenendo il riconoscimento dal congresso di Berlino. Deve cedere la Bessarabia alla Russia che l’aveva perduta fin dal 1856. Nel 1869 sposa Elisabetta di Wied, nota con lo pseudonimo letterario di Carmen Sylva; rimasto senza eredi, designa come successore il nipote Ferdinando. Il 25 marzo 1881 si proclama Re di Romania.
- Elisabetta di Wied (nome completo in tedesco: Pauline Elisabeth Ottilie Luise zu Wied; Neuwied, 29 dicembre 1843 – Bucarest, 2 marzo 1916), è nota anche con lo pseudonimo di Carmen Sylva. Regina consorte di Romania come moglie di Carlo I di Romania. Elisabetta è la zia di Guglielmo d’Albania. Come “Carmen Sylva”, scrive con facilità in tedesco, rumeno, francese e inglese. Alcuni dei suoi voluminosi scritti, che comprendono poesie, drammi, romanzi, racconti, saggi, raccolte di aforismi, ecc, meritano una menzione speciale. Nel 1888 riceve il Prix Botta, assegnato ogni tre anni dall’Académie Française, per la raccolta di aforismi Les Pensees d’une reine (Parigi, 1882), una versione tedesca della quale è intitolata Vom Amboss (Bonn, 1890). Alcune opere di Carmen Sylva sono scritte in collaborazione con Mite Kremnitz, una delle sue dame di compagnia.