“Una bellissima giornata per Torino, per la cultura italiana e anche per Casa Savoia”
Ieri a Torino si è festeggiata una giornata storica, la ricorrenza del bicentenario del Museo Egizio. Tutto ebbe inizio nel 1823, quando Carlo Felice acquistò per la cifra di 400mila lire piemontesi la collezione di Bernardino Drovetti.
Anche il Principe Emanuele Filiberto di Savoia ha preso parte alla cerimonia per i duecento anni del Museo Egizio di Torino, con l’inaugurazione dei nuovi spazi.
Per l’occasione, il Principe Emanuele Filiberto ha commentato: “Sono molto felice e onorato di essere presente alle celebrazioni per il bicentenario del Museo Egizio, nato per iniziativa di Casa Savoia nel 1824. I Re di Sardegna, poi Re d’Italia, amavano particolarmente questo luogo e non esitarono a investirvi risorse ed energie, finanziando spedizioni e ricerche fin dalla prima metà dell’Ottocento, perché Torino potesse ospitare una delle più prestigiose e antiche collezioni di reperti egizi al mondo. Mi complimento con la Presidente Evelina Christillin e con il Direttore Christian Greco per gli straordinari risultati conseguiti. Credo che la visita del Presidente Mattarella”, conclude il Principe, “restituisca tutta l’importanza che questo Museo rappresenta oggi a livello internazionale per l’Italia. È una bellissima giornata per Torino, per le istituzioni culturali italiane e anche per Casa Savoia, la cui storia è profondamente intrecciata a quella del Museo Egizio”.
Il legame e la passione che unisce la Real Casa di Savoia all’egittologia sono molto antichi. Già il Duca Carlo Emanuele I, nel 1628, acquistò dai Gonzaga il primo manufatto della futura collezione: la Mensa isiaca, poi rivelatosi un reperto di età romana.
Dopo la campagna militare napoleonica che diffuse l’interesse per l’arte egizia in tutta Europa, fu Re Carlo Felice, nel 1823, ad acquistare una collezione di oltre 8.000 pezzi di antichità, per istituire a Torino un museo che sarebbe stato il primo al mondo interamente dedicato alla civiltà nilotica: un primato destinato a restare nei libri di storia.
Grazie all’intervento di Casa Savoia, questi rarissimi reperti non finirono in altri Paesi per abbellire dimore e residenze private, ma riservati alla fruizione pubblica. Un’impresa grandiosa, destinata a superare le più grandi difficoltà per l’epoca: si pensi che, per trasportare a Torino la statua del faraone Seti II, alta più di 5 metri per cinque tonnellate di peso, furono messi a disposizione una nave da guerra e due carri di artiglieria trainati da sedici cavalli.
Anche i successivi Re, da Carlo Alberto a Vittorio Emanuele III, coltivarono l’interesse per l’antico Egitto, finanziando scavi e spedizioni, per arricchire ulteriormente il prestigio del museo. La presenza del Principe Emanuele Filiberto riafferma il grande legame e amore che, da sempre, unisce Casa Savoia alla città di Torino e al suo bellissimo Museo Egizio.
In occasione del soggiorno a Torino, il Principe ha incontrato mons. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino. Durante il colloquio si è parlato della Sacra Sindone, dono di Casa Savoia al Papa nel 1983 dopo la morte di S.M. re Umberto II e oggi custodita presso il Duomo di Torino. Il Principe ha presentato all’Arcivescovo anche le numerose e significative attività benefiche promosse in Piemonte dagli Ordini Dinastici della Real Casa.