Di Alessandro Mella
Nei mesi tormentosi che andarono dall’autunno 1943 alla tarda primavera del 1945 le vite delle persone furono travolte da fatti ed eventi difficili, drammatici, epocali e spesso sconvolgenti.
Erano, del resto, i mesi cupi e mesti in cui la disperazione del fascismo morente si contrappose con ferocia alla lotta di liberazione della Resistenza. Tale contrapposizione, spesso reciprocamente violenta, assunse i contorni della guerra civile.
Migliaia di vite furono spezzate, in ogni età; ma tanto tra i repubblicani tanto tra i partigiani, quella fu una drammatica strage di giovani, i quali pagarono, più di tutti, il prezzo di quel turbinio di odio ed orrore.
Fu, tra questi, il caso di Pietro “Pierino” Cerevico di Giovanni, il quale nacque a Mercenasco di Torino il 29 giugno 1921, perdendo purtroppo la madre, Teresa Nigra, quando aveva soli sette anni. Un anno complesso, comunque, quello della sua nascita con la scissione delle sinistre a Livorno, il movimento fascista che si trasformava in partito, tante divisioni e, unico momento d’unione, la traslazione del Milite Ignoto al Vittoriano.
Non si sa se il giovane Pierino si avvicinò alla Polizia di Stato prima o dopo i fatti drammatici dell’8 settembre 1943, ma quel che è certo è che, per scelta o per caso, egli indossò l’uniforme della Polizia Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana. (1) Quasi certamente aderì al bando per il servizio ausiliario emesso nel 1944, magari con la speranza di poter poi transitare nel ruolo permanente effettivo.
Cosa gli accadde? La prima fonte che ci svela o racconta i fatti non è certamente vicina agli ambienti reducistici della RSI poiché, pur non facendo nomi, se ne trova traccia nel celeberrimo diario di Carlo Chevallard. Una fonte indipendente, ma severa, non senza ragioni, nei giudizi sul regime. Siamo nel 1945 quando ormai tutto sembra avviarsi verso la conclusione:
4 aprile. Un incidente piuttosto grave si è verificato ier-sera al posto di blocco di Sassi. I ribelli hanno fermato un treno della Satti a Castiglione, fatto scendere i passeggeri e staccato la motrice. Della stessa hanno fatto una specie di «treno blindato» di fortuna, con cui sono andati sino ai Sassi ed hanno attaccato il posto di blocco. Ne è nata una sparatoria, con tre morti da parte dei repubblicani ed uno da parte dei partigiani. Stamani naturalmente tutta la zona era blocca e tutti gli arrivanti sottoposti a controlli. (2)
Grazie alle ricerche di Michele Tosca è possibile indentificare le vittime dell’evento. Dalla parte repubblicana caddero il nostro Pietro Cerevico di 24 anni, Costantino Monti di 18, Umberto Materi di anni 40 e, dopo qualche giorno a causa delle ferite, il 27 giugno, il milite Elio Tabladini di 22 anni. (3)
Tra i partigiani cadde, vittima della sparatoria, il vice commissario Alberto Caudana “Gable”. (4)
L’evento aveva destato un generale stupore e lo deduciamo sia dal fatto che Chevallard ritenne di doverlo appuntare e sia dal fatto che le cronache giornalistiche di quei giorni, ancora sottoposte a rigida censura, omisero di visibilità alla faccenda. La quale, tuttavia, aveva procurato allarme palese nelle autorità fasciste torinesi.
