Il legame tra l’arte e la dimensione esoterica
Il legame tra l’arte e la dimensione che definiamo, anche arbitrariamente, esoterica ha un’origine molto antica, che per numerosi studiosi può essere già rinvenibile nelle pitture rupestri del Paleolitico.
Questo legame non ha mai perduto la propria consistenza, dando spazio a molteplici tesi – ma anche tante illazioni senza senso – che di fatto sono pervenute fino ai giorni nostri, trovando la loro massima affermazione nel Rinascimento.
Nelle opere di Giorgione o del Parmigianino, negli affreschi di palazzo Schifanoia o nelle incisioni dell’Hypnerotomachia Poliphili, come in tante altre opere di artisti di ogni tempo, gli studiosi hanno scorto tutta una serie di singolari rimandi esoterici. Lo dimostra con grande cura Dalmazio Frau nel suo libro L’arte ermetica edito da Arkeios (pag. 208, euro 19,50), proponendo un’articolata panoramica che coinvolge artisti come Bosch, Brueghel, Dürer, Van Eych.
Come già aveva indicato Erwin Panofsky (1939), che riprese le tesi di Cesare Ripa autore, quattro secoli prima, di un’Iconologia (1593) in cui si indicava la strada per considerare l’arte un “ragionamento per immagini”, anche nelle pagine di questo volume si incontra un approccio che orienta la sua sonda analitica sul valore magico-esoterico dell’arte. Infatti, il criterio è quello che cerca di andare oltre il solo metodo storico, per superare gli aspetti puramente descrittivi e classificatori dell’analisi, al fine di guardare oltre l’apparenza, oltre la rappresentazione in sé.
Frau ci fa osservare che la natura esoterica dell’arte si esprime attraverso il linguaggio del simbolo, avvalendosi di segni organizzati secondo uno schema mai caotico, ma percepibile per livelli, penetrabili secondo gli strumenti posseduti dall’osservatore e finalizzati a farci vedere osa c’è sotto il velame dell’apparenza.
Su un altro piano, pur continuando a guardare in direzione del metafisico, è il lavoro intrapreso da Paola Giovetti che nel suo libro Arte medianica. Pitture e disegni dei sensitivi (Edizioni Mediterranee pag. 219, euro 31,30), si sofferma appunto sulle opere d’arte realizzate anche da persone che artisti non sono, ma che lo diventano in particolari condizioni psichiche.
L’arte paranormale è infatti frutto di un insieme di fattori in cui entrano in gioco molti elementi, a semplificando possiamo isolare due tipi di arte paranormale: realizzazioni che riproducono visioni del sensitivo e ottenute (disegno e pittura) in una sorta di coscienza alterata; realizzazioni che si producono senza l’intervento umano.
Autori che dipingono in stato di trance; altri che realizzano ritratti di persone mai conosciute, fino a giungere a quelle forme d’arte in cui l’opera subisce modificazioni senza l’intervento umano.
Ricchissima la casistica fornita dalla Giovetti, una studiosa tra le più accreditate e dotata di conoscenza e di equilibrio tali da farne una figura di riferimento nel complesso universo del paranormale.
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