Le ricerche di Francesco Nugnes e Angelo Toppino, infaticabili animatori culturali del territorio
Il bicerin inserito tra le “cento cose da salvare nel mondo” da Ernest Hemingway è sentenza spesso citata dai torinesi solitamente parchi in orgoglio. Il forse eccessivo understatement sabaudo, però, ha tenuto lontano dall’indagare come (e con chi) il premio Nobel americano abbia potuto apprezzare questa delicata intensa sinfonia di caffè, cioccolato e crema di latte.
Il freno posto alla curiosità storiografica, allargando il campo, ha determinato che ben poco si sia scandagliato il rapporto tra lo scrittore e il capoluogo subalpino, che l’autore di “Addio alle armi” e altri grandi classici della narrativa ha visitato in almeno quattro occasioni.
Un rapporto a tinte rosa (poteva essere diversamente per chi ha autocesellato la propria immagine di playboy?) e gialle (c’è di che indagare).
A riprendere in mano il “dossier Hemingway”, in realtà componendolo pezzo pezzo con ricerche d’archivio non solo in città, sono stati due infaticabili animatori culturali del territorio: Francesco Nugnes, appassionato cultore del turbolento genio che ha saputo scrivere immortali pagine di vigorosa semplicità, e Angelo Toppino, vero esploratore degli archivi cittadini, titolare del corso “Questi Piemontesi” all’Unitre e per decenni bibliotecario nelle carceri.
Con loro un team via via composto, incontro dopo incontro, per restituire tutte le declinazioni di questa porzione di storia non così conosciuta.
I partner sono numerosi: Croce Rossa, Unitre, Museo Ferroviario di Porta Nuova, Centro Studi Biellesi, A.T.T.S., Costadoro e molti altri.
Dal loro lavoro è nato un progetto, che diventerà anche un libro, e una possibilità di una diversa esperienza della città, con app e percorsi dedicati, presentato – in dialogo con il giornalista Marco Margrita – nelle sue linee essenziali sabato 27 luglio al Museo Ferroviario di Torino, alla Stazione di Porta Nuova che fu il primo attestamento torinese dello scrittore statunitense.
Una lunga rassegna di (ri)scoperte grazie a questo riandare sui passi di Hemingway, “quando passeggiava in piazza Castello”. In primis quello della figura di Bianca Bellia e della sua famiglia.
Con tutti questi elementi, riteniamo di aver incuriosito i nostri lettori: nei prossimi giorni approfondiremo queste notizie
Fotografie di Ana Maria Dinu
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