
Momento di leggerezza e di riflessione. Una metafora non del tutto banale
Cari lettori, oggi andremo a intervistare quei giornali illustrati che divulgano offerte di supermercati, grandi magazzini e mobilifici. Sono cataloghi che giacciono nelle buche delle lettere ingolfando gli spazi; mazzi di vivaci fascicoli che attirano la nostra attenzione. Ecco, ci siamo fermati, ci stiamo avvicinando alla buca più infarcita, sentiamo se tra loro c’è una storia interessante!
“Buongiorno cumuli di depliant pubblicitari, scusate il disturbo, vi trovo impolverati, sembrate qui da qualche giorno, come vi passa il tempo?”
“Salve cronista, nessuno disturbo, in realtà ci stavamo annoiando mica poco. Da quando siamo stati brutalmente convertiti in rotoli di carta e poi stampati e colorati, siamo infelici, non suscitiamo molto interesse, qualcuno ci dà un’occhiata, ma per lo più restiamo in attesa di una mano che ci sfogli e poi ci butti via. Soffriamo tutti di molta nostalgia!”
“Interessante! Siete stati “brutalmente” trasformati? C’è dunque violenza, benissimo, piace alla gente! Posso registrare, grazie, mi racconti”
“Ognuno di noi era un florido essere vivente, utile e pacifico, umile e innocente. Un dì, senza capire perché, siamo stati sradicati da un mostruoso macchinario, spellati ancora vivi, tritati, macinati, trasformati in un rotolo sbiancato e poi, infilati in rotative, quindi stampati con colori… puzzolenti. Infine, siamo stati mozzati, ridotti in fascicoli tutti uguali, impacchettati, trasportati e poi, gettati in queste buche da ragazzi tristi, frettolosi e malpagati!”
“Bene, è raccapricciante! Dunque non siete nati per raccontare il prezzo di un divano, di un computer o di un prosciutto in offerta! Cosa eravate?”
“Eravamo alberi, ordinati filari di piante, oppure magici boschi incantati e si viveva insieme, avevamo un ruolo intelligente, un luogo, un senso, più di una responsabilità e la consapevolezza di ciò che è importante veramente, certo più di un frigorifero, di una mozzarella, di un armadio a quattro ante”.
“Avvincente! Andate avanti, ogni buon cronista deve commuovere la gente!”
“Per prima cosa, avevamo identità, emozioni e sentimenti, fornivamo rami per incontri galanti di agili bestiole e uccellini multicolori, si ospitavano molti abitanti, persino gnomi e folletti (ma ce ne sono sempre meno) e poi, insetti, piccole forme di vita talvolta fastidiose, ma che sopportavamo ben contenti. Facevamo ombra alla terra accaldata e dalle nostre radici spuntavano muffe e funghi colorati. Ma l’aspetto più importante era il mestiere per il quale siamo stati programmati dall’Onnipotente. Un lavoro unico e geniale, neppure l’essere umano sa come riprodurlo! È indispensabile alla vita, più ci diamo da fare, più l’uomo lo vanifica pur sapendo di farsi del male! Sostiene d’essere intelligente? A noi sembra presuntuoso e deficiente!”
“Intrigante! Il discorso si fa denso e sorprendente, cosa facevate di così importante?”
“Si chiama fotosintesi clorofilliana, a farla breve, poiché Lei non ci pare un esperto, è un procedimento chimico attraverso il quale, noi alberi, golosi di CO2, la mutiamo in ossigeno grazie all’energia solare che se la intende con la nostra clorofilla! Già, l’ossigeno, pare che senza non ci possa essere vita su questo pianeta, mentre l’anidride carbonica è un veleno per tutti, eppure sembra non possiate farne a meno, continuando a bruciare benzina, gasolio e metano!”
“Stupefacente! Pensavo di intervistare fogli ammucchiati, scopro origini lontane, ruoli vitali, storie importanti, ma come vi sentite adesso?”
“Per prima cosa, certamente morti, sciupati, neppure ringraziati, senza più un vero scopo se non attendere il prossimo verdetto: essere gettati dentro un cassonetto o forse riciclati, per ritrovarci carta da giornale, modulo per le tasse, carta da pacchi, oppure, ahimè, rotoli di carta igienica, una vera umiliazione! Io ero un pioppo alto 20 m, frusciavo nell’aria, giocavo con gli uccelli, spezzavo il vento, compattavo la terra. Cosa sono adesso? Un foglio senza foglie né radici, senza polline e sesso, nessuno mi ama, nessuno mi sfoglia. Sia gentile, mi faccia sentire importante! Offro scalette, bulloni, sedie, ombrelloni, casette, spiedini, tappeti, scoponi, salumi, telefonini, magliette, palloni… di tutto e di più. Prezzo conveniente! Non vi serve niente?”
“Grazie, ma ho sbirciato più d’un prodotto qui propagandato. Ora aspetto le offerte di fine stagione! Sedie, padelle, giubbotti, gazebi, zainetti, profumi e balocchi”
L’intervista è conclusa, bene, ringraziamo questi giornali che ci informano sulle ultime occasioni della grande distribuzione, hanno raccontato una struggente storia agreste, crudele e romantica del loro perduto, bucolico stile di vita, di sicuro piacerà!
Siamo certi di aver condotto un’inchiesta originale, dopo il giornale passerà anche al Tg. Quindi: pubblicità e poi la rubrica… “Le previsioni dei tempi!” Stasera: altre ragazze violentate nel parco! Bullismo, la guerra in Medioriente, inondazioni & siccità! Grande attualità.
E qui, il vostro cronista vi saluta. Passo or ora il testo alla redazione!
Ottimo racconto educativoi
Ottima favola scritta con leggerezza ma di una profondità incredibile.Fa fortemente meditare
c’è sempre qualcosa dietro
Bellissima storia per raccontarne tante!
Bravo Carlo ottimo lavoro!
Sempre una bella scrittura quella di Carlo Sartoris. Un breve racconto che fa riflettere
Fantastica storia…..ma ahimè molto reale!
Un modo di scrivere leggero ma che colpisce…bravissimo
Racconto curioso e intelligente. Bravo Carlo.
Complimenti Carlo per questo bellissimo racconto che fa molto riflettere !!! Da proporre anche su libri per ragazzi !!!!
Ma quale idea geniale Carlo Sartoris raccontare la storia delle origini della carta in versione fumetto! Purtroppo rimane una realtà triste 💔 in questo mondo di uomini folli che annientano le piante così fondamentali per la nostra sopravvivenza…senza nessuna consapevolezza! Potrebbe davvero essere una storia utile da proporre nelle scuole elementari!
Bellissimo racconto, da proporre nelle scuole. Complimenti sig.Carlo
Bellissimo racconto….Tutto veritiero ciò che scrivi,bravo Carletto.