
Nella scuola interiore di Pitagora, lo studio di quelle che oggi chiamiamo “scienze” era considerato importante per lo sviluppo dell’anima.
I pitagorici cercavano di acquisire e sviluppare una comprensione delle correlazioni dell’esistenza. In questa prospettiva studiavano quattro “scienze”: l’aritmetica o calcolo, la musica, la geometria e l’astrologia.
Vedevano il Tutto creato dai numeri. Dalla divisione bipolare dell’unità, Dio, procede la diade “Padre-Madre”. Dalla loro interazione emana la triade “Padre-Madre-Figlio”, che genera un nuovo processo creativo: la tetrade.
Altra “scienza” studiata dai pitagorici era la musica. Pitagora aveva scoperto – o forse portato con sé dall’Egitto – che gli intervalli che danno origine alla scala musicale – ad esempio l’intervallo di terza, di quarta, di quinta, di ottava, etc. – si basano su una progressione di numeri a partire da un determinato rapporto matematico: quello dell’intervallo di quinta, avente il rapporto 2:3 (in senso ascendente).
Ora, esaminando la nostra esperienza percettiva, possiamo intuire la presenza di una proporzione che si ripete con regolarità anche nel nostro udito o nel rapporto reciproco tra alcuni elementi fisici che vibrano insieme armoniosamente. Ecco, forse, perché sperimentiamo come piacevoli certi intervalli. C’è un’armonia interiore tra questi suoni, tra la vibrazione esterna dell’aria e la nostra situazione interiore. Per analogia, possiamo spingerci oltre e immaginare che sia anche possibile percepire le vibrazioni delle orbite dei pianeti, come ascoltare la “musica delle sfere”.
Pitagora utilizzava anche l’effetto empatico della musica. Sapeva esattamente quali melodie e quali strumenti potevano esercitare un effetto calmante sull’umore, e quali, invece, potevano esacerbare le passioni. Egli applicava queste conoscenze a scopi terapeutici. La musica che induceva esaltazione e portava al parossismo era bandita dalla sua scuola. Non c’erano strumenti a fiato, che agiscono sull’equilibrio della mente, né tamburi, che stimolano il centro del bacino e alterano l’armonia fra i diversi aspetti dell’anima: la saggezza, il coraggio e la misura.
La terza scienza volta a promuovere lo sviluppo dell’anima nell’Insegnamento pitagorico era la geometria. Un discepolo o una discepola di Pitagora analizzava, nella sua coscienza, la correlazione tra i due cateti di un triangolo rettangolo e la sua ipotenusa. Egli sperimentava il prodigio che per ogni triangolo rettangolo la somma dei quadrati dei cateti è uguale al quadrato dell’ipotenusa: .
Chi approfondisce questo in modo disinteressato, è in grado di applicare questa esperienza anche in altri settori della vita.
Pensiamo al conflitto generazionale. I pitagorici confrontavano le idee di una persona giovane con quelle di una persona adulta, diverse come un cateto che è perpendicolare all’altro. Poi, cercavano di guidare l’una e l’altra in un nuovo contesto, corrispondente all’ipotenusa del triangolo. Così, il pensiero, con un intervento privo di interesse personale, poteva, utilizzando la geometria, discernere il dissimile in ogni situazione della vita ed esaminarne il potenziale di riconciliazione.
Quanta infelicità potrebbe essere risparmiata se, prima del matrimonio, l’uomo e la donna potessero avere una visione chiara delle loro affinità e delle loro differenze caratteriali, senza essere distolti dall’attrazione sessuale o dalle illusioni romantiche.
Infine, la quarta scienza: l’astronomia, o meglio, l’astrologia, la logica e la comprensione delle stelle. La posizione macrocosmica dei pianeti alla nascita di una persona mostra, per analogia, le relazioni microcosmiche che determinano le peculiarità del suo carattere. L’oroscopo fornisce una descrizione schematica. Ogni pianeta è non solo un corpo ma anche una sfera, un campo di radiazione che riempie l’intero sistema solare.
