
La storia di Piacenza raccontata dalle targhe pubbliche della città nel libro dell’architetto Manrico Bissi, fotografie di Maria Paola Fogliani edito dalla Banca di Piacenza
L’amore per la città di Piacenza in tutti suoi aspetti viene sempre di più valorizzato dalla sensibilità dell’istituzione della Banca di Piacenza che ha dato, in questo periodo alle stampe l’interessante libro, “Scripta Manent” dell’architetto Manrico Bissi ( fotografia copertina) stampato dalla TEP Arti Grafiche.
Oltre un centinaio di iscrizioni pubbliche, visibili sui frontoni di numerosi edifici, antichi e recenti , vengono descritte nel testo curato dall’architetto Manrico Bissi e pubblicato dalla Banca di Piacenza, offrendo una puntuale rassegna di tutte le iscrizioni affisse dall’età romana fino ad oggi sui muri e su monumenti onorari della città.
“La Saggezza dei Latini ci ha insegnato che «le parole se ne vanno, mentre i testi scritti restano». Sulla scorta di questa grande verità, tutte le principali culture umane hanno sempre affidato le loro più importanti memorie ad iscrizioni incise su pietra o su metallo, destinate a durare nel tempo per trasmettere i propri contenuti alle future generazioni”.
Da questo motto importante è partita la ricerca durata oltre due anni dall’architetto Bissi. “Il completamento di questo libro- scrive l’autore nella presentazione – è avvenuto, purtroppo, in concomitanza con la scomparsa dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani, già presidente della Banca di Piacenza , che fortemente ha ispirato questa ricerca promuovendone la pubblicazione.
Come autore è quindi per me un dovere, ma anche un onore, affidare a queste pagine il ricordo del presidente Sforza Fogliani, così da poter rendere il giusto omaggio ad un uomo che tanto si è speso per nostra città (Piacenza) cui egli apparteneva e che amava con sincero trasporto culturale”.
La descrizione delle targhe, fotografate dalla dottoressa Maria Paola Fogliani, non è soltanto tecno materica, ma soprattutto storico.
Il libro, ampiamente documentato, restituisce l’inquadramento delle epoche e delle soglie culturali nelle quali fiorirono i personaggi celebrati nelle diverse iscrizioni.
“Assai diffuse nell’antichità greco-romana, le epigrafe onorarie pubbliche divennero molto più rare nel corso del Medioevo, quando l’alfabetismo dilagante e la tensione spirituale favorirono l’affermarsi di rappresentazioni scultoree per lo più figurative legate alla sfera devozionale e alla morale religiosa cristiana.
La produzione epigrafica delle Corti italiane, legata al ceto nobiliare, offrì il modello essenziale per le successive iscrizioni pubbliche di età barocca e neoclassica, quasi sempre dettate in latino e perciò riservate alla glorificazione dei sovrani e delle aristocrazie.
Il volume che si compone di quattro sezioni analizza tutte questi aspetti. Il primo capitolo riporta le iscrizioni riferite all’età romana, dal 218 a.C. fondazione della colonia di Placentia, alla caduta dell’Imperio Romano d’Occidente (476 d.C.).
Il secondo, si riferiscono alle iscrizioni 476 d.C. (caduta di Roma) alla Scoperta dell’America 1492. La terza sezione, copre l’arco temporale che va dal 1492 all’Unificazione Nazionale avvenuta nel 1861.
Infine la quarta sezione copre i centosessanta anni che intercorrono dall’Unificazione d’Italia (1861) ai giorni nostri. Le targhe catalogate si distinguono non solo al contesto storico ma anche ai contenuti tematici che raccontano . “Il libro, si configura con una vera e propria storia di Piacenza.
“Amiamo Piacenza. In tutti i suoi aspetti. Anche in quelli meno conosciuti e, forse proprio per questo, più preziosi. Un patrimonio che non è solo da ammirare, ma soprattutto da meditare perché rappresenta le radici della nostra storia.
