I Magistrati della Corte d’Appello di Brescia condannano l’ex PM Piercamillo Davigo.
In un’Italia nella quale la Magistratura sembra fare il bello e il cattivo tempo capita di leggere di magistrati che vengono condannati a scontare una pena.
E’ il caso dell’ex Pubblico Ministero dell’inchiesta denominata “Mani Pulite”, Piercamillo Davigo, che da alcuni anni era balzato all’onore delle cronache non come inquirente ma come indagato.
La Corte d’Appello di Brescia ha condannato l’ex Consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura a un anno e 3 mesi di reclusione per “aver divulgato ad una dozzina di persone le “notizie riservate” con i verbali dell’ex Dirigente dell’ENI, Pietro Amara” come dettaglia “RaiNews”.
Piercamillo Davigo, dal 2020, è un pensionato; non presta più servizio attivo in Procura.
Ciò nonostante l’opinione pubblica ha dimostrato di essere interessata al tema ed in molti hanno gioito nell’apprendere che la Corte d’Appello di Brescia ha confermato la sentenza emessa nel primo grado di giudizio.
I giudici del Tribunale di Brescia, inoltre, hanno condannato l’ex PM “al pagamento di ulteriori spese processuali oltre che al versamento alla parte civile Sebastiano Ardita di 20 mila euro”.
Come detto in origine, il tutto è scaturito dal fatto che – secondo Piercamillo Davigo – sarebbe esistita una loggia di tipo massonico denominata “Loggia Ungheria” e a darne contezza alla Procura sarebbe stato proprio Pietro Amara durante gli interrogatori avvenuti fra il dicembre 2019 e il gennaio 2020.
Della “Loggia Ungheria” non ve n’è traccia.
Ciò che invece ha lasciato segni inequivocabili è il fatto che – come dicono i giornalisti della giudiziaria di “TGCOM24” – “Davigo, secondo quanto emerso in aula, parlò del caso al vicepresidente del CSM David Ermini e agli allora Procuratore Generale e Presidente della Cassazione Giovanni Salvi e Pietro Curzio”.
Questo passaggio della vicenda ha fatto “storcere il naso” all’opinione pubblica che ha visto una palese “violazione del segreto d’ufficio” e che – con la sua condanna – il Tribunale di Brescia ha assolutamente confermato.
Interessante il fatto che della vicenda fu messo al corrente anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
David Ermini, infatti, ricevuta da Davigo una copia dei verbali degli interrogatori a Pietro Amara, “si precipitò a distruggerli ritenendoli irricevibili” ma ritenne comunque opportuno informare il Capo dello Stato.
In questi giorni in cui non si parla d’altro che del presunto “dossieraggio” fatto ai danni dei politici del Centrodestra, la notizia ha fatto scalpore e – va detto – anche un po’ piacere.
In Italia, purtroppo, vi è un’opinione largamente condivisa secondo la quale i magistrati possono sbagliare senza mai pagarne le spese.
Il caso di Piercamillo Davigo va evidentemente in senso contrario e dunque lascia presagire che anche i magistrati se sbagliano pagano.
Per dovere di cronaca va detto che il difensore di Piercamillo Davigo, l’avvocato Davide Steccanella, uscendo dall’Aula ha dichiarato: “Continuo ad essere convinto dell’innocenza del mio assistito. Ricorreremo in Cassazione. Leggeremo le motivazioni”.
E’ bene ribadire che in Italia si è innocenti sino a sentenza del terzo grado di giudizio.
E’ altresì lecito pensare, però, che è assai difficile che la Suprema Corte di Cassazione ribalti l’esito processuale ottenuto in primo grado e confermato in appello.
Soprattutto è difficile credere che la Cassazione possa non tener conto del fatto che – come spiega l’avvocato Fabio Repici – “l’imputato aveva anche confessato di aver commesso i reati per i quali è stata confermata la condanna”.
Assolvere Piercamillo Davigo significherebbe non solo mettere in dubbio le sentenze di primo e secondo grado ma anche – e soprattutto – cancellare le dichiarazioni di colpevolezza e le confessioni prestate sotto giuramento da Davigo stesso.
Il Centrodestra di Governo, ma per la verità anche Matteo Renzi e “Italia Viva”, chiedono da anni una Riforma della Magistratura che inserisca la responsabilità personale del magistrato.
Sarà forse giunto il momento di varare una così discussa e tanto attesa riforma del nostro sistema giudiziario?
Ai posteri il compito di scoprirlo.