Un invito a condividere un evento che da triste ricordo sa tramutarsi in festa
Sabato 4 maggio 2024 si celebrano 75 anni dalla tragedia di Superga che segnò la sorte dell’intera squadra del Grande Torino. Ancora oggi ci si interroga su come sarebbe stata la storia del calcio senza quella sventurata sorte degli “Invincibili” al tempo ritenuti la squadra più forte d’Europa e quindi, del mondo.
Come andarono i fatti è cosa risaputa: il decollo da Lisbona alle 9:40 del trimotore Fiat 212 che riportava a Torino la squadra Granata dopo un’amichevole giocata con il Benfica, e poi, alle 17:03, a pochi minuti dall’atterraggio, lo schianto dell’aereo contro il muraglione della basilica di Superga. Tante ipotesi, il vento trasversale, la visibilità praticamente nulla, ma quasi certamente, la responsabilità fu di un altimetro rotto.
Le vittime furono 31. Nello schianto erano volate via le vite di 18 calciatori: Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamenti e Schubert. La totalità del Grande Torino che si era presentato a Lisbona. Solo due atleti erano sopravvissuti, l’infortunato Sauro Tomà e Renato Gandolfi, che non era partito, sostituito dal terzo portiere.
Gli altri caduti furono i dirigenti Agnisetta, Civallieri e Bonaiuti, tre giornalisti sportivi e tre membri dello staff: l’allenatore Lievesley, il direttore tecnico Erbstein, il massaggiatore Cortina, e infine morirono anche i quattro membri dell’equipaggio.
Un breve riassunto destinato soprattutto a quei lettori che non conoscono i risvolti di quella vicenda che si allontana nel tempo. Una rievocazione che, senza pretese, qui vorrebbe incuriosire e stimolare anche le giovani generazioni appassionate d’altro a raggiungere Superga, domani 4 maggio, per condividere e per comprendere, per assimilare e valutare le memorie di un passato storico italiano, a sua volta da tramandare.
Viviamo tempi durante i quali il mondo è nuovamente percorso da pericolosi fremiti di un’altra devastante guerra. Quella squadra di leggendari calciatori rappresentava una riscossa per una patria dilaniata e divisa da un conflitto mondiale, dapprima perduto e poi trasformato in guerra civile. C’era voglia di ricostruzione e si parlava di riconciliazione molto più allora che adesso. Non sono belli i segnali dei cortei di strada e dei cori che incitano a un odio che evoca brutti ricordi anni 70 e che sembrava assopito all’ombra di un’Europa pacifica e unita.
Molte ragioni in più per andare in tanti fino a Superga e mescolarsi all’avvenimento, soprattutto per chi non c’è mai stato. È un invito rivolto anche alle famiglie; che portino i loro bambini, il calcio è lo sport più bello del mondo e in questo caso la bandiera è di secondaria importanza. L’adunanza del popolo Granata, mai come quest’anno, dovrebbe essere un momento italiano che trasforma un triste evento in gran festa. Un ricordo, un omaggio e soprattutto un segnale di unità e di speranza. C’è bisogno anche di questo, soprattutto adesso.
Se dovessi portare la famiglia, sceglierei di salire dalla tranvia di Sassi (la Dentèra), che si inerpica sulla collina fino a Superga. Il sabato è in funzione dalle 9:00 alle 20:00. Per chi non c’è mai salito è una esperienza elettrizzante, soprattutto per i bambini che conserveranno il tragitto nella memoria.
Una gita fuori porta dai tanti risvolti, un invito a non lasciarsela scappare anche se non si è tifosi di calcio o si parteggia per un altro vessillo. Partecipare è un atto di appartenenza, è un gesto di coesione, di ottimismo, di umanità. È una risposta a troppa crudeltà latente che serpeggia e che si espande, che mette paura senza chiedere il permesso della brava gente.
Infine, non è per caso che la 107^ edizione del Giro d’Italia, in programma dal 4 al 26 maggio 2024 prenda il via da Venaria Reale, inseguendosi tra le alture del torinese, con uno scollinamento a Superga, proprio nel giorno del 75° anniversario della tragedia del Grande Torino. Un omaggio a un evento e a una indimenticabile squadra che sarà trasmesso in 53 paesi del mondo e commentato in 20 lingue diverse. Un esempio di quanto lo sport e le emozioni coltivate nel tempo possano diventare un collante universale, quel lato più genuino e passionale dell’animo umano oggi messo a dura prova da pochi cervelli autocrati ed esaltati che stanno tirando le fila e le sorti del mondo.
Percorso della prima tappa del GIRO D’ITALIA