Per questo la banca di Piacenza ne ha da sempre a cuore la tutela e la valorizzazione”. Scrive nel saluto istituzionale Giuseppe Nenna – Presidente Banca Piacenza – “La morale che si distilla da questa pubblicazione è tanto chiara quanto importante: il nostro passato è fragile, in primis perché minacciato dall’amnesia delle nuove generazioni (sempre meno legate alle proprie origini), e in secondo luogo perché aggredito dall’incessante erosione materica delle sue testimonianze primarie(lapidi, monumenti, opere d’arte”.
La storia va fatta conoscere anche attraverso queste importanti iniziative come fa la Banca di Piacenza.
Descrizione immagini:
Foto. copertina libro
Foto 1 Lapide posta nel “Portico del paradiso” di San Antonino in ricordo delle trattative preliminari alla “Pace di Costanza”
Foto 2 La targa in memoria del Papa piacentino Gregorio X affissa nel 1876 sotto al “Portico del Paradiso di San Antonino
Foto 3 Statua di Gregorio X (1210-1276), al secolo Tedaldo Visconti , realizzata dallo scultore Giorgio Groppi
Foto 4 la targa in ricordo del soggiorno di santa Caterina da Siena affissa sulla facciata dell’antico palazzo Scotti di Sarmato, in via castello al civico n.42 di Piacenza
Foto 5 santa Caterina da Siena (1347-1380), Patrona d’Italia dal 1939
Foto 6 L’epigrafe con il motto gonzaghesco “Forse che si, forse che no”, all’angolo tra via Campagna e via San Tommaso a Piacenza
Foto 7 Targa lapidea in ricordo del pittore Gian Paolo Panini, posta nel 1993 sulla facciata della sua casa natale al civico n.3 di via G. Poggiali a Piacenza
Foto 8 Gian Paolo Panini (1691-1765): capriccio di rovine con il tempio di Antonio e Faustiana , il Colosseo e la basilica di Massenzio (anni Cinquanta del secolo XVIII a Roma)
Foto 9 Targa storica che individua la casa in cui nacque Melchiorre Gioia , celebre pensatore e patriota piacentino(1767-1829), all’angolo tra la via omonima e via Gregorio X a Piacenza
Foto 10 Iscrizione lapidea sulla facciata della ex casa parrocchiale di san Matteo (vicolo S. Matteo, civico 10). L’iscrizione è stata posta nel 1954 per ricordare il soggiorno forzato che San Gaspare del Bufalo trascorse in questa casa nel 1810, come punizione per la sua ribellione al governo di Napoleone
Foto 11 Lapide sulla chiesa di San Francesco a ricordo del Plebiscito del 10 maggio 1848, con il quale la città di Piacenza chiese l’annessione al regno di Sardegna. La tempestiva scelta annessionista dei piacentini fece guadagnare alla nostra città il titolo di “Primogenita”.
Foto 12 Targa lapidea posta sulla facciata di Palazzo Mandelli (attuale Banca d’Italia): il testo dell’iscrizione ricorda la visita che il re Vittorio Emanuele II compì a Piacenza tra il 7 e 8 maggio 1860
Foto 13 Targa lapidea per iniziativa del Comune e della Banca di Piacenza sulla casa natale del conte Uberto Pallastrelli di Celleri (1904 – 1991), ai civici nn.14-16 di via Campagna . Il Pallastrelli fu un pittore ritrattista di fama internazionale, richiesto dai principali esponenti della nobiltà e dell’alta borghesia europea.
Foto 14 Ritratto di Gianni Agnelli realizzato dal conte Umberto Pallastrelli di Celleri nel 1941. L’erede della F.I.A.T. e futuro senatore è raffigurato con l’uniforme di sottotenente del Regio Esercito
Le immagini che documentano il testo sono tratte dal libro:
“Scripta Manent” a cura di Manrico Bissi pp.370 ill. Edizioni Banca di Piacenza, 2024 Piacenza s.i.p. (senza indicazione di prezzo)
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