Di Alessandro Mella
Quante storie e nomi si è portato via l’oblio? Alcuni finiscono per essere sempre meno noti, per scomparire lentamente, rapiti dal tempo che passa, dalle sensibilità mutate, dagli anni trascorsi, dagli affetti che si spengono.
Anche del giovane Leone Armitano si parla poco, la sua figura, come quella dei suoi commilitoni, del resto, è nota per lo più a pochi appassionati.
Egli nacque a Torino il 14 febbraio del 1922, un anno difficile per il nostro paese, quello che vide l’inizio di un lungo e tormentato ventennio.
Quella generazione di nati negli anni ’20, del resto, fu tra quelle che pagarono più duramente l’ultima grande follia del regime, la guerra mondiale a cui l’Italia iniziò a prender parte nel giugno del 1940 a fianco della Germania e del Giappone (entrato in guerra nel 1941).
Il nostro giovane Leone non fu risparmiato dall’esigenza di arruolare militari e volente o nolente si trovò tra le fila della Regia Marina inquadrato tra i marinai destinati agli equipaggi dei sommergibili.
I battelli italiani operavano un po’ ovunque ma molti di loro erano stati dislocati a Bordeaux, presso la base Betasom, per combattere nell’Atlantico e partecipare agli affondamenti con cui gli U Boot germanici avevano funestato la Gran Bretagna.
Tra questi fu inviato anche il sommergibile Bagnolini sul quale fu imbarcato il nostro Leone Armitano. E qui egli, come i suoi compagni, fu colto dall’armistizio dell’8 settembre 1943. Incerti sul da farsi, forse per spirito d’unione e solidale, i più decisero di restare al loro posto con il comandante della base Enzo Grossi. (1)
Tuttavia, il Bagnolini fu presto, al pari d’altri sommergibili, requisito dalla Kriegsmarine tedesca e ribattezzato U.IT.22 e munito di un nuovo equipaggio misto, tedeschi ed italiani che formalmente avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana, ed inviato in missione verso Singapore per un trasporto di materiali. Lasciò la Francia il 26 gennaio 1944 ma già il giorno 22 febbraio fu danneggiato da un primo attacco di un velivolo americano. Così grave da rendere necessario un ausilio per recuperare il carburante perduto nello scontro. L’ex Bagnolini si diede appuntamento con un U Boot tedesco al largo di Capo di Buona Speranza per ricevere l’aiuto necessario.
Ed in effetti il nostro, l’11 marzo 1944, giunse nel punto prestabilito ma fu qui che venne nuovamente attaccato da tre idrovolanti Catalina del 279 squadrone sudafricano. Il battello, già seriamente danneggiato, non ebbe scampo e fu rapidamente affondato in posizione 41°28’ S – 017°40’ E. (2)
A bordo c’era anche lui, Leone Armitano, un marinaio giunto da quel Piemonte dove c’erano i monti, certo, ma non il mare. Quali furono i suoi pensieri? Quanto il terrore? Quanta l’amarezza ed il rimpianto per i suoi cari lontani?
Fa male pensare che questo ragazzo, come i tanti dispersi in Africa ed Russia, non poté mai tornare a casa. Altro male accettare il pensiero che egli ancora oggi riposi, con altri dodici italiani, sul fondo del mare. Che oggi solo un cenotafio lo ricordi nella sua città a Moncalieri.
Non meno male fa il sapere che, in quanto caduto della Marina Nazionale Repubblicana RSI, egli non figuri negli albi ufficiali dei caduti.
Perché? Perché travolto dall’armistizio non poté probabilmente fare scelta diversa? Perché forse non scelse ma fu solo trasportato dalla storia nella sua furiosa corrente inarrestabile?
Oggi possiamo solo provare ad immaginare, levarci il cappello, sospirare e dedicare un pensiero a chi pagò con la vita il conto che la Storia, a volte, presenta cinicamente ai popoli. Un tributo carissimo, grave, che dovrebbe essere ogni volta lezione per i popoli stessi. I quali, disgraziatamente, sembrano non imparare mai.
Leone Armitano morì, come tanti altri, a vent’anni ed il suo esempio dovrebbe farci riflettere, ogni giorno, sulla follia della guerra. Sul dovere della memoria. Ed è nostro dovere, almeno, provarci.
Alessandro Mella
NOTE
1) Molte notizie sono tratte da: https://www.lavocedelmarinaio.com/2018/09/8-9-1943-il-regio-sommergibile-bagnolini-viene-requisito/amp/ (Consultato il 26 giugno 2023).
2) Nell’affondamento morirono 43 marinai tra tedeschi ed italiani. Questi ultimi, dodici, furono oltre a Leone Armitano: Rossilla Carlo, Buosi Bruno, Balestrieri Domenico, Mazzoni Giuseppe, Valenti Bruno, Pacitti Vincenzo, Petrelli Serafino, Tini Supero, Zampieri Giordano, Zarelli Lindo e Bartolozzi Renato.
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