Il Gay Pride di Reggio Calabria alza la temperatura della dialettica politica.
Il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, lo scorso fine settimana, ha preso parte al Reggio Calabria Pride 2024, assieme alla Presidente di Arcigay, Michela Calabrò.
Tra i cittadini di Reggio Calabria parecchi malumori dal momento che il Sindaco Falcomatà non si è limitato alla sola partecipazione ma ha anche preso la parola dal camion, allestito come palco per l’occasione.
Nel suo eloquio il Sindaco ha detto: “Il Pride di Reggio Calabria è ormai diventato una bella tradizione per la nostra città, entrando nel cuore di tutti i reggini. Noi come sempre siamo qui, sempre dalla stessa parte, dalla parte dei diritti, della libera manifestazione del pensiero”.
Parole senz’altro discutibili visto che diversi nostri fedeli lettori – che ci leggono quotidianamente da Reggio Calabria – han manifestato non poca contrarietà all’iniziativa asserendo che loro “non la portano nel cuore”.
I sindaci prima di parlare a nome di “tutti” i loro cittadini dovrebbero avere la decenza di sapere che non tutti collimano con le loro capacità amministrative e che – difficilmente – l’opposizione alla maggioranza porta “nel cuore” un’iniziativa come il Pride di Reggio Calabria.
Ma il Sindaco Falcomatà insiste: “Questo corteo, che quest’anno peraltro celebra il decennale dei Pride in Calabria, è solo la parte conclusiva di un percorso che la nostra città, nell’ultimo decennio, sta portando avanti con convinzione insieme all’associazione Arcigay “Due Mari”, attraverso una serie di numerose battaglie sul tema dei diritti civili”.
Sarebbe interessante conoscere la posizione dell’Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, Monsignor Fortunato Morrone, noto per essere titolare di un Dottorato in Teologia Dogmatica, conseguito presso la Pontificia Università Gregoriana.
La Chiesa Cattolica Romana, da quando in Vaticano siede Jorge Mario Bergoglio, sul tema dell’omosessualità e dell’ostentazione da parte delle Lobby LGBT ha una posizione quantomeno ambigua.
Se da una parte Bergoglio ha recentemente detto che “nei seminari c’è già troppa frociaggine”, dall’altra ha coperto – e promosso – il Cardinale McCarrick, accusato di comportamenti predatori di natura sessuale.
Sulle tante, troppe, iniziative a sfondo LGBT il Vaticano non ha una posizione chiara e sta gettando i fedeli nella confusione e nello sconcerto.
Ecco perché il Sindaco Giuseppe Falcomatà si sente forte nell’affermare: “La nostra idea di città difende e valorizza la libera espressione del pensiero, una comunità nella quale ognuno è libero di manifestare le proprie idee, di amare chi vuole e soprattutto di affermare quei diritti che adesso nel nostro Paese ci sono”.
Al baldanzoso Sindaco di Reggio Calabria bisognerebbe render noto che mai nessuno, in Italia, ha chiesto l’abolizione dei diritti di qualcuno. Nel nostro Paese, specialmente la Destra, ha chiesto che le inclinazioni sessuali e le “perversioni da camera da letto” rimanessero confinate nel privato e non messe in piazza, sotto gli occhi di minori innocenti e non pronti a certe argomentazioni.
Al Vescovo Fortunato Morrone, dunque, va rammentato che il Sindaco della città che ospita la sua Cattedra episcopale ha tutta l’intenzione di perseverare su questa strada. Prova ne è che, in conclusione del suo intervento, ha chiosato: “Le conquiste di democrazia non sono mai conquiste definitive e non si deve mai perdere l’occasione per riaffermarle”.
Il collega Peppe Caridi, della Redazione di “StrettoWeb”, parlando del Sindaco Falcomatà, ha dichiarato: “Fa il paladino dell’antimafia e poi chiede i voti a Danielino, celebra il Gay Pride per le libertà quando è stato l’evento di violenze, aggressioni e discriminazioni. Il Sindaco di Reggio Calabria non sorprende più per la capacità di capovolgere la realtà. Ma chi gli crede ancora?”.
Sul tema dei Pride, e dei soldi pubblici che gli vengono elargiti, è intervenuta anche “Pro Vita & Famiglia” che ha scritto: “Chiediamo alle istituzioni statali, regionali e comunali di non concedere patrocini e finanziamenti pubblici ai cosiddetti ‘gay pride’”.
L’Associazione Cristiana, il cui presidente è Antonio Brandi, spiega il perché della sua richiesta: “I gay pride sono tra gli eventi più blasfemi che si svolgono in Italia e nel mondo: sempre più spesso gli attivisti LGBT approfittano di queste sfilate di dubbio gusto per dileggiare, offendere e dissacrare i simboli della religione cristiana”.
Come dare torto agli attivisti di “Pro Vita & Famiglia”?
In fondo, lo abbiamo documentato, anche l’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 si è trasformata in un momento per offendere e dileggiare milioni, miliardi, di Cristiani in tutto il mondo.
Gli italiani si aspettano risposte dai loro sindaci, nel caso specifico da parte del Sindaco Falcomatà, da parte dei Vescovi, in particolare dal Monsignor Fortunato Morrone, e della Santa Sede.
Una considerazione, poi, sarebbe opportuna anche da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che a Parigi c’era e, sotto il suo impermeabile improvvisato, ha guardato estasiato la rappresentazione blasfema de “L’Ultima Cena” di Leonardo Da Vinci.
Con tutti i problemi che ci sono in Calabria, non ultimo la ‘Ndrangheta, proprio di fare i deficienti per le strade c’era bisogno? O è stato organizzato per spostare l’attenzione da porcherie peggiori?