Stiamo superando il momento di non ritorno. Il Mare Nostrum sta presentando il conto. Reagiremo quando?
“Tutti al mare in questo torrido agosto”… La bolla africana 2024 ha superato ogni Caronte precedente e i popoli affacciati sul bacino del Mediterraneo stanno boccheggiando. Era prevedibile, poiché se il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre, già le rivelazioni della NASA avevano anticipato che il 2023 sarebbe stato l’anno più caldo, ma più fresco di quello seguente. E così è stato.
È una pessima conferma, poiché, sempre le rivelazioni della NASA, monitorando ogni spiffero d’aria sul pianeta, seguono con attenzione il riscaldamento globale che avanza e ogni perturbazione anomala. Dunque, mentre questa estate 2024 ci sta mettendo al tappeto, è bene sapere che sarà più fresca di quella che verrà. Parola degli esperti americani che guardano al di là della nostra atmosfera.
La conseguenza sul quadrante soprattutto euro asiatico non è confortante per la sua fascia territoriale, attraversata fin dal tempo della fine dell’era glaciale, da quel movimento di venti che soffiano da Occidente (Westerlies) muovendosi nell’emisfero nord, tra i 35° e i 65° gradi di latitudine.
Questi venti “prevalenti”, innescati dal ritorno degli alisei, soffiano da ovest verso est e determinano il movimento dei cicloni extratropicali. Pilotati dalla rotazione della Terra, dipendono e interagiscono con le superfici marine e terrestri, con cui vengono a contatto durante il loro lungo viaggio che li porta a spasso intorno al Pianeta.
Ormai da decenni il bacino del Mediterraneo ha iniziato a scaldarsi e in questo 2024, sotto il sole cocente e costante dell’anticiclone africano che ha arroventato il clima alle nostre latitudini, anche la temperatura, ormai non solo superficiale del mare, è aumentata in maniera allarmante, proseguendo il trend positivo già innescato dalle bolle africane dei decenni precedenti.
A metà di agosto i valori termici delle acque dello Ionio e del Tirreno hanno registrato temperature che in alcune aree hanno toccato i 29°C. Forti anomalie termiche positive anche superiori ai 2°C, secondo i dati di 3BMeteo, sono stati registrati sul Mar Ligure, Mar di Corsica, Golfo del Leone, tra Costa Brava e Baleari. Va peggio sull’Egeo, poiché privo anche dei minimi sbocchi con gli oceani, il Mediterraneo orientale ha raggiunto 30°C in prossimità dell’Anatolia meridionale.
I valori più bassi rimangono sul Mare di Alboran, nell’estremo ovest del Mediterraneo, verso lo Stretto di Gibilterra, dove non si va oltre i 24°C, temperatura comunque più elevata della norma storica.
Notizie che trapelano con lentezza, finalmente ci aggiornano sui danni alla biodiversità, sul granchio blu, sulla mucillagine in Adriatico, ma il danno maggiore che il riscaldamento del “Mare Nostrum” sta provocando al clima di regioni prossime e lontane, è legato all’inerzia termica dell’acqua. Una volta riscaldata, mantiene la temperatura fino a quando non sarà abbassata dalle temperature invernali, ma anche queste non sono più le stesse, perciò: cosa raffredderà il bacino mediterraneo negli anni a venire? Un Mediterraneo bollente che a sua volta riscalda l’atmosfera, tramite il contatto con l’aria, contribuendo per effetto domino al riscaldamento globale.
Effetti che non hanno “limiti” geografici. Infatti, le temperature degli “antielisei” (Westerlies), che soffiando da ovest si dirigono a umidificare le terre verso oriente, da molti anni, anziché rinfrescarsi, dapprima si riscaldano dal Tirreno al Mar Egeo e su tutto il Mediterraneo Orientale, quindi incrementano il calore sul Mar Nero, anch’esso con la febbre addosso (idem per il Baltico), e poi, superate le catene del Caucaso, si scaldano ulteriormente sorvolando il Mar Caspio, immenso lago chiuso che, a causa del riscaldamento climatico, si è abbassato già di 2 m e si prevede possa inaridirsi, perdendone altri 10-12 entro il XXI secolo se qualcosa non cambia.
È così che i freschi venti atlantici, nel loro viaggio su terre e mari con la febbre addosso, si scaldano più del previsto. Il loro ciclo naturale, che li destinava portatori di basse temperature e puntuali precipitazioni verso oriente, è cambiato in fretta. Effetto domino: sull’Himalaya non nevica più, quest’anno in Nepal sono caduti 19 mm di precipitazioni e ad agosto, lo zero termico è salito oltre i 5000 m. I ghiacciai sul “Tetto del Mondo” si stanno sciogliendo.
Non è catastrofismo, è un’indagine di causa ed effetto ancora tutta da verificare, ma se la rotazione della Terra è sempre quella, cambia invece lo scambio termico dei terreni e delle acque, con il passaggio dei Westerliers e le teorie dell’origine mediterranea relative alle precipitazioni sull’Himalaya, sono sempre più consistenti.
Così fosse, come poter reagire? Forse non resta che invocare l’ira di Dio, arrabbiato con noi lo è di sicuro, dunque, che spedisca in Terra un altro diluvio universale (fenomeno accaduto in area ancora imprecisa nel 3500 a C), e poi, se resterà qualche altro Noah, famiglia & bestiame appresso, a loro scrivere il resto di una nuova lunga storia…
News dal servizio meteo dell’Aeronautica Militare annunciano un prossimo calo delle temperature e temporali sulla Penisola, sinonimo di disastri. Per raffreddare il Mediterraneo, e non solo, d’ora in avanti occorrerebbero mesi di gelo ed estati roventi mai più… È sempre questione… di “Tempo”.
Grazie per darci l’occasione di prendere ognuno la propria parte di responsabilità.
Il disagio che evidenzia il pianeta è uno squilibrio egoistico degli esseri umani, troppo portati allo sfruttamento di risorse energetiche che non sono inesauribili.
Tutti vogliono tutto, ma la condivisione resta l’unica vera fonte su cui poter contare per ristabilire l’equilibrio necessario semplicemente rinunciando a quel di più che per tanti altri potrebbe voler dire sopravvivere.