Quando Roma divenne Capitale d’Italia
Lungo le mura aureliane nel quartiere Nomentano c’è Porta Pia, una delle ultime opere di Michelangelo Buonarroti nota soprattutto per l’avvenimento risorgimentale della presa di Roma, con la battaglia tra le truppe dello Stato Pontificio e quelle del Regno d’Italia, che nel 1870 segnò la fine dello Stato della Chiesa e l’annessione di Roma all’Italia, di cui divenne Capitale.
Il cannoneggiamento iniziato da Cadorna all’alba del 20 settembre aveva aperto sul fianco sinistro di Porta Pia una breccia abbastanza vasta da permettere il passaggio delle truppe sabaude. Nel campo pontificio fu esposta bandiera bianca.
Alla breccia di Porta Pia è dedicato uno dei primi film italiani, La presa di Roma, proiettato la prima volta nell’Urbe il 20 settembre del 1905 per celebrarne la ricorrenza.
Quello di eliminare il potere temporale dei Papi era uno degli obbiettivi storici della Massoneria britannica, più volte scomunicata, e Garibaldi, prima di partire da Quarto per la spedizione dei Mille, aveva acquistato fucili di precisione utilizzando anche il finanziamento di ben tre milioni di franchi della Massoneria inglese, erogato attraverso “un fondo di presbiteriani scozzesi, che gli fu erogato con l’impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio”. Questa pagina della storia italiana, come altre, non si trova sui libri di scuola, ma è ciò che afferma il prof. Aldo Mola, docente di storia contemporanea all’Università di Milano e storico della Massoneria e del Risorgimento, e che riporta Gian Maria De Francesco su ilgiornale.it del 4.7.2019.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio – fondatore e direttore di gospanews.net, informazione giornalistica cristiana, in un suo articolo dell’11 maggio 2019 dal titolo Garibaldi e i Mille. Mercenari dei Massoni Britannici e complici della Mafia armati contro la Chiesa – scrive inoltre che con quel finanziamento “il guerrigliero Giuseppe Garibaldi, un Osama Bin Laden ante-litteram, diede il colpo decisivo all’Unità d’Italia facendo implodere il cristiano Regno delle due Sicilie”.
Cavour aveva caldeggiato il principio “Libera Chiesa in libero Stato” e si era speso con tutto il suo fervore politico per fare di Roma la capitale del Regno d’Italia, alla cui costituzione molto aveva contribuito, ma Roma era sede del Papato e il Papa era a capo dello Stato Pontificio, che perse la protezione francese quando l’esercito di Napoleone III capitolò a Sedan, annientato dalle forze prussiane di Otto von Bismarck, il Cancelliere di ferro artefice della nascita dell’Impero tedesco.
La presa di Porta Pia segnò la fine del potere temporale dei Papi. Con poco spargimento di sangue Roma era diventata Capitale d’Italia dall’anno successivo. Si coronava così l’aspirazione di Cavour e veniva centrato l’obbiettivo che era sfuggito a Garibaldi. Non c‘era questi a Roma quel giorno in cui fu aperta la breccia di Porta Pia, ma c’era però un suo luogotenente, quel focoso Nino Bixio, anch’egli uno dei Mille, che continuò imperterrito a cannoneggiare le mura vaticane anche dopo la resa delle forze papaline.
L’anniversario della Breccia di Porta Pia fu festa nazionale in Italia fino alla firma dei Patti lateranensi, nel 1929, che videro la riapertura dei rapporti fra il nostro Stato e la Santa Sede, interrotti sin dal 1870. È sempre festa invece il 20 settembre per le Obbedienze massoniche italiane ed anche questa è una pagina della nostra storia, che non si trova sui libri di scuola, sui quali non si legge, ad esempio, che la Breccia di Porta Pia, per i massoni è il memorabile evento, che sancisce la laicità dello Stato, da essi sempre sostenuta.
Da Sommo Pontefice della Chiesa cattolica e anche Sovrano dello Stato pontificio, al Papa si riconosceva tanto il potere spirituale, che è potere di governo sulle anime, quanto anche il potere temporale, che è potere di governo sugli uomini. Oggi dovrebbe detenere solo il potere di governo sulle anime, ma non pare scalfito in ambito internazionale il suo potere politico, espressione un tempo del potere di governo sugli uomini.
Si vales, vàleo.
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