La criminalità organizzata saccheggia sabbia da fiumi e coste per la crescente domanda mondiale. Un assordante silenzio eco-insostenibile
La criminalità organizzata di ogni angolo del mondo sta saccheggiando “l’oro grigio”. Con la complicità degli stessi governi, l’industria estrattiva asporta smisurati volumi di sabbia dai fiumi e dalle coste, devastando ovunque ecosistemi e comunità native. È un disastro denunciato e inascoltato, come spesso accade passando dall’informazione unificata che, se non è complice è molto “disinformata”.
Il valore complessivo dell’affare non è calcolabile, poiché in molti paesi in via di sviluppo l’estrazione illecita supera quella delle aziende autorizzate e riconosciute. Nel 2021 un rapporto del WWF ha stimato che l’importo globale del traffico illegale di sabbia si attestava tra i 200 e i 350 miliardi di dollari l’anno. Più della somma del mercato del legname, dell’estrazione dell’oro e della pesca.
“Là dove c’erano prati ora solo catrame e cemento” (AC)
Dati di un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), relativi alle quantità, riportano che, per innalzare lo skyline delle megalopoli con la dilagante “corsa ai grattacieli”, e la costruzione delle infrastrutture viarie, ogni anno si dragano circa 50 miliardi di tonnellate di sabbia e il doppio di ghiaia, ma non solo.
La sabbia è costituita da diversi materiali lapidei con diametro inferiore a 2 mm. La qualità più raffinata serve per fare il vetro e i chip di silicio per l’elettronica. Quella per l’edilizia è del tipo più comune, con grani più ruvidi che favoriscono la presa del conglomerato cementizio.
Per riempire una betoniera e ottenere l’impasto di calcestruzzo occorrono circa: 300 kg di cemento, 600 kg di sabbia, 1300 kg di ghiaia e 120-200 litri d’acqua. Quest’ultimo dato è del tutto ignorato, ma si tratta dell’acqua, un bene vitale sempre più raro e poi, tutti gli ingredienti citati non sono rinnovabili. Una volta trasformati in Cls diventano “un’altra cosa”.
Il business è esorbitante e come per ogni altra materia prima, la richiesta maggiore proviene dalla Cina (6,6 giga tonnellate tra il 2021 e il 2023). Una cifra iperbolica che oltrepassa l’impiego dello stesso materiale negli Stati Uniti durante tutto il XX secolo (4,5 giga tonnellate). Secondo dati dell’ONU, dopo la Cina, gli Stati affamati di cemento che seguono, sono: India, Brasile, Stati Uniti e Turchia. La sola Shangai in 15 anni ha innalzato più grattacieli di quanti ne abbia New York.
I danni ambientali originati dalla “sfida verticale” delle metropoli, e della loro ingordigia di calcestruzzo sono enormi. La sabbia di fiume è preferita a quella marina, poiché non dev’essere lavata per eliminare il sale. Dragare i fiumi però, cancella estuari e habitat, favorisce le inondazioni e annulla il ruolo della sabbia nel serbare umido e compatto il fiume durante la siccità, creando anche sacche per fauna e flora selvatiche.
Uno studio del 2022 dell’Università di Amsterdam riporta che stiamo dragando la sabbia di fiume a ritmi che annullano la rigenerazione naturale. In proiezione, entro il 2050, la sabbia buona per l’edilizia, sarà esaurita. Saccheggiare i fondali costieri invece, erode le spiagge e distrugge gli ecosistemi dei fondi marini. Imprevedibili gli effetti a lungo termine per quei litorali più minacciati dall’aumento del livello del mare.
Africa supermercato del mondo
Sembra quasi ovvio: la “miniera di sabbia”, è ancora l’Africa, laddove la sabbia abbonda ed è una materia poco disciplinata dai governi. In Marocco l’industria estrattiva della sabbia è la più vasta del mondo, per la metà è illegale, e produce un’erosione costiera che danneggia anche il turismo.
In Uganda, l’estrazione illegale opera soprattutto intorno al Lago Vittoria; sta alterando la sensibile natura e la fauna selvatica dell’area, così come le modeste attività rurali locali, tra cui la pesca e l’agricoltura.
In Kenya, l’estrazione di sabbia è un’attività fondamentale per l’economia del paese, dove le zone limitrofe ai due fiumi principali, il Tana e il Galana, sono le più produttive per l’attività estrattiva. Dopo due emendamenti, secondo i quali, la sabbia, in qualità di risorsa naturale era accessibile a tutti, si sono resi necessari dei limiti per evitare l’eccessiva estrazione.
