Considerazioni di Francesco Cordero di Pamparato
In inglese, in queste frasi, la seconda parola è la più importante, per cui l’espressione si dovrebbe tradurre la cultura del cancellare o qualcosa di simile. Questo significato abbraccia anche due altri concetti analoghi: il politicamente corretto e il pensiero Woke.
In parole povere, si tratta sempre dello stesso concetto, che consiste nell’eliminare da conversazioni e scritti tutte le parole e le frasi il cui significato potrebbe offendere una minoranza. Il concetto in sé sarebbe ottimo, in quanto vorrebbe insegnare agli esseri umani il rispetto del prossimo. Purtroppo però, in quest’epoca dove tutti si arrogano il diritto di dire la loro, davanti ai pochi pregi di questa teoria sono affiorati i molti difetti. Questo è avvenuto soprattutto nel mondo Nord Americano, che non ha una tradizione storico culturale. Così ogni comportamento o espressione può essere vista e valutata come offensivo per qualcuno anche quando non lo è. Giustamente Alessandro Manzoni, nei Promessi Sposi, fa dire a fra Cristoforo: Omnia munda mundis. La frase latina significa che tutto è puro per i puri. Se ne traduciamo il senso, significa che chi non ha malizia, non la vede. Così è difatti nella realtà.
Chi parla, scrive o comunque compone un’opera d’arte figurativa, segue la propria ispirazione e non pensa ai coinvolgimenti assurdi e maliziosi di qualche persona, che sempre secondo un vecchio adagio “Chi ha il difetto, ha il sospetto.” È proprio questo il punto che si vorrebbe evidenziare.
Salvo rarissimi casi, le singole parole hanno molto raramente un significato spregiativo. Se si vuol dare un particolare significato a un sostantivo, gli si aggiunge un aggettivo che potrà renderne spregiativo o positivo il significato. Sembra illogico e molto malizioso conferire un senso spregiativo a termini che non lo hanno mai avuto. Solo una mente particolarmente perversa e bacata, oppure fortemente in malafede può concepire le elucubrazioni tipiche della Cancel culture o politicamente corretto che dir si voglia.
Solo chi ha la malizia la vede nell’esprimersi degli altri. Solo chi è razzista dentro di sé vede razzisti dappertutto. Chi è omofobo altrettanto e così via.
Tragicamente nel nuovo continente questa mentalità perversa ha preso largamente piede e ha cancellato non solo una cultura, ma soprattutto la libertà di parola. La carenza di tradizione culturale è stata un terreno fertile per questa mentalità.
Quest’ottica è molto nociva nel campo della critica della Storia e dell’Arte. Se vediamo in primis la Storia. Comprendiamo come questo comportamento trovi un fertile terreno soprattutto nell’ignoranza globalizzata. Vediamo i moderni cacciatori di streghe indignarsi davanti a opere classiche, in quanto ritraggono o personaggi nudi oppure in ogni caso non raffigurati secondo i loro canoni. Tale corrente di pensiero denota, nel migliore dei casi, una grande ignoranza e ottusità. Oppure malafede.
Ogni opera, più o meno artistica, è figlia del suo tempo e ne documenta gli usi e i costumi.
Non potrebbe essere diversamente!
Chi ignora questo elementare concetto farebbe meglio a tacere, studiare e imparare e, solo dopo aver imparato, parlare.
Purtroppo non è così.
Oggi tragicamente chi dice cose saggie viene zittito anche brutalmente, mentre chi spara fesserie a raffica è osannato e talvolta anche premiato.
Un aspetto tragicomico di ignoranza e ottusità è fornito da chi poi rappresenta opere, soprattutto per i bambini, in cui i personaggi vengono travisati e modificati. Sacrificati sull’altare della Cancel culture! Così scompaiono i sette nani, e compare una Biancaneve di colore.
Perché invece di stravolgere delle opere europee, non si producono episodi di: “Le Mille e una Notte”?
Non è forse molto più discriminatorio ignorarle?
Passiamo alle arti figurative. Da sempre gli artisti hanno raffigurato Divinità e persone a immagine e somiglianza degli uomini del proprio popolo e sovente con i costumi del proprio tempo. Quello era il loro stile sia pittorico che letterario che scultoreo. Così è stato e quelli furono i canoni estetici classici. Recentemente un’americana ha considerato razzista la Cappella Sistina, in quanto raffigura sia Adamo che Dio con i canoni del tempo dell’immenso Michelangelo e non con i canoni moderni.
