Villa Invernizzi rischia di essere l’ennesima sanguisuga per le tasche dei contribuenti cuneesi.
Siamo a parlare di Villa Invernizzi che – come ha ben scritto il giornalista Renzo Franco – è stata “costruita nei primi anni del Novecento” ed “è stato uno dei luoghi cardine della Città durante la Guerra di Liberazione“.
La Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura, nel descrivere e censire tale sito, ha scritto che “L’elemento che conferisce una particolare qualità compositiva agli ambienti è la scala a pianta ellittica, costituita da semplici lastre in marmo, incastrate a mensola alla parete ellittica, che formano le alzate e le pedate della rampa con un esito di particolare leggerezza“.
Da un punto di vista architettonico non si parla dunque di un edificio di chissà che pregio o valore.
Ciò che secondo alcuni cuneesi costituisce ed attribuisce valore alla struttura è che “divenne un centro di lotta al regime nazi-fascista e durante la Resistenza alcune organizzazioni partigiane della città e delle valli fecero riferimento alla ditta Invernizzi per rifornirsi di alimenti, abiti e medicine“.
Tutto lodevole se non fosse che oggi è un edificio fatiscente e anche brutto da vedere.
Accanto vi sono diversi bei condomini di nuova fabbricazione. Possibile non si possa abbattere Villa Invernizzi, visto che cade a pezzi?
Secondo quanto scritto nei diari di taluni partigiani “alla vigilia della Liberazione, nell’aprile del 1945, l’edificio ospitò il Comando militare della “Quinta zona” e per la sua posizione strategica fu scelto come sede del cosiddetto “Comando Piazza”, luogo da cui venivano diramate le direttive per le operazioni di guerriglia nelle vie cittadine“.
Il Consigliere Comunale e Capogruppo di “INDIPENDENTI“, Giancarlo Boselli, durante la Campagna Elettorale del 2022, si espresse così: “Chiediamo un segno di immediata attenzione da parte del sindaco e dell’assessore al patrimonio che ha la responsabilità diretta di questo stato di grave ammaloramento, che, se non sarà contenuto, porterà a breve termine a danni strutturali irreparabili di cui credo, qualcuno dovrà rispondere“.
Siamo alla fine di agosto del 2024 e – dopo le recenti piogge dei giorni scorsi – il camino di Villa Invernizzi ha ceduto.
A denunciarne la questione il geriatrico Consigliere Comunale di “Cuneo per i beni comuni“, Ugo Sturlese, che ha dichiarato: “Il camino era già era molto compromesso, e ora sono a rischio i locali sottostanti qualora si ripetessero episodi temporaleschi“.
Noi di “Civico 20 News” abbiamo sentito diversi nostri lettori che, per la maggior parte, sperano nell’abbattimento della fatiscente villa.
Fare interventi manutentivi e conservativi di una casa privata – che ha per unico “merito” quello di aver fatto da ritrovo per i partigiani – non ha alcun senso.
Perché mai la collettività e i contribuenti si dovrebbero far carico di un tale esborso di pubblici denari?
A Cuneo vi è il marciapiede di Via Giovanni Battista Bongiovanni (lato Stura), nel tratto compreso fra Corso Antonio Gramsci e Via Monsignor Riberi, che dal 17 aprile, versa in condizioni deplorevoli e pericolose per l’incolumità dei pedoni.
Il Comune di Cuneo, dopo oltre 130 giorni, non ha effettuato alcun intervento manutentivo. Perché mai Villa Invernizzi dovrebbe avere la priorità?
Tanti sono i Cuneesi che vorrebbero maggior manutenzione di strade e marciapiedi. Villa Invernizzi può anche aspettare.
La villa non sarà un capolavoro ma è in stile liberty e a mio avviso si potrebbe risparmiare sui gay-pride e altre manifestazioni inutili per salvarla. Non per ricordare le vicende partigiane, altrimenti la si dovrebbe intitolare e privatizzare, ma per omaggio all’arte liberty, che si è sviluppata quando finalmente si è smesso , anche al di fuori della classe borghese e nobiliare, di considerare la casa solo come rifugio al quale non si dedicava attenzione estetica. Personalmente amo molto questo stile e mi dispiacerebbe veder abbattere questo edificio