Il giorno 4 aprile, infatti, un primo telegramma della Prefettura Repubblicana di Torino fu inviato al Ministero dell’Interno RSI:
MINISTERO INTERNO SICUREZZA MADERNO (Gab. Pol.). 5189/I. Ore 18 di ieri sera 3 andante elementi partigiani attaccavano posto blocco Rosa questa città. Nel conseguente conflitto est deceduto agente ausiliario Cerevico Pietro fu Giovanni. Rimanevano pure feriti altri tre agenti; segue rapporto. F/to COMANDANTE PROV. FORZE ARMATE POLIZIA C/LLO FERA. (5)
L’episodio, in effetti, era stato alquanto insolito e non privo di originalità e di un certo arditismo. Forse farraginoso nella sua logica ma di certo efficace e sufficiente ad aumentare il già elevato livello di panico del crepuscolare e morente fascismo torinese. Era chiaro, i partigiani alzavano sempre più l’asticella delle loro azioni. La questione dovette sembrare particolarmente indicativa e rivelatrice se Emilio Grazioli, Capo della Provincia, decise di relazionarne direttamente ai vertici della polizia i quali, a loro volta, inoltrarono a Gargnano. Data l’importanza del testo si ritiene opportuno riportarlo integralmente:
APPUNTO PER IL DUCE. COPIA DEL TELEGRAMMA PERVENUTO DA TORINO IN DATA 4.4.45 N.04952 DIRETTO AL MINISTERO INTERNO GABINETTO – CAPO POLIZIA – MADERNO. Ieri sera ore 18,15 nerritorio (sic) San Mauro Torinese gruppo 12 partigiani armati di mitra et bombe a mano fatta staccare motrice trenino interurbano Società Satti e montati sulla stessa obbligavano conducente guidare macchina verso Torino. Giunti posto blocco borgata Sassi aprivano improvvisamente fuoco contro Presidio servizio che reagiva prontamente rispondendo al fuoco. Nel conflitto rimanevano uccisi guardia polizia Cerivesco (sic) Pierino, militi GNR Nateri Umberto et Monti Costantino nonchè un partigiano non ancora identificato et feriti piuttosto gravemente guardie polizia Zanella Eugenio ed Lastruzzi Duilio militi GNR Tabladini Elvio et Forti Claudio nonché Coppo Raffaele accidentalmente avanti propria abitazione. Rinforzi subito accorsi con autoblinde et autocarri inseguivano in partigiani verso San Mauro et collina Superga senza peraltro raggiungerli. Segnalo deciso ed coraggioso comportamento uomini servizio detto posto blocco mentre faccio presente che dal novembre scorso Forze Armate Polizia questa città registrano un ufficiale et sei agenti caduti et 24 feriti tra sottufficiali et agenti. CAPO PROVINCIA Grazioli. Li. 6 aprile 1945 – XXIII. (6)
Il lettore attento avrà notato un refuso sul nome del nostro Piero detto, alle volte anche nei documenti ufficiali, Pierino.
Quel giorno morirono, dunque, diversi italiani con idee diverse, valori diversi, motivazioni diverse. Tra loro anche quel ventenne il cui sguardo la provvidenza mi ha fatto scoprire. Anche lui, in quella bufera, fu spezzato. Perché si trovava lì? Perché scelse, se poté farlo consapevolmente, una parte piuttosto che l’altra?
Sono domande che non avranno mai risposta, che resteranno perpetuamente in sospeso come tante nelle vicende storiche. A noi non il diritto di giudicare, ma il dovere di provare a capire, comprendere, per evitare il ripetersi di tempeste come quelle che furono vissute da quei giovani, nati negli anni ’20, troppo spesso morti negli anni ’40. Da una parte che la storia ha giudicato giusta oppure sbagliata.
A distanza di decenni possiamo iniziare a ricordare liberandoci di pregiudizi e preconcetti con punti fermi incontestabili ma anche con umana pietà. E così possiamo ricordare anche la figura del poliziotto Pietro Cerevico, caduto ai Sassi di Torino il 3 aprile 1945. Travolto dall’uragano forse peggiore della nostra storia nazionale.
Alessandro Mella
NOTE
1) Torino 1943 – 1946, Martirologio, Ultima Crociata Editrice, 2005, p. 265.
2) Chevallard, Carlo, Torino in guerra – Diario 1942-45, Le Bouquiniste, Torino, 1974, p. 303.
3) Tosca, Michele, I ribelli siamo noi – Diario di Torino nella Repubblica Sociale Italiana – La crudele cronaca di una guerra civile, Volume II, Roberto Chiaramonte Editore, Collegno, 2019, p. 120.
4) Alberto “Gable” Caudana era nato a Torino il 18 marzo 1923 da Albino e Lucia Aprà. Ex milite della Regia Aeronautica, militò nella brigata SAP Brosio fin dal 1° agosto 1944. Anche lui ventenne, morì ai Sassi di Torino il 3 aprile 1945 e dopo la guerra gli fu riconosciuta la qualifica di “Partigiano caduto”. (Ministero dell’Assistenza Postbellica, Commissione Regionale Piemontese per l’accettazione delle qualifiche partigiane, scheda Alberto Caudana tramite il portale Partigiani d’Italia). Dopo la guerra gli fu conferita la medaglia di bronzo al valore militare alla memoria. Una targa oggi lo commemora e ricorda ai Sassi di Torino (nda).
5) Telegramma 4680, 4 aprile 1945, ore 15.40.
6) Prefettura Repubblicana, Protocollo 5238-45, Telegramma 04952.
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