
Sfogliando i Musicalbrandé, nicchia di prosa e poesia, memoria di un tempo perduto
Mentre l’autonomia delle regioni sta scatenando il putiferio in Parlamento, dove l’opposizione sta aizzando una protesta che, a mio avviso, andrebbe approfondita con una maggior ricerca di una verità storica ancor prima che politica, un’ispirazione mi ha portato a sfogliare tra le pagine della rivista piemontese Musicalbrandé.
Un giornale regionale neppure poi lontano nel tempo, ma ormai quasi reperto giurassico, confinato nella sua retorica e poetica di un Piemonte dialettale ora svenduto a nuove culture rap, anglosassoni e social dipendenti.
Mio padre era un poeta amatoriale iscritto alla rivista e ne faceva collezione. Un’eredità che conservo in libreria e sbircio ogni tanto. Tornando alle tensioni politiche e a come passa il tempo, sul numero di Giugno 1970, ho trovato il seguente articolo dal titolo:
Appello all’insegnamento nelle scuole del Piemonte della lingua e della cultura regionale.
La cultura piemontese, intesa come patrimonio popolare, attende dall’istituenda regione la necessaria tutela e valorizzazione. Mentre in Francia, in Spagna, in Gran Bretagna, in Belgio, in Olanda e nei paesi scandinavi, le autonomie supportano la difesa delle culture regionali resistenti allo stato accentratore e alienante (si pensi ai bretoni, ai provenzali, ai catalani, ai baschi, ai gaelici, ai frisoni, etc.), da noi l’idea di regione è ancora legata ad una concezione meramente politico-economico-amministrativa.
Tale limitazione ha sinora tolto richieste all’istanza autonomista molto del suo significato democratico, poiché solo la coscienza di una natura culturale costituisce lievito valido per autonomie sincere e vitali: ne è esempio la Val d’Aosta, che deve al suo «patois» la resistenza al fascismo e l’acquisizione dello statuto speciale.
Il Piemonte è una regione distinta da lingue e da culture aventi interesse pari a quelli delle regioni a statuto speciale dell’arco alpino. Dagli studi più accreditati il piemontese è riconosciuto come lingua, per le peculiarità fonetiche, per la ricchezza lessicale e per le scritture espresse in una «koiné» (lingua comune), usata anche per la redazione di libri e dizionari.
La lingua d’oc (provenzale o occitano), oggetto di attenzioni legislative in Francia, da noi è parlata nelle alte Valli Alpine delle provincie di Torino e di Cuneo; il francese che, come lingua di cultura, si accompagna alla parlata familiare «patoi-sante», oltre che in Val d’Aosta, in certe aree del Piemonte, come nelle valli valdesi del Pellice e della Germanasca, in val di Susa e in val Soana…
Seguono altre tre pagine infarcite di proposte ben dettagliate per la tutela e la diffusione della cultura, delle tradizioni e dell’idioma piemontesi, promosse e firmate da 27 tra circoli e associazioni con sedi a Torino e in varie altre zone della Regione.
La storia riporta che le iniziative non giunsero a compimento e oggi, a parlar di autonomia regionale sembra evocare mostri anticostituzionali che in verità non sono mai stati tali. Invece, responsabilizzare chi ha chiesto la poltrona per salvaguardare la gestione della cosa pubblica, pare una scelta logica e da razionalizzare, più che da contestare “a prescindere”.
Detto questo, mentre sfogliavo i Musicalbrandé, infarciti di dialetto piemontese, ho sentito il bisogno di raccogliere il testimone e se fosse cosa gradita, ogni tanto e d’ora in poi, trascrivere un racconto, una poesia o qualche proverbio.
Un souvenir per chi ha una certa età, per chi non conosce il piemontese c’è il traduttore, oppure…
Buon esercizio con alcuni simpatici proverbi piemontesi:
Mei un cativ agiustament che na bon-a sentensa.
Tut a ven a taj, fin-a j’onge a plé l’aj.
Chi (a) vend a crédit a fa’d grand afé, ma sovens perd l’amis e ij dné.
Chi (a) aceta’d regai a vend soa libertà.
Om cha piora, caval ch’a suda, fomna ch’a giura, a venta nen cherdje.
Ai é gnun can sensa pules, gnun-e mule sensa vissi, gnun-e fomne sensa malissia.
As peul nen beive e subié.
Doi gat e n rat, doi can e n’oss, e doe fomne ant na ca a van mai d’acordi.
A lé mej un rastel che un fusil: el prim a tira an sà c l’autr a tira an là.
Tre nébie a fan na pieuva, tre pieuve n temporal e tre feste da bal a fan na cativa fomna.
Richieste di traduzione saranno prese in considerazione.
Prossimamente qualche poesia?
Stretti, stretti, cuore a cuore già mi i penso : “ A-J dago ‘l pontel “, lei invece con furore ma dis : “ it tanfe, mè car pivel!”
Tango dla sòma d’ai. Piero Novelli e Roberto Balocco
Ho bisogno di qualche traduzione
Sebbene io sia piemontese..doc..
Il mio dialetto vercellese. Non riesce a comprendere bene….spero Prof che quando ci rivedremo…mi chiarisci i significati!!! grazieeeee
completamente a disposizione. Il torinese è lingua ufficiale PIEMONTESE. Possiedo anche antico vocabolario piemontese-italiano per ogni verifica. Sarà interessante confrontare con il vercellese
Nella mia esperienza di insegnante di lettere,un anno mi sono lanciata in un laboratorio di lingua piemontese con la messa in scena di un simpatico spettacolo in lingua. I ragazzi di prima media ed io ci siamo divertiti molto a parlare il piemontese ,dialetto per la stragrande maggioranza degli alunni alquanto ostico. Penso si ricorderanno con piacere questa avventura.
Non so scriverlo in piemontese ma quando litigavamo mia nonna mi diceva sempre:
Esci con il sedere ma entrerai con il viso!