L’aspetto pratico degli insegnamenti di Pitagora era, nel corso dei primi cinque anni, chiarito al discepolo da “dietro il sipario”. I Versi d’Oro di Pitagora sono giunti a noi nella loro interezza. Essi descrivono il cammino spirituale come una sorta di matrice, la quale consente alla personalità mortale di passare dallo stato di divinità incosciente, a una resurrezione cosciente di tutto il microcosmo, dotato di una personalità immortale. La prima parte dei Versi d’Oro tratta della purificazione dell’anima. Per raggiungere quest’obiettivo il discepolo deve vivere adottando un comportamento adeguato.
La nostra personalità originale, immortale, possedeva tre grandi centri di coscienza: uno nel corpo, dove le energie dell’amore divino erano attive; un altro nel cuore, dove era vissuta l’unione con Dio; e un terzo nella testa, dove la sapienza divina regnava liberamente. Anche la nostra attuale personalità mortale dispone di questi tre centri, ma in uno stato degenerato.
Nel corpo, in particolare nel bacino, si concentrano le pulsioni egoistiche, le passioni e i desideri. Nel cuore sono presenti, oltre agli impulsi sentimentali, la gelosia, l’avidità e la paura. Nella testa risiedono delle idee e delle convinzioni di natura morale che aiutano a controllare gli effetti negativi degli altri due centri, ma in modo insufficiente. Un cammino spirituale richiede la neutralizzazione di questi centri degenerati. Ciò è spiegato nella prima parte dei Versi d’Oro.
Leggiamo: Cerca il bene, meditalo e abituati a dominare le seguenti passioni: prima di tutto l’appetito e il sonno, poi la lussuria e l’ira.
Il discepolo deve acquisire “moderazione”, non solo riguardo alla sua alimentazione, ma per tutto ciò che viene “consumato”, ad esempio i mezzi di comunicazione. Egli impara a superare la sua letargia e pigrizia; a reprimere la sua sessualità. Deve anche contenere la collera, cioè la sua aggressività e la critica distruttiva. In questo modo, egli apporta un certo ordine nel centro di coscienza del bacino e lo accorda alle esigenze della nuova anima.
Impara a sostituire la paura con il coraggio, la dipendenza dal parere delle altre persone con l’indipendenza, l’indolenza riguardo le esigenze etiche con un giusto senso dell’onore.
I Versi d’Oro aggiungono: Non commettere mai azioni vergognose, né con altri né da solo; ma, al di sopra di tutto, rispetta te stesso.
Il concetto di “coraggio” riassume in pratica quasi tutte queste proprietà. Nella testa, una nuova ragione deve emergere: un pensiero autonomo, una “saggezza” che sappia cosa può favorire la salute e la situazione familiare e sociale.
Che nessuno, con le parole o con gli atti, ti persuada a fare o a dire ciò che la tua coscienza stima non essere la cosa migliore!
I tre centri dovrebbero lavorare insieme in armonia: pensiero, sentimento, energia vitale. Questa è la “giustizia”, la quarta grande virtù che dovrebbero conseguire i discepoli di Pitagora e qualsiasi altro cercatore spirituale. Colui che volge lo sguardo verso l’interiore e sviluppa queste qualità – come Dioniso Zagreo, figlio di Dioniso – si affranca dai coinvolgimenti, dalle aspettative, dalle paure e illusioni del mondo transitorio. Si libera dei Titani che si oppongono alla riflessione su se stesso e disturbano la sua unità interiore. In sintesi, egli edifica una nuova quadruplice anima pura, che corrisponde alla Tetraktys: il Padre (il pensiero con la testa), la Madre (il sentimento nel cuore), il Figlio (l’energia vitale cosciente) e gli atti in sintonia con l’anima.
Nella scuola di Pitagora, era consuetudine sostenere questo insegnamento con delle massime simboliche, frasi che assomigliavano ai koan, immagini della vita quotidiana che di volta in volta ricordavano al discepolo i suoi compiti. «Metti prima la scarpa destra. Subito dopo averla messa pensa, “con la scarpa destra”, che sei sulla buona strada per un obiettivo importante. Subordina questo obiettivo alla “tua scarpa sinistra”». Ci sono molti esempi di questo tipo.