Tutti i campi di radiazione dei pianeti e del sole si compenetrano e, quindi, influenzano anche la terra e ogni entità su di essa. Al momento della nascita, questa costellazione macrocosmica segna col suo sigillo il sistema microcosmico del neonato; questo gioco di forze opera sul suo carattere e sul suo destino.
Quando un essere umano spiritualmente sviluppato osserva queste cose, può aiutare gli altri, il cui pensiero si sta rinnovando, a raggiungere questa capacità di vedere. Osservando i campi di radiazione dei pianeti e la loro influenza sul carattere e sul destino del neonato, si può intravedere la relazione tra ciò che è in alto e ciò che è in basso.
Ora, il candidato si trovava di fronte a Pitagora, e ai Misteri che lentamente si erano svelati. La sua coscienza e la sua mente erano distaccati da ogni interesse personale. Una percezione oggettiva e una nuova anima erano nate. Esse costituivano la base per lo sviluppo di nuovi organi spirituali.
Come sostenere questo processo in modo positivo? Ciò è possibile consolidando il nuovo stato dell’anima. A tal fine, la scuola di Pitagora utilizzava un eccellente metodo.
Nei Versi d’Oro leggiamo: Non accogliere il sonno nei tuoi occhi stanchi prima di aver esaminato tutte le tue azioni della giornata.
In che cosa ho sbagliato? Che cosa ho fatto? Quale dei miei doveri ho trascurato?
Ripercorri tutte le tue azioni cominciando dalla prima e senza dimenticarne nessuna.
Ripetuta ogni sera, questa meditazione rafforzava in modo straordinario il nuovo stato dell’anima. I pitagorici sapevano che ogni personalità mortale non è un giocattolo in balia del suo destino o karma, bensì può imparare ad accettarlo in modo da non ostacolare il cammino di liberazione; essa può accumulare nuovo karma, oppure ridurlo. Tutti gli atti di una personalità mortale sono registrati nell’essere immortale, il microcosmo. La somma di tutte le registrazioni delle precedenti incarnazioni determina il karma della vita attuale.
Ciò che si semina in una vita crea nuove cause e, se non viene elaborato e risolto in questa vita, diventa il punto di partenza per la prossima incarnazione. Quest’ultima raccoglierà ciò che tutte le incarnazioni precedenti hanno seminato. Karma individuale e collettivo, a volte sono un fardello così pesante che l’uomo può soccombere.
Nei Versi d’Oro leggiamo: Le avversità che la sorte riserva agli uomini provengono dagli dei. Tale è la sorte che turba gli spiriti dei mortali.
Tuttavia, l’uomo può comprendere le cause per cui egli accumula nuovo karma. I conflitti della coscienza, la lotta per l’esistenza e il desiderio di mantenersi determinano tutta la vita e il suo fardello. Pitagora usa addirittura il termine “demonio”. I Versi d’Oro dicono: Perché la discordia, sinistra compagna, a loro insaputa li fuorvia. Essa è a loro congeniale: non bisogna provocarla, ma fuggire colui che soccombe ad essa.
Se un candidato può riconoscere questo demone, con l’aiuto dell’energia divina e di un maestro come Pitagora, è anche in grado di liberarsi di esso, del conflitto, del desiderio di vita e dell’ignoranza. Le forze ricevute lo aiutano ad accettare il suo destino.
Leggiamo nei Versi d’Oro: Sopporta il tuo destino senza indignarti, anche se è conveniente correggere il tuo destino secondo le tue possibilità.
Lasciando agire così le leggi e le energie divine, in lui e fuori di lui, il discepolo di Pitagora allentava i suoi legami e riceveva lo Spirito, l’illuminazione. Perseverando nell’agire sulla base delle leggi e delle forze divine, questo stato diventava parte integrante del suo essere. Ecco perché, alla fine dei Versi d’Oro, è detto: Prendi come guida la perfetta Intelligenza superiore. E se, dopo aver lasciato il tuo corpo, elevi la tua anima nel libero etere, sarai un dio immortale, incorruttibile, e libero per sempre dalla morte.
