Arduo proporre, problematico capire
Più di settemila anni fa, l’umanità in parte già progredita si dedicava tanto alla speculazione quanto all’innovazione, il pensiero oscillava ancora tra le intuizioni della mente superiore e la materialità dei sensi, sottodimensionando la mente superiore costringendola ad orientarsi verso il corpo materiale che necessitava per sopravvivere di sempre maggiori attenzioni.
L’intuizione in alcuni soggetti era ancora stabilmente presente, ma incominciava a propendere per il beneficio dei sensi, immergendosi sempre più nella materialità.
In questa fase l’umanità ha conosciuto il tempo, il tempo che passa, il tempo che manca, il tempo che rimane e ne è rimasta intrappolata, divenuta prigioniera del tempo ha dimenticato la sua origine ed ha iniziato a connotarsi con il mezzo materiale che la sua vera natura usava per transitare in questa dimensione.
I nostri organi e tutti gli altri accessori della macchina, ci hanno indotto a pensare fossero parte essenziale di noi, mentre erano il mezzo e noi il fine, preoccupandoci della salute del vettore abbiamo dimenticato la nostra vera missione che è propedeutica ad ascendere in dimensioni sempre più elevate, dove vibrazioni consone possono conoscere e progredire, utilizzando di volta in volta vettori idonei.
Ai giorni nostri l’umanità e totalmente schiavizzata dalla materialità, viviamo per il benessere, la fama, la popolarità, il denaro ritenuto il facilitatore di tutto, sacrifichiamo ogni cosa per l’involucro che ci consente il transito in questa dimensione, la spiritualità divenuta appannaggio delle religioni che l’hanno antropomorfizzata, trasformandola in bene o male, premio o punizione; il peccato un offesa verso Dio e non un impedimento ad ascendere, in quanto per aprire le porte dimensionali occorre aver quantificato una vibrazione adatta a quel livello, mentre la zavorra dei comportamenti sbagliati la precludono.
Non ci rendiamo conto che agiamo, ci sacrifichiamo, soffriamo per la macchina, pensiamo per lei, viviamo per lei, mentre noi siamo altra cosa, strumento cosmico evolutivo, lei si decomporrà con i suoi materiali, mentre noi avremo perso tempo utile identificandoci solo con lei.
La fisica moderna ci può offrire l’opportunità per resettare alcuni errori che si sono cristallizzati nelle convinzioni e nei comportamenti che ci fanno vivere per la macchina.
Le intuizioni di Albert Einstein e le sue teorie sulla relatività stanno modificando la percezione di tempo e forse potremo uscire dalla trappola indotta da una convinzione sbagliata, percorrendo una via nuova non ancora completamente chiarita, ma che potrebbe riportarci sulla giusta strada.
La nostra vera natura è cosmica, i vettori sono temporali, in quanto mezzi che cessano con l’adempimento.
La componente eterica o meglio, il concetto di un tessuto che tutto collega noi compresi è stato accantonato, ma la fisica quantistica con il principio di indeterminazione in qualche misura lascia aperta questa ipotesi.
Il localismo, se dimostrato scientificamente o almeno speculativamente, amplierebbe e renderebbe plausibile il concetto di tessuto che colleghi tutto ciò che esiste.
La vibrazione è il principio del Tutto, che noi possiamo etichettare in tanti modi tra i quali il più utilizzato è il divino, da non confondersi con il creatore antropomorfo concepito e interpretato dalle religioni, ma il principio che determina ogni presenza nel cosmo.
Noi genere umano non siamo altro che una delle infinite entità che compongono il Tutto, come le cellule umane sono uomo, l’uomo è parte di tutto ciò che esiste, molecola cosmica dello spazio infinito.
Il vero peccato originale è aver creduto nella materia di cui siamo fatti e non nella nostra vera essenza, così abbiamo ceduto alla seducente vacuità del tempo che ci ha privati del dono più importante, la consapevolezza di essere unità cosmica evolutiva, disegno troppo grande perché lo stadio materiale lo possa concepire.
L’evoluzione non è altro che una frequenza vibratoria aumentata, che ci consentirà l’accesso a dimensioni superiori dove altri sensi ci guideranno verso fruizioni immateriali, dove non sarà più la materia protagonista perché in quelle dimensioni il veicolo sarà incorporeo, mentale, e poi chissà cosa procedendo ancora.
Quante volte un progetto, un pensiero sono stati accantonati perché le contingenze del lavoro, della famiglia, delle scadenze, degli impegni ci hanno distratto, così è stato per l’umanità, compressa e ingannata dagli impegni temporali ha confuso il mezzo con il fine dimenticandolo e dimenticandosi.