Qualche decennio fa, se qualcuno avesse profferito una simile espressione, avrebbe fatto dubitare fortemente della propria sanità mentale. Ora invece questo commento ha ottenuto seguaci ed è pure stato pubblicizzato. Commentarlo vorrebbe dire mettersi sullo stesso livello. Chi ha studiato Storia dell’Arte non può prendere sul serio una tale teoria.
Il peggio però è ben altro. Alcuni enti inutili che allignano nell’UE e nel nuovo continente stanno preparando o hanno già preparato una sorta di codici delle parole. In questi codici sono elencate sia parole e frasi reprobe che quelle che dovrebbero sostituirle. Violare tale codice sarà da reo e si rischierà di essere messi al bando se non puniti anche legalmente.
Non si dica che dove vige questa tendenza sussista ancora la libertà di parola!
Evidenziamo la gravità di questa nuova “Cultura”.
Tanto per cominciare riduce il numero delle parole disponibili per una conversazione o per un’opera scritta. Sia perché molte sono considerate reprobe, sia perché crea una paura più o meno conscia che quanto diciamo possa ricadere in un linguaggio perseguito o perseguibile con anatema. Anche la satira viene messa al bando in quanto potrebbe offendere qualche minoranza. La satira invece è una forma intelligente di umorismo. L’umorismo e l’intelligenza sono odiati da questi fanatici.
Ridurre il linguaggio vuol dire ridurre le capacità di pensare; demonizzare opere d’Arte classica, significa cercare di cancellare una tradizione, che se ignota al Nuovo Mondo è ancor viva e vitale nel Vecchio, soprattutto da noi in Italia.
Non è giusto che Geni della Storia, dell’Arte e del Pensiero vengano calpestati e vilipesi (Vedi le statue di Colombo in America) dagli ultimi arrivati che, come curriculum, hanno solo un immenso bagaglio di ignoranza e di arroganza.
È indisponente vedere persone men che mediocri arrogarsi il diritto di insultare i Grandi del passato, solo grazie al fatto che i denigratori sono degli ignoranti.
Oggi purtroppo più si dicono stupidaggini più si è considerati.
Triste sintomo di un grave decadimento.
Decadimento voluto e cercato da qualcuno che sembra divertirsi a calpestare la cultura e la tradizione classica per farne tabula rasa. Un mondo di ignoranti giova a certi poteri. In fondo sanno benissimo come gestire la loro autorità: basta dare un attimo di gloria ai più stupidi, che una volta soddisfatti, rientrano nei ranghi.
La soluzione non è difficile. Spolveriamo la nostra tradizione e cultura e siamone fieri! Parliamo liberamente infischiandocene di certi cacciatori di streghe. Impediamo che la Cancel culture diventi una Culture cancel. Non lasciamo che per ragioni pretestuose si cerchi di cancellare la nostra Cultura, la nostra Arte e la nostra Storia!
Francesco Cordero di Pamparato
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Condivido che oggi troppi incompetenti incolti sparano concetti insulsi, ma bisogna anche riconoscere che la scuola in Italia ha perso molto , dopo l’intervento di ministri privi di cultura che hanno affossato l’istruzione una per tutti la Ministra Gelmini.
Ben scritto. Ieri alle OGR un sedicente poeta presentava la sua silloge come un NFT. UN poco provocatoriamente ho detto : ” un quadro è materico, un nft è in parte anche materico, ma la poesia di che materia è fatta?
La risposta ovviamente è stato un guazzabuglio di incroci fra le opere scomparse di Pessoa e il fatto che l’ emozione non si possa monetizzare.
Davvero?
Bravo Francesco tutto condivisibile e molto ben detto!
Grazie Francesco per aver condiviso le tue preziose riflessioni con me. Sono pienamente d’accordo , purtroppo il mio pessimismo, o meglio realismo, mi fa pensare che questa strada sarà ancora lunga e sempre più percorsa….
Interessante e articolata serie di riflessioni. Personalmente mi limito ad arrabbiarmi quotidianamente contro il “politicamente corretto” ….corretto rispetto a che cosa? All’idea che un certo partito (anche solo di opinione, non necessariamente politico) aveva di un certo evento già “prima” che si verificasse.