
Un provvedimento del Sindaco che suscita stupore e perplessità
Riceviamo da un lettore la lettera (firmata) che riportiamo, che ci obbliga ad una doverosa riflessione in merito al contenuto, relativo alla decisione del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo di aprire uno sportello per le denunce contro la presunta islamofobia dei cittadini.
“ …. il Sindaco di Torino è passato alle cronache perché è stato il primo in Italia ad aprire uno sportello per le denunce contro l’islamofobia.
A questo punto viene spontaneo domandarsi se ha mai guardato il monumento che sorge proprio al centro della piazza di fronte all’edificio del Comune. E’ forse il monumento più islamofobico d’Italia ed il più sanguinario in merito.
Il monumento rappresenta il conte Amedeo VI impegnato in battaglia nella crociata indetta dal Papa Urbano V nel 1366 contro i turchi; il conte è rappresentato con turco morto ed uno morente ai suoi piedi.
Perché il Sindaco non ha già provveduto a farlo rimuovere? O forse non conosce la storia?
Un cordiale saluto……”.

Ricordiamo al lettore che il Conte Amedeo VI, conosciuto come il “Conte Verde” per la scelta di utilizzare abiti e ornamenti di colore verde, partecipò alle Guerre in Oriente (1358 – 1372), combattendo contro i Bulgari e i Turchi per conto del cugino Giovanni V Paleologo (imperatore bizantino) nella crociata sabauda.
La storia di questa figura sabauda è complessa e importante per i destini della dinastia stessa e richiederebbe una trattazione a parte. In ogni caso rimandiamo il lettore, eventualmente interessato ad approfondire questo contesto, alle biografie autorevoli sul Conte Verde.
Dopo questa necessaria digressione, ritorniamo al tema in causa che riguarda l’islamofobia che, secondo il Sindaco e la Giunta, rigurgiterebbe in modo preoccupante.
Cerchiamo di focalizzare la realtà come onestamente si presenta.
Le periferie di Torino, ad esempio quella di Corso Giulio Cesare, sono ormai diventate quartieri d’ immigrati islamici, nella stragrande maggioranza clandestini, che hanno sostituito la realtà etno-culturale torinese e piemontese con quella islamico-arabo-africana. E’ sotto gli occhi di tutti che in questo contesto la vita dei residenti autoctoni sia diventata difficile, caratterizzata da continui conflitti e soprusi che rendono la convivenza molto critica.
La criminalità di strada, gli scippi e lo spaccio di stupefacenti a tutte le ore, creano condizioni di paura e insicurezza da richiedere la presenza delle Forze dell’Ordine in continua operatività, anche se questi interventi non sono sufficienti per arginare questo fenomeno delinquenziale in continua crescita.
Un dato significativo e che deve far riflettere, è che gli abitanti autoctoni di lunga data, appena le possibilità economiche lo permettono, cambiano residenza o svendono gli immobili per trovare nuove possibilità di civile convivenza. Questo “fenomeno” è confermato in modo inconfutabile dal crollo impressionante del valore di mercato degli immobili di queste “zone rese invivibili”.
Domanda: in questa incredibile realtà, che è estensibile a quasi tutti i quartieri periferici cittadini, non sono forse i residenti afro-arabo islamici a imporre la loro cultura e abitudini agli autoctoni obbligati a subirle, ormai minoranza sacrificabile, in nome di una prepotente e dilagante islamosupremazia?
La “preoccupazione” del Sindaco e della Giunta in realtà, ci sembra infondata e discutibile, addirittura da ribaltare!
E’ l’islamosupremazia che deve, eventualmente, essere oggetto di attenzione per l’intolleranza, sovente fondamentalista, che manifesta nei confronti della nostra cultura occidentale e non viceversa.
Siamo ad un curioso paradosso: esprimere queste opinioni si rischia di essere denunciati di “razzismo” e sanzionati dalla leggi, oppure in Italia esiste ancora questo diritto costituzionale? E’ ancora lecito dissentire da una narrazione politico-partitica che riteniamo di non condividere?
Sarebbe islamofobia se gli autoctoni torinesi-piemontesi (cristiani delle diverse confessioni e laici) non intendono rinunciare a studiare nelle scuole la Divina Commedia per non offendere gli islamici, tenuto conto che Dante Alighieri colloca il profeta Maometto nell’inferno?
Sarebbe islamofobia se gli stessi non intendono rinunciare alla presenza del crocefisso nella aule delle istituzioni, fatto che offenderebbe la loro sensibilità religiosa? Stessa cosa se dobbiamo sentirci in colpa per il fatto che nelle mense scolastiche si osa ancora, quasi come provocazione, utilizzare la carne di maiale?
Sarebbe islamofobia pretendere la “reciprocità” del riconoscimento della religione cristiana nei Paesi a fondamentalismo islamico? Un cristiano in questi Paesi deve mimetizzarsi e praticare la sua fede in clandestinità, pena restrizioni delle libertà, se non il rischio della vita, mentre in Italia succede liberamente il contrario?
