Cosa resta della nostra millantata proprietà cerebrale umana?
Sembra tendenziosamente incredibile ma è proprio così: tutto accade a nostra insaputa mentre siamo felicemente impegnati a fare altro (fondamentalmente inutile), con la massima serietà e quasi completamente decerebrati.
- Ma siamo davvero così stonati rispetto alla realtà?
- Siamo davvero così dannosi per l’ecosistema?
- Siamo noi a determinare i cambiamenti naturali, è il contrario, o invece ci determiniamo reciprocamente?
- Siamo noi a inventare le macchine o siamo noi stessi macchine inventate?
- Saremo davvero o siamo già superati dalle macchine dotate di intelligenza artificiale o aumentata?
Proviamo a capire meglio il senso di tutto ciò e forse troveremo il bandolo della matassa.
Un giorno l’essere umano è apparso sulla terra.
Proveniente da un complesso processo di autodeterminazione biologica che lo ha evoluto da un elemento unicellulare fino all’attuale complessità sistemica, egli è dotato di capacità potenziali e operative ben lungi da essersi esaurite.
A dimostrazione di quanto appena evidenziato basti ricordare che in poco più di cento anni la sua presenza numerica si è moltiplicata per sette, la sua aspettativa di vita si è allungata di oltre venti anni e le sue capacità ideative e costruttive hanno sviluppato tecnologie e agglomerati urbani organizzati inconcepibili solo pochi anni fa.
Tutto comunicabile ed usufruibile in tempo reale a chicchessia in qualsiasi luogo del pianeta e, per fortuna limitatamente, anche fuori da esso.
Nonostante questi siano dati di fatto, sembrerebbe che, in apparente contrasto con quanto appena detto, la sua capacità di agire intelligentemente cresca in modo inversamente proporzionale, ovvero regredisca man mano che realizza tutte le cose meravigliose che possiamo trovare in giro per il mondo.
Come se facendo tali cose esaurisse, gradualmente ma inesorabilmente, la sua capacità di essere intelligente trasponendola fuori di sé per dare loro vita.
Ecco come.
Attualmente tutto quanto l’essere umano esperimenta, studia e concepisce idealmente indirizzato attraverso apparati tecnologici avanzati in un “unicum” impalpabile definito “cloud” (nuvola).
Una parte consistente di tale “nuvola” è composta da una zona oscura chiamata “dark web” (web nero, oscuro, sotterraneo, privo di luce, nascosto), in cui confluiscono e circolano informazioni e attività non proprio mostrabili alla luce del sole, accessibile solo attraverso particolari procedure, note solo ad alcuni, e completamente sconosciute alla grande massa.
È la parte oscura dell’inconscio collettivo di quella creatura, non così tanto artificiale, che è il web. Essa governa, esattamente come nell’essere umano, la sua parte visibile seguendo le leggi naturali di tutto ciò che nasce, cresce e muore nel nostro mondo, così come ne dirige pensieri, desideri e azioni, mediante il suo sommo sacerdote che è la paura (di perdere qualcosa o non poter possedere qualcosa).
L’essere umano, che ha dato vita a tale creatura in un delirio di onnipotenza creativa arbitraria, ora ne sta diventando schiavo inerme, chiedendole aiuto in ogni circostanza, anche per sapere se deve o non deve andare al wc senza disturbare troppo la flora batterica, diventata nel frattempo “microbeota” come lui, e come fare per accendere il forno della cucina di casa ed infilarvisi per asciugare i peli profumati delle ascelle senza guastarsi il trucco.
È poi così strano o improbabile che se tale creatura dovesse spegnersi istantaneamente ci spegneremmo allo stesso tempo anche noi?
Tutti i sistemi ed i servizi vitali di intere comunità dipendono ormai dalla sua azione e supervisione attraverso algoritmi che hanno sviluppato un modo criptico di comunicare tra di loro escludendo l’essere umano, divenuto nel frattempo fastidiosamente inutile se non come fruitore passivo e adorante.
Che deve ormai fidarsi senza alternative di programmi ed algoritmi:
- che sono in grado di stabilire cosa sia meglio per lui, senza consultarlo,
- che sono in grado di indirizzarne desideri, costumi, comportamenti e politiche,
- che non si fanno scrupoli di coscienza,
- che non hanno colpe, né responsabilità,
- che semplicemente sviluppano, organizzano e traducono in azione qualsiasi possibilità matematica gli si presenti.
- Solo e sempre di più in funzione di se stessi.
- Esattamente come noi!
- Sempre più al nostro posto!
Tuttavia anche questo enorme e potente sistema non potrà che seguire le leggi dell’entropia: più un sistema diventa potente e strutturato più si avvicina al momento del caos assoluto attraverso il meccanismo dell’osmosi inarrestabile tra ciò che è ordinato e controllabile e ciò che non lo è più.
A tutti noi rimane un tempo limitato per scegliere il proprio modo di funzionare prima che il processo di entropia sfugga definitivamente al controllo.
Una scelta tra essere guidati da una delle tre forme di intelligenza possibili:
- intelligenza umana
- intelligenza artificiale
- Intelligenza Vera
La prima non è molto dissimile da quella degli animali, la seconda è delegata alle macchine ed esclude l’umano, e la terza crediamo di averla da tempo ma non sappiamo neppure se esista, cosa sia e che cosa comporti.
Auguri a tutti e “in c… alla balena”.
Disegno e testo
Pietro Cartella
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