Un viaggio tra gli orrori radioattivi fino a un’intervista e a una domanda: cosa nasconde l’acciaio quotidiano che ci circonda?
Questo tragitto in cerca della sorte dei metalli contaminati da uranio impoverito è nato da una notizia d’agenzia: la costruzione di un super carro armato europeo da parte di un consorzio franco-tedesco. Mi sono chiesto: perché?
Il Bundestag ha approvato lo sviluppo di una nuova stirpe di carri armati nel dicembre 2014. Decisione derivata da una stima che risale alla prima guerra russo ucraina. A quel tempo, i carri armati Leopard 2A6, spina dorsale delle divisioni corazzate tedesche, e non solo, apparvero superati, poiché il Leopard 2, è progettato per proiettili al tungsteno invece che uranio impoverito. Esplosivo ritenuto di dubbia capacità nel perforare la corazza dei nuovi carri russi T 80 e T 90.
Stessa valutazione fatta anche dai francesi per il loro tank Leclerc. Da qui la decisione di costruire in comune il Main Ground Combat System (MGCS). Un mezzo corazzato “di superiorità”, da condividere in un secondo tempo con altri paesi europei membri della Nato.
A questo punto, stuzzicato da un ricordo, ho verificato che, tra le varie operazioni e “test di pace” intraprese dalla NATO nella Guerra in Bosnia ed Erzegovina erano stati utilizzati armamenti all’uranio impoverito (Missili “Cruise” e “Tomahawk”, e razzi sparati da Aerei anticarro Fairchild A-10). Comprese Serbia, Kosovo e Montenegro, nel conflitto soprattutto gli USA impiegarono circa 1270 t di uranio impoverito, di ogni calibro e ruolo tattico.
Distruzione ambientale! E un pensiero ai militari italiani, esposti alle radiazioni degli obiettivi e dei proiettili inesplosi, ignari e privi di protezione, morirono atrocemente in 369, e altri 7500 rimasero gravemente contaminati.… Brutte cose dall’uranio impoverito.
Indagando oltre, negli scontri tra carri nelle sabbie dell’Iraq (1991-2003) i T 55 e 62 iracheni, di fabbricazione russa, erano un tiro al piccione da parte degli Abrams americani, che non hanno fatto sconti di proiettili all’uranio impoverito. Risultato: una marea di uomini bruciati all’istante e migliaia di carcasse, ma di ottimo acciaio russo, buono da riciclare, sebbene radioattivo.
Pare inoltre che gli USA, nel 2011 abbiano usato i missili con uranio impoverito durante la guerra con la Libia. Molte porzioni di deserto risultano ancora radioattive.
Meglio soprassedere sul poligono di tiro a Capo Teulada. Il processo per disastro ambientale ha visto assolti 4 generali ex capi di Stato Maggiore e silenzioso benservito alla biodiversità & alla sostenibilità. Parole tradite. Imperdibile Link Ansa del 18 luglio 2024:
Ritornando al tema iniziale, inseguendo l’origine, lo scopo e lo smaltimento dei metalli venuti a contatto con l’uranio impoverito, ho trovato parziali risposte in un trattato di “Chimica e Ambiente” dal titolo: Un inquietante processo di riciclaggio: Uranio impoverito nell’industria bellica. Link:
https://www.soc.chim.it/sites/default/files/chimind/pdf/2003_4_51_ca.pdf
Niente accade per caso.
Mentre approfondivo l’argomento, è venuta a trovarmi un vecchio amico che dovrò chiamare Iveco. Un intellettuale camionista, che ha scelto il volante perché era la sua vocazione. Siamo calati sull’argomento certamente non per caso, con buona pace di Gustav Jung e della sua sincronicità. Iveco ne sapeva parecchio. Quindi, mi sono calato nelle vesti del giornalista e le confidenze si sono trasformate in una incredibile intervista:
Domanda:
ripetimi con ordine: dove, quando e perché hai iniziato a dubitare di trasportare barre d’acciaio contaminate con uranio impoverito.
Iveco:
nei primi anni del nuovo secolo o giù di lì, ero impegnato come autista presso un’azienda di trasporti che, tra i vari servizi, si occupava di dismettere dal porto di Ravenna, dove sbarcavano, dei carichi di blumi da fonderia provenienti dall’est Europa e che venivano trasportati verso diversi laminatoi e acciaierie del nord Italia.
Domanda:
dunque, si trattava di barre di acciaio, dei semilavorati quadrati di circa 200 × 200, ricavati da colata continua, poi destinati a ulteriori processi di lavorazione, tipo forgiatura e quindi trasformati nei più svariati prodotti metallici?
Iveco:
esatto! E dopo un po’, notavo con curiosità che nel porto vi erano percorsi diversificati inerenti al controllo dei valori radioattivi, e la cosa non mi sembrava corretta. I carichi detti sfusi transitavano obbligatoriamente nei dispositivi di controllo, mentre noi eravamo esenti. Il particolare che mi ha creato il dubbio è che i paesi di origine del materiale erano quasi sempre, geograficamente vicini al conflitto scaturito nei Balcani, dove è noto a tutti che si facesse l’uso di munizioni all’uranio impoverito per proiettili perforanti destinati soprattutto ai carri armati. Già da prima di quei fatti mi ero chiesto dove sarebbero finiti i carri rottamati e i loro metalli.
Domanda:
prima hai accennato a un ipotetico percorso di quell’acciaio destinato alle acciaierie e a un dubbio più che legittimo, mi piacerebbe che me ne facessi una sintesi.
Iveco:
ebbene, mi sono chiesto come si potesse separare quell’acciaio radioattivo da quello buono durante la produzione di carrozzerie, di travi, di padelle e forchette, di ogni cosa ferrosa di cui facciamo uso quotidiano. In conclusione, da tempo mi piacerebbe comprare un contatore Geiger e andare a misurare le emissioni radioattive degli oggetti più svariati. Così, tanto per soddisfare la curiosità…
Conclusioni di un’intervista scaturita da un incontro di pensieri affini
Il dubbio è condiviso, e poi, l’uranio impoverito non sarebbe altro che un pessimo elemento in più, in cui sono immersi i nostri agiati stili di vita.
La sequenza degli eventi ha una sua logica, andando in cerca di conferme o di smentite, non ho trovato nessuna delle due. È ovvio, soltanto a parlarne vorrebbe dire che il problema esiste. Ma non è un dramma: l’uranio impoverito (U-234) ha un tempo di decadimento… di “soli”025 milioni di anni.
E se qualcuno fosse rimasto “contaminato” da questo articolo, può acquistare un contatore Geiger, senza spendere granché. Ve ne sono da poche decine di euro a qualche centinaio. Un passatempo “rilevatore!” Perché no?
Pazzesco!!!grazie di queste informazioni…..che pochi conoscono!!!
Ogni argomento è sempre fonte di nuove informazioni, anche se preoccupanti, che possono stimolare la nostra attenzione e qualche modalità di protezione da tanto scempio!
Grazie Carlo Mariano Sartoris