Un modo patologicamente infantile, efficace finché dura, di gestire le masse.
Se non fai il bravo ti farò prendere e mettere nel sacco dall’uomo cattivo!
Qualcuno di noi si ricorderà parole simili pronunciate al nostro indirizzo da parte di chi, da bambini, voleva condurci a più miti consigli rispetto al nostro modo di agire ritenuto non accettabile. Per educarci e correggerci naturalmente, secondo il pensiero unico corretto: il suo!
Bene, ci risiamo!
Questa volta a fare le veci della parte minacciosa si è messo addirittura lo stato con le sue istituzioni.
“Se non fai ciò che ti dico non ti farò più lavorare; se non fai ciò che ti dico non ti lascerò andare al cinema; se non fai ciò che ti dico sarai segnato sulla lavagna dei cattivi e messo in castigo; se non fai ciò che voglio non ti farò più mio amico, sarai mio nemico”. Un ritornello demenziale e poco educativo, ripetuto in modo ossessivo e pervasivo.
Gli stessi citati all’inizio, quando non ne potevano più e le parole non venivano recepite, secondo loro, a sufficienza, rincaravano la dose urlando:
“ti avevo avvisato: chi la fa l’aspetti”.
E credo avessero ragione, anche se probabilmente non ricordassero bene che l’avviso funzionasse in entrambe le direzioni.
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Fatta questa necessaria premessa aggiungo alcune precisazioni a scanso di equivoci: rispetto lo stato in tutti i suoi aspetti, componenti, leggi, giusti o sbagliati, condivisibili o meno, liberali o arbitrari, poiché è delegato a svolgere compiti al meglio che gli è permesso da molteplici fattori, ma cerco di conservare quel minimo consentito di capacità di intendere e volere che la dignità umana impone, fino a quando possibile. Poi farò ciò che mi sarà imposto di fare, quando diventerà ineludibile per legge, anche contro il mio stesso diritto a pensarla diversamente e perfino contro la mia stessa salute, visto che le ragioni per perderla sono infinite e imprevedibili, per cui anche questa, l’imposizione, vi può essere compresa. Ma sia chiaro che il gioco è ormai evidente ad una moltitudine sempre maggiore di abitanti di questo strano mondo, fatto di tutto e il contrario di tutto, ed ognuno ne porterà le conseguenze, volente o nolente, perché simile attira simile e gli opposti alla fine giungono a toccarsi (come la storia insegna e spesso dimentichiamo).
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Fatte le dovute precisazioni (ma non tutte), ecco le considerazioni.
Esiste incontestabilmente una legge naturale che pone l’essere umano sotto il dominio della paura, una legge che si è determinata quale conseguenza della perdita della sua caratteristica originale. Caratteristica ben più universale e illimitata dello stato in cui è stata ridotta per asservimento alle aspirazioni egocentriche esasperate e impositive, personali e collettive.
Per meglio riportare alla coscienza (di chi ne ha ancora una indipendente e in grado di comprendere) come funzionano le cose in generale e non solo come le istituzioni e una parte della scienza, e della scienza medica in particolare, pur rendendo merito a ciascuno per gli sforzi fatti in buonafede e ricordando quanto la saggezza di tutti i tempi mette in rilievo e cioè che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” (nel quale non vi è alcuno che osi addentrarsi) e “le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni”.
Tutto quanto fatto finora “a fin di bene”, in relazione alla pandemia in atto, da parte della “politica”, della “scienza in linea con essa” e “dall’informazione a senso unico”, pur con tutte le buone intenzioni ed i risultati temporanei che possono essere riconosciuti loro, è poggiato su presupposti e azioni che hanno fatto leva sulla paura. E, come si può ben vedere dallo schema, ciò non può che condurre inevitabilmente, sia nel breve che nel lungo termine, ad effetti disastrosi sulla psiche umana. I segni sono già visibili nell’aumento esponenziale delle patologie nervose e psichiche perfino nei bambini. Come si può constatare dalle cronache giornaliere, sono in aumento casi di violenza senza un apparente motivo o per futili motivi.
Perfino un animale domestico abituato a ricevere gradite attenzioni e il cibo dalle mani del suo padrone, quando troppo vessato da continue carezze o messo alle strette da comportamenti oltre il limite della sopportazione, si rivolta contro di lui.
Inoltre una cosa stupida detta da una autorità rimane comunque una cosa stupida, mentre una cosa saggia detta da uno stupido rimane comunque una cosa saggia, che si vogliano accettare oppure no e senza escludersi a vicenda.
Purtroppo molti dei coinvolti in prima persona, vista la loro età, sempre più vicina al limite posto dall’aspettativa di vita, e vista l’azione imprevedibile e giusta del destino, non saranno più presenti per poter osservare tutti gli effetti del loro operato, ma il corso degli eventi guidato dalla legge di causa-effetto (per certi versi simile a quella del contrappasso di nota dantesca) non mancherà di farsi valere anche dopo la perdita del corpo fisico.
Se è vero che, per chi prende le proprie decisioni quanto più in autonomia possibile, nel caso possa valere il proverbio “chi è causa del suo mal pianga se stesso”, per chi le impone ad altri vale altresì quello che recita “non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te”.
Ma in ogni caso ognuno avrà sempre quel che si merita, perché la vita regola sé stessa senza far caso a cosa ne pensiamo o facciamo noi (fortunatamente!) e senza stilare giornalmente il bollettino (inutile e fuorviante) di chi resta o si diparte, a qualsiasi titolo riferito.
Nessuno escluso, compreso me, che perciò cerco di restare fiducioso e sereno anche in mezzo a tutto questo parossistico modo di comportarsi generale, sperando che siano sempre più numerosi quelli che possono vivere senza dipendere totalmente dal dominio imposto dalla paura e dall’angoscia, da chiunque messo in atto!
Perché la vita non è solo emergenza, vera o presunta, ma è molto altro che merita di essere considerato o riscoperto se non si vuole perdere definitivamente anche quel poco di dignità che ci è rimasta.
grafica, schema e testo
pietro cartella