I discepoli di Pitagora lavoravano per creare una nuova personalità, in sintonia con l’ordine del macrocosmo divino e sulla base delle quattro grandi virtù: la moderazione, il coraggio, la saggezza e la giustizia. Avrete notato a questo proposito che i Pitagorici non erano interessati alla perfezione della personalità terrestre. Non cercavano di essere eroi virtuosi o santi. Tutto poteva essere di aiuto per un obiettivo che, tuttavia, poteva essere realizzato solo con le forze dello Spirito. Gli insegnamenti della scuola di Pitagora erano portatori di energie spirituali. Ottenere l’illuminazione e l’elevazione della coscienza determinava il tipo di preparazione e gli strumenti atti a tal fine.
Inoltre, probabilmente avete notato come questi strumenti e il nuovo comportamento non avevano lo scopo di rendere i discepoli capaci di padroneggiare le circostanze interiori ed esteriori, di dominare e ottenere così il piacere, il potere o il raggiungimento di ideali personali. I mezzi utilizzati servivano per liberare l’anima naturale dai legami terreni. Procedendo nel cammino, diminuiva in lui il desiderio di prestigio, di potere e di felicità, mentre cresceva la sua vera anima.
In questo modo, il discepolo entrava nella seconda importante tappa del suo cammino. Grazie alla sua aspirazione e alla sua comprensione imparava a rinunciare alla sete di vita terrena, al potere e alla felicità impermanente, e ristabiliva il contatto con i Misteri.
Il “Giuramento di Pitagora”, che si trova esattamente tra la prima e la seconda parte dei Versi d’Oro, esprime perfettamente questo grande cambiamento: Sì, lo giuro per Colui che ha fatto dono alla nostra anima della Tetrade… Con un “no” irrevocabile, il discepolo si distaccava dalle passioni, dall’ignoranza e dalla collera, dalle influenze esterne, dalle illusioni e dalle paure e, con un “sì” definitivo, aderiva al mondo divino in cui, dopo questa lunga preparazione, entrava esitante.
I Versi d’Oro
Parte prima
1 Onora gli Dèi immortali secondo il rango loro assegnato dalla legge.
2 Venera il giuramento e anche gli eroi gloriosi.
3 Onora allo stesso modo i Geni terrestri, secondo i riti tradizionali.
4 Onora i tuoi genitori e i tuoi consanguinei.
5 Fatti come migliore amico chi ti supera nella Virtù.
6 Sii amabile nelle parole e utile nelle opere.
7 Non odiare l’amico per una colpa veniale.
8 Agisci secondo le tue facoltà, tenendo conto che ciò che si può fare è molto vicino alla necessità.
9 Cerca il bene, meditalo e abituati a dominare le seguenti passioni:
10 prima di tutto l’appetito e il sonno, poi la lussuria e l’ira.
11 Non commettere mai azioni vergognose,
12 né con altri né da solo; ma al di sopra di tutto rispetta te stesso.
13 Sii giusto, negli atti e nelle parole.
14 Sii ragionevole e sensato in tutte le tue azioni.
15 Non dimenticare che la morte è il destino di tutti.
16 Quanto alle ricchezze, esercitati nello stesso modo a conquistarle e a perderle.
17 Le avversità che la sorte riserva agli uomini provengono dagli dèi.
18 Sopporta il tuo destino senza indignarti,
19 anche se è conveniente correggere il tuo destino secondo le tue possibilità.
20 Agli uomini dabbene il Destino non invia queste sventure.
21 Delle parole che gli uomini dicono, alcune sono buone e altre cattive;
22 che esse non ti turbino né abbiano alcuna influenza su di te.
