Il Governo Italiano blocchi l’ennesima follia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Jacopo Coghe, Vicepresidente dell’Associazione “Pro Vita & Famiglia“, assieme a diversi altri attivisti del mondo pro-life, si è recato a Ginevra, in Svizzera, per manifestare dinanzi alla sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il mantra dei pro-life è sempre lo stesso: “Nessuno nasce nel corpo sbagliato. No alle linee guida transgender dell’OMS“.
Coghe e la sua delegazione si sono recati a Ginevra in rappresentanza degli oltre 50mila firmatati della petizione proposta da “Pro Vita & Famiglia” contro le nuove “politiche sanitarie e globali” volute dalla corrente omosessualista dell’OMS.
Parlando con gli attivisti pro-life si capisce immediatamente ciò che preoccupa gli italiani: “Visto quello che sta accadendo in questi giorni con l’Ospedale Careggi di Firenze, proprio sulla transizione di genere per i bambini, siamo ancora più preoccupati per la possibile redazione di queste linee guida dell’OMS che nulla hanno a che fare con la salute dei nostri giovani, ma sono solo indicazioni intrise di ideologia“.
Parole forti che, però, obbligano ad una riflessione. E’ davvero necessario usare i bloccanti della pubertà per impedire che un bambino possa diventare un uomo o che una bambina possa diventare una donna? E’ davvero questo il compito della medicina?
Jacopo Coghe, a nome di oltre 50mila persone, si rivolge al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dicendo: “Chiediamo al Governo Italiano, in qualità di membro dell’OMS, di intervenire sulla composizione di questo comitato e di bloccare la redazione delle linee guida. Ricordiamo infatti che oltre tre quarti dei cosiddetti “esperti” della Commissione sono attivisti transgender, ideologicamente orientati verso l’approccio affermativo e che spingono per la transizione ormonale dei bambini“.
Un appello che trova riscontro in tanti dei nostri lettori – che sono favorevoli alla libertà personale di ogni individuo – ma non alla forzatura ideologica che sta spingendo tanti, troppi, giovani a fare transizione di genere con una leggerezza che terrorizza.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in questi giorni, ha chiarito di “voler escludere da questo documento i minori” ma – secondo Jacopo Coghe – “il linguaggio resta ancora troppo vago, lasciando spazio a interpretazioni pericolose per l’accesso alle terapie di transizione, soprattutto per i giovani tra i 18 e i 25 anni“.
Il tema è scottante quanto complicato e, proprio per questo, certamente torneremo a trattarlo in modo organico ed approfondito.
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