Che cosa avviene, allora, della solitudine, della sensazione di essere un granello di polvere insignificante nell’universo? Un tale essere umano è colmato da un ordine nuovo e grandioso; egli è onnisciente, uno con Dio e con tutte le cose e le creature, nella libertà e nel rispetto delle leggi divine. Grazie alla nuova anima purificata, il Dioniso immortale in lui, lo Spirito che sembrava morto è resuscitato in una nuova personalità immortale.
O Zeus, padre nostro, tu libereresti tutti gli uomini dai molti mali che li affliggono, se mostrassi a ognuno il demone che è al suo servizio.
In questo processo, è chiaro che non è il sé egocentrico che raggiunge la libertà nell’etere.
Infatti, questo sé è il risultato della separazione dal divino. Separazione che è mantenuta dai continui conflitti e anche per auto-protezione. La coscienza fisica, grossolana o raffinata, perseverante o accorta, è un ostacolo al vero Sé. Tuttavia, nella scuola di Pitagora essa ha imparato a rimanere in silenzio e a servire il vero Sé: punto di partenza di tutte le scuole spirituali, sia nel passato così come nel presente.
Gli studenti e gli allievi di queste scuole continueranno a lavorare nella loro vita quotidiana per sviluppare nuovi strumenti atti alla comprensione. Sulla base della scintilla di spirito in loro e con l’aiuto delle energie divine, essi si separeranno dai desideri, dalle paure e dalle illusioni, e realizzeranno un collegamento sempre più luminoso con il mondo divino. Incantesimi, preghiere o trattative sono inutili. Questi mezzi stabiliscono, nel migliore dei casi, un contatto con l’aldilà, con il mondo sotterraneo, chiamato da Pitagora il mondo inferiore. Il discepolo di Pitagora teneva conto di questo mondo e lo rispettava: Onora allo stesso modo i Geni terrestri, secondo i riti tradizionali.
E non andava oltre.
Anime del mondo divino s’incarnano volontariamente per consentire ai cercatori sul cammino di acquisire autonomia e libertà. Queste anime prendono su di loro tutte le difficoltà del mondo materiale, al fine di aiutare i cercatori a superarle. Così fece Pitagora. Dopo 20 anni di intensa attività, egli e la sua scuola furono perseguitati. Dovette lasciare il paese e i suoi seguaci furono dispersi. Ciò fu causato principalmente da ragioni politiche.
A Crotone, Pitagora aveva stabilito buoni rapporti con l’aristocrazia al potere. Nella sua scuola si formavano uomini eccellenti. Ciò era dimostrato dalla struttura politica esteriore della scuola con il suo scopo “aristocratico” e la speranza di influenzare positivamente le relazioni politiche, grazie all’energia che essa irradiava. Ma dei precetti democratici sostituirono in tutta la Grecia questo scopo “aristocratico” (a quel tempo, in Magna Grecia – Sicilia – ciò significava libertà illimitata ed egoismo esacerbato). Questo cambiamento sollevò delle opposizioni alla scuola pitagorica, dove regnavano la disciplina e l’amicizia. La situazione di una scuola spirituale è sempre critica quando diventa dipendente da condizioni esterne, politiche o economiche.
Non c’è bussola migliore per preparare il cammino spirituale, dell’aforisma che Pitagora indirizzava ai suoi studenti: Non frantumate il Dio interiore. L’uomo è l’immagine di Dio, un Dio potenziale; non così come è, ma come essere spirituale, come microcosmo. Non frantumate questo principio spirituale in voi, perdendovi nei molteplici aspetti del mondo terrestre, incapace di unirsi al vostro essere interiore. Una volta sul cammino, non frantumate più il vostro Dio interiore, ma unitevi a lui. Impedite alla vostra anima qualsiasi identificazione con le innumerevoli cose buone o cattive del mondo, e pervenite così all’Unità, che dà accesso all’energia divina in voi.
Non frantumate il Dio interiore!
Articolo tratto dalla rivista Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum
Scuola Internazionale della Rosacroce d’Oro
https://www.lectoriumrosicrucianum.it/
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