Sarebbe islamofobia dimenticare la violenza propositiva dell’Imam integralista islamico di Porta Palazzo a Torino (Bouchta), espulso dalla Digos [decreto Pisanu – 6/9/2005] quando asseriva che “… con le vostre leggi [N.d.R.: le leggi italiane] vi colonizzeremo e con le nostre leggi islamiche vi governeremo …”.
Sarebbe islamofobia difendere la cultura occidentale, nata dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese, che ha costruito la Stato di Diritto garante per tutti i cittadini della liberta di opinione, di religione, del rispetto delle leggi e di eguaglianza dei diritti e doveri tra i sessi?
Sarebbe islamofobia rifiutare una cultura integralista, totalmente antitetica alla nostra, che si riconosce e identifica nello Stato Teologico della Sharia? I drammatici eventi di prevaricazione fondamentalista, che si stanno verificano attualmente in Siria, dovrebbero far riflettere e allarmare! Come altrettanto le prese di posizione del partito islamico integralista a Monfalcone, che sono palesemente anticostituzionali.
Pertanto, viste le considerazioni sopra esposte, ci sembra coerente l’osservazione che solleva il nostro lettore in merito alla disattenzione del Sindaco di Torino sulla islamofobia che esprime il Monumento ad Amedeo VI, che dovrebbe essere rimosso (o perlomeno rimaneggiato in modo da evitare la provocazione) in quanto, questa presenza inquietante, rientrerebbe nelle finalità del provvedimento approvato.
Conseguentemente siamo curiosi di sapere quando questa rimozione potrebbe aver luogo.
Invece sorge il ragionevole dubbio che la logica “partitica-politica”, allorché percepisce il calo dei consensi, tenti di strizzare l’occhio a fasce di immigrati islamici, in continua e incontrollata crescita, con segnali che inevitabilmente potrebbero promuovere una tentazione islamo-suprematista. Prospettiva questa foriera di conflitti culturali che renderebbe sempre più difficile una possibile integrazione e una convivenza civile.
Il problema è rilevante e genera ricadute che potrebbero ridefinire l’assetto futuro della società civile. Pertanto sarebbe consigliabile che in merito si aprisse un dibattito pubblico, necessario per approfondire le problematiche in oggetto e nello stesso tempo far emergere l’opinione informata dei cittadini.
In ogni caso abbiamo la percezione che Torino e il Piemonte non desiderino per ora diventare una società a maggioranza islamica, con tutto quello che un evento del genere potrebbe comportare.
Sarebbe auspicabile e necessario che gli immigrati, a casa nostra, si integrassero con sincerità e coerenza condividendo la cultura e i principi fondamentali della civiltà occidentale.
Questa ipotesi, purtroppo, resta ancora un’utopia.
(m. b.)
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Torino, febbraio 2025, a metà mattina. Cammino in via Tiziano in direzione di via Nizza. Davanti a me una famigliola(?) composta da una bimbetta in bicicletta, una donna velata e un uomo in testa al gruppo
Chiedo gentilmente “permesso” e bambina e donna mi lasciano strada
L’uomo invece mi assale dicendomi che “quella era casa loro, come mi per mettevo di chiedere qualcosa e che me ne dovevo andare”. Il tono era minaccioso, oserei dire rabbioso e cattivo.
No Comment!
Il nostro Lorusso se li porti tutti a casa sua. Ma Torino è la città dove sono nata e spero che i suoi compari mi ci lascino, almeno ancora, morire!
Meglio mille mori che un arabo:piemontesi(se ne resteranno) e italiani tutti se ne accorgeranno molto presto.
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Condivido quanto espresso nell’articolo di Bonino ribadendo quell’integrazione alla cultura occidentale tesa ad allontanare quella logica partitico politica sindacale rappresentata in modo superficiale da compromessi anche banali e interessi vergognosi che portano la nostra città ad essersi ridotta a questo livello abbattendo o modificando quella Storia di uomini di elevata cultura umana e politica che l’hanno caratterizzata e portata con i discendenti di Amedeo VI allo Statuto Albertino .
Non ci sono parole ……..,.,,…..,,,
Ritengo urgente aprire uno sportello per i numerosi casi di “Cristianofobia”, dei quali siamo sempre più vittime. Evidentemente Lepanto non è bastato. Purtroppo!
Quando leggo notizie come questa, sono portato a pensare (con preoccupazione) alle rivoluzioni americana 1772 poi 1865 e francese 1792, guerre civili che l’Italia non ha mai vissuto, alla guerra civile spagnola del 1936….perfino la pacifica Svizzera ha avuto uno periodo di scontro cittadino contro cittadino nella prima metà del ‘900. In Italia gli scontri sono sempre stati fra staterelli, i cui cittadini non ce l’avevano con quello della casa accanto. ..Noi NO. Lo Russo se ne frega dell’opinione chi gli sta accanto, anche molto vicino. Gli basta che trionfi la sua idea.