Quindi, lo Stato keniota si è impegnato a gestire in modo sostenibile le risorse di sabbia sotto la guida dell’autorità legale nominata National Environment Management Authority (NEMA), che nel 2006 ha pubblicato precise direttive per la gestione dell’attività estrattiva, sotto il controllo di un’apposita autorità.
Nonostante ciò, la raccolta della sabbia intacca gli alvei dei fiumi e ne distrugge le piante, una barriera naturale rimossa che ha causato improvvise esondazioni con distruzione di case e campi agricoli trasformati in paludi.
La sabbia nel resto del mondo
L’estrazione mineraria nel lago Poyang, in Cina, dove sono stati scavati circa 240 milioni di metri cubi all’anno, sembra aver modificato il livello dell’acqua e la forma del lago, innescando periodi di siccità.
In Vietnam, dopo continui prelievi di sabbia, l’argine ha ceduto e una vasta regione popolata è stata invasa dal fiume Van Nao. Nel Myanmar gli agricoltori hanno perso ettari di terra fertile a causa dell’estrazione della sabbia. Medesime notizie, questa volta dai mari dell’isola di Palau, in Indonesia.
Recenti notizie dal Guardian riportano come l’estrazione fuori controllo di sabbia abbia causato il crollo di ponti a Taiwan, in India e anche in Portogallo. Una estrazione segreta e per fortuna sventata nel fiume Hudson, avrebbe portato al repentino crollo di un ponte tra NY e Manhattan, ma non solo. Pare che la società estrattiva lo sapesse e aveva già acquisito il progetto di ricostruzione. (giallo riportato fedelmente nella serie televisiva “Elementary”, genesi della curiosità e di questa breve indagine).
Stessi problemi a 50 km dalle splendide spiagge di Rio de Janeiro… Forse tutto questo può bastare. Da quanto tempo si punta il dito contro la cementificazione come una delle principali attività partecipi del riscaldamento globale? Eppure, ingegneri, cronisti e governatori sono fieri, certi che autostrade e smisurati grattacieli siano le nuove meraviglie del mondo.
Tra le molte fonti reperibili sul Web:
https://www.adista.it/articolo/71772
La realtà è veramente preoccupante e le necessità umane porranno fine a questo pianeta perché prendiamo solo senza preoccuparci di mantenerlo in condizioni accettabili
È tempo di andare controcorrente iniziando a decostruire tutte quelle abitazioni e strutture artigianali o industriali che sono abbandonate da più di 40 anni.
Il nostro territorio è pieno, e anche dove non si dovesse più costruire, si vedrebbe rinascere la bella natura che era presente prima.
In effetti questo argomento non è tra i piu trattati/denunciati dai media. Piuttosto sottaciuto è interessante venire a conoscenza di questa triste realtà frutto dell’avidità continua dell’essere umano….
Ecco, mi è capitato viaggiando, anche in Italia, di vedere all’opera betoniere che scavavano letti di fiumi in secca. Lo spettacolo è brutto, ma se si ‘” scava ” più a fondo, come ha fatto l’autore di questo articolo, si scopre questa inquietante realtà .
Detesto da sempre i grattacieli; anche i due costruiti a Torino non mi piacciono per niente.
La smania di costruire in modo sempre più sconsiderato, devastando la natura, è una delle cause della rovina del nostro pianeta, con i suoi abitanti non umani, e in parte anche umani, quelli delle aree più povere e più a rischio.
Denunciare tutto ciò è lodevole; speriamo però che ” qualcuno “si renda conto che stiamo precipitando senza possibilità di ritorno!
Riscaldamento globale, innalzamento dei mari, riduzione della biodiversità, estinzione di specie vegetali e animali, tutti questi fatti sono strettamente legati alla deforestazione e agli altri scempi che il genere umano sta compiendo.
Ancora una volta, grazie Carlo per il tuo approfondimento.
Un aspetto dell’eco-sostenibilità che effettivamente non viene mai trattato, non ci si pensa proprio. Grazie per averlo sollevato. Ho inoltrato l’articolo ad altre persone: generare attenzione è un primo, necessario, passo.
Avevo scoperto questo problema qualche tempo fa in un documentario,
Che mostrava gli effetti devastanti di questo genere di “predazione” presenti anche in Europa. Non conoscevo la gravità della situazione su scala mondiale e ringrazio Carlo Mariano Sartoris per i dati riportati. Da qualunque parte osserviamo questa società, è destinata all’estinzione perché non tiene in considerazione l’equilibrio fra i vari sistemi di vita e di sopravvivenza delle specie viventi.
Utile sicuramente divulgare questa consapevolezza !