Le due vittime di gruppi eversivi ricordate dalle parole di Giovanni Berardi, Presidente dell’Associazione Europea Vittime del terrorismo (ASEVIT)
A Torino, nel mattino di sabato 9 marzo 2024, si è tenuta la cerimonia di commemorazione del maresciallo della Polizia Rosario Berardi, Medaglia d’Oro, ucciso dalle Brigate Rosse nel mattino del 10 marzo 1978 in largo Belgio, oggi a lui intitolato, in Vanchiglietta.
Nel pomeriggio del 12 marzo si è svolta in via Gorizia 67, nel quartiere Santa Rita, la cerimonia commemorativa dell’uccisione del brigadiere di Pubblica Sicurezza Giuseppe Ciotta, Medaglia d’Oro, avvenuta alle 8 del mattino del 12 marzo 1977, ad opera delle Brigate Comuniste Combattenti – Prima Linea.
A quasi mezzo secolo di distanza dal duplice assassinio, al di là degli aspetti più formali delle cerimonie e degli elenchi di autorità partecipanti, ho voluto riprendere alcuni passi significativi del discorso pronunciato da Giovanni Berardi, figlio del maresciallo assassinato e Presidente dell’Associazione Europea Vittime del Terrorismo (ASEVIT), prima della S. Messa, celebrata dal Cappellano della Polizia di Stato presso l’Istituto delle Suore Carmelitane di Santa Teresa.
«Oggi celebreremo il quarantaseiesimo anniversario dell’assassinio di Rosario Berardi, maresciallo del disciolto corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, avvenuto a Torino il 10 marzo 1978 ad opera di un gruppo eversivo».
Dopo questo esordio, Giovanni Berardi ha affermato:
«È nelle nostre intenzioni che questa sia una Santa Messa di suffragio per tutte le vittime del terrorismo decedute e che sia anche la riconferma del conforto, della nostra solidarietà, del nostro affetto e del nostro impegno per la tutela dei diritti e della memoria per le vittime del terrorismo sopravvissute agli attentati e per i parenti di coloro che purtroppo perirono per mano terroristica, auspicando che il buon Dio accolga le nostre preghiere e doni finalmente serenità e pace per i parenti delle vittime e per i sopravvissuti e il riposo eterno nella Sua luce, per le anime dei caduti .
Pregheremo per tutte le vittime del terrorismo e per i magistrati, i poliziotti, i carabinieri, gli agenti della Polizia Penitenziaria, gli agenti della Guardia di Finanza e per quanti, oggi come ieri, nelle diverse responsabilità nella società, nelle istituzioni, nelle strade con coraggio e dedizione, continuano in prima fila la battaglia per la democrazia, la giustizia e la libertà del nostro Paese, lo faremo senza nessuna discriminazione, è nostra intenzione pregare mossi dalla fede Cristiana e da umana pietà, anche per quei giovani, che ingannati e fuorviati da inaccettabili pseudo ideologie, asserite mendacemente da folli, criminali, falsi e cattivi maestri, costò a molti di loro la giovane vita.
Sono trascorsi quarantasei anni, una vita da quel triste e drammatico giorno e tra qualche giorno saranno trascorsi anche per la strage di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro, ma alcuni avvenimenti degli ultimi giorni ancora una volta acclamano che le pagine di questa storia sono pagine che non si possono e non si devono ancora chiudere.
Ciò non ostante, oggi più di ieri noi crediamo che sia giunto il tempo della pace, restituendo verità, giustizia, rispetto e tutela della memoria per le vittime del terrorismo».
Questa la conclusione del discorso di Berardi:
«Questo non vuol dire dimenticare o perdonare, anzi diventa ancora più forte la nostra domanda di verità, giustizia, rispetto e tutela della memoria delle vittime del terrorismo, ma è giunto il tempo che i morti seppelliscano i morti, è giunto il tempo di una nuova unità nazionale libera, democratica, solidale, pacifica, che custodisca e protegga quei principi e quei valori previsti e asseriti dalla nostra Costituzione, soprattutto con il rispetto dell’onore e della memoria di chi donò la sua vita proprio per difendere consapevolmente quei principi e quei valori costituzionali, per i quali cadde anche mio padre, il maresciallo Rosario Berardi e tutte le altre vittime del terrorismo appartenenti alle forze dell’ordine, alle forze armate, alla magistratura, alla politica e a liberi onesti e inermi cittadini».
Il coinvolgimento delle nuove generazioni in questo ricordo condiviso del sacrificio di questi, e altri, Servitori dello Stato costituisce certamente un impegno significativo. Al di là dl benemerito impegno dell’Associazione Europea Vittime del terrorismo per sensibilizzare a queste tematiche, si deve registrare il fatto che vaste componenti della cittadinanza sono assenti, perché la memoria storica non è stata adeguatamente condivisa.