23 Ascolta con pazienza e dolcezza le falsità.
24 E quello che ti sto per dire, osservalo in tutte le circostanze.
25 Che nessuno, con le parole o con gli atti, ti persuada
26 a fare o a dire ciò che la tua coscienza stima non essere la cosa migliore.
27 Rifletti prima di commettere una azione stolta;
28 perché è proprio dell’uomo debole fare e dire sciocchezze.
29 Ma tu agisci in modo da non dolertene più tardi.
30 Evita di fare ciò che non conosci,
31 ma impara tutto ciò che è importante e vivrai una vita felice.
32 Non trascurare la salute del corpo.
33 Sii misurato nel bere, nel mangiare e nell’esercizio fisico.
34 Io chiamo misura ciò che non porta dolore.
35 Abituati a condurre un’esistenza pura, priva di mollezze.
36 Evita di fare tutto ciò che può attirare l’invidia su di te.
37 Non sprecare sconsideratamente, come colui che ignora la Bellezza.
38 Non essere nemmeno avaro: in ogni cosa, la misura è la perfezione.
39 Fa ciò che non ti nuocerà, e rifletti prima di agire.
40 Non accogliere il sonno nei tuoi occhi stanchi
41 prima di aver esaminato tutte le tue azioni della giornata.
42 In che cosa ho sbagliato? Che cosa ho fatto? Quale dei miei doveri ho trascurato?
43 Ripercorri tutte le tue azioni cominciando dalla prima e senza dimenticarne nessuna.
44 Se hai commesso delle bassezze, punisciti; se hai agito virtuosamente, rallegrati.
45 Applica a te stesso questi precetti, meditali, amali con fervore;
46 essi ti metteranno sulle tracce della virtù divina.
Il Giuramento di Pitagora (47-48a)
Sì, lo giuro per Colui che ha fatto dono alla nostra anima della Tetrade, la quale ha origine nell’Essere eterno ed è, a sua volta, fonte della Natura eterna.
Parte seconda
48b Non intraprendere un lavoro,
49 senza chiedere aiuto agli Dèi per completarlo.
50 Se metterai in pratica queste regole, conoscerai il legame che unisce gli Dèi immortali agli uomini mortali.
51 Saprai il motivo per cui le cose si separano e in quale misura esse si riuniscono.
52 Saprai anche, per quanto ne sei degno, che la Natura è in tutto simile a se stessa,
53 in modo che non spererai più l’insperabile e nulla ti sarà più nascosto.
54 Saprai che gli uomini sventurati hanno i mali che essi hanno scelto.
55 Miserabili, essi non vedono i beni che sono vicini a loro.
56 Pochi son coloro che sanno liberarsi dei loro mali.
57 Tale è la sorte che turba gli spiriti dei mortali.
58 Essi rotolano di qua e di là, carichi di mali innumerevoli.
59 Perché la discordia, sinistra compagna, a loro insaputa li fuorvia.
60 Essa è a loro congeniale: non bisogna provocarla, ma fuggire colui che soccombe ad essa.
61 O Zeus, padre nostro, tu libereresti tutti gli uomini dai molti mali che li affliggono,
62 se mostrassi a ognuno il demone che è al suo servizio.
63 Ma tu, fatti coraggio, perché sai che i mortali sono di razza divina,
64 e la Natura, che è sacra, rivela loro tutte le cose.
65 Se tu parteciperai di queste rivelazioni, comprenderai i miei precetti.
66 Avendo guarito la tua anima, la libererai da questi mali.
67 Ma astieniti dagli alimenti dei quali abbiamo parlato, esercitando il tuo giudizio
68 su tutto ciò che può servire per purificare e liberare la tua anima. Medita su ogni cosa,
69 e prendi come guida la perfetta Intelligenza superiore.
70 E se, dopo aver lasciato il tuo corpo, elevi la tua anima nel libero etere,
71 sarai un dio immortale, incorruttibile, e libero per sempre dalla morte.
Articolo tratto dalla rivista Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum
Scuola Internazionale della Rosacroce d’Oro
https://www.lectoriumrosicrucianum.it/
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