
Monsignor Roberto Repole è tra i “pupilli” di Jorge Mario Bergoglio. Diversamente la pensano molti torinesi.
Come ormai tutti sanno, Jorge Mario Bergoglio, controverso inquilino della “Domus Sanctae Marthae”, edificio alberghiero situato all’interno della Città del Vaticano, presso la Basilica di San Pietro, ha deciso di nominare una “nuova infornata” di Cardinali.
Tra questi vi è l’Arcivescovo di Torino, Monsignor Roberto Repole, presule molto discusso nelle diocesi di Torino e Susa per le sue posizioni più che moderniste riguardo i temi della Fede.
Com’è nel nostro stile, abbiamo atteso qualche giorno prima di esprimere un parere sulla questione e fare un’analisi della vicenda. Certe notizie lasciano davvero senza parole.
Monsignor Repole sapeva già che Bergoglio lo avrebbe chiamato ad essere Cardinale di quella che una volta era Santa Romana Chiesa, tanto è vero che ha così commentato: “Quando è arrivato l’annuncio del Papa domenica mattina ero a tavola con i miei familiari, nella casa dei miei genitori, è stato un modo bello di ricevere la notizia”.
Un goliardico detto dice che questo è il miglior modo per “passare dalla mistica alla mastica”.
Il Cardinale è un battezzato che appartiene alla gerarchia della Chiesa Cattolica – pur non essendo il cardinalato di origine biblica, e dunque divina – ed ha il compito di eleggere il Romano Pontefice, dopo il periodo della Sede Vacante, aiutare il Papa nel governo della Chiesa Universale e servire la Chiesa sino all’effusione del sangue nella forma del martirio.
Evidentemente a Monsignor Repole queste incombenze non levano l’appetito visto che ha subito tenuto a precisare che “è stato un bel modo di ricevere la notizia” mentre era a pranzo con i parenti.
Di diverso tenore la Nota diramata da Monsignor Alessandro Giraudo e don Daniele Giglioli, rispettivamente Vicario generale della Diocesi di Torino e Vicario generale della Diocesi di Susa.
I due collaboratori dell’Arcivescovo di Torino hanno detto che Bergoglio “esprime ancora una volta il suo grande e personale affetto nei confronti di Torino e del Piemonte: a nome delle Diocesi di Torino e Susa lo ringraziamo per questa attenzione e vicinanza, assicurandogli continua preghiera per il suo ministero di guida della Chiesa”.
Sarebbe interessante capire in che modo Jorge Mario Bergoglio abbia dimostrato “affetto nei confronti di Torino e del Piemonte”.
Evidentemente i due Vicari generali non leggono i giornali e le pagine di cronaca e, dunque, non sono a conoscenza che Torino è vessata da immigrati che compiono maree di reati, rendendo la città insicura e pericolosa.
Diciamo questo perché non passa domenica nella quale Bergoglio, affacciandosi al Palazzo Apostolico, nella recita dell’Angelus, non parli di immigrati e di necessità di accoglierli tutti.
Evidentemente dalle parti dell’Arcidiocesi taurinense non si sono resi conto che moltissimi cattolici della Capitale Sabauda non hanno più versato il loro 8×1000 alla Chiesa Cattolica, ma lo hanno destinato ad altre confessioni, stufi di questa predicazione pro-immigrati propinata con pertinacia da Bergoglio.
Unica nota positiva è che i due Vicari, rendendosi conto di essere Ministri ordinati, anziché parlare di pranzo coi parenti, hanno detto una cosa spirituale: “Ci uniamo ugualmente alla preghiera con cui accompagniamo il nostro vescovo Roberto in questo nuovo impegno che, ne siamo certi, saprà accogliere e vivere con le doti e la profondità spirituale che stiamo sperimentando nel suo essere pastore a servizio delle nostre Chiese di Torino e Susa”.

Chi – come chi scrive – ha qualche capello bianco, ricorda la figura straordinaria del Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo di Torino dal 19 giugno 1999 all’11 ottobre 2010, Custode pontificio della Santa Sindone dal 22 settembre 1999 all’11 ottobre 2010, e Cardinale di Santa Romana Chiesa dal 21 febbraio 2001 per volontà di Papa Giovanni Paolo II.
Le sue omelie erano intense, profonde, intrise di teologia e spiritualità. Il Cardinal Poletto sapeva arrivare al cuore delle persone, anche le più semplici e le più fragili. Toccava tutti gli aspetti della vita pastorale della diocesi. Ha parlato di problemi della famiglia, di valore della vita, di importanza della formazione del clero, …
Non si sottraeva mai alle incombenze che spettano all’Arcivescovo di Torino.
Per tutti gli operai della FIAT fu l’uomo del dialogo e della pacificazione durante la celebre “crisi della FIAT”. Il Cardinal Poletto, pienamente conscio del suo mandato pastorale, è andato in tutte le sedi possibili a ribadire il dettame evangelico secondo cui “l’operaio è degno del suo salario” (Matteo 10:10).
Per questo motivo, nel 2000, l’Anno del Giubileo, “promosse un importante convegno in cui la Chiesa torinese apriva un tavolo di confronto con tutte le istituzioni, le parti sociali, le agenzie educative, il sistema del credito con un obiettivo chiaro: valorizzare il dialogo reciproco come strumento principale per superare una crisi che, fin dall’inizio, non riguardava solo l’azienda ma investiva l’intero territorio”, come ben ha ricordato “RaiNews”.
Ora a Torino ci sono di nuovo momenti bui e tristi sul fronte dell’automotive.
“Stellantis” è in crisi nera, per via della transizione all’elettrico, ma l’Arcivescovo Repole, anziché farsi uomo del dialogo, della mediazione e della Provvidenza nei confronti delle famiglie degli operai, va a farsi una passeggiata alla Festa della FIOM CGIL, una realtà comunista e anticlericale.
Dinanzi alla tragica situazione per cui Mirafiori sta vivendo un “anno nero”, “con meno di 20 mila vetture prodotte e la cassa integrazione dilagante, con il corollario di salari ridotti e poche speranze per il futuro”, il Vescovo Repole sa solo dire: “Ci sono stati segnali positivi come l’annuncio di assunzioni di giovani” e “Dobbiamo sentirci tutti responsabili del futuro di questa città. Non ci tireremo indietro se i lavoratori torneranno in piazza”.
Parole retoriche e assolutamente denotanti la completa incompetenza del pastore di Torino che, invece, avrebbe dovuto informare la Segreteria di Stato del Vaticano e chiedere al Cardinale Pietro Parolin e al Presidente dei Vescovi italiani, Cardinale Matteo Maria Zuppi, di mettere in moto la diplomazia della Santa Sede per scongiurare l’ecatombe economica del Piemonte.
Invece Monsignor Repole è andato alla Festa della FIOM CGIL a fare una passerella senza significato. Probabilmente proprio la sua assoluta mancanza di intraprendenza, e di diplomazia, ha spinto Jorge Mario Bergoglio a nominarlo Principe della Chiesa.
Il prossimo Conclave, in fondo, deve portare sul Soglio di Pietro uno che finisca l’opera di distruzione della Sana Dottrina Cattolica, delle verità fondamentali della Chiesa e del “Depositum Fidei”, iniziata da Bergoglio nel 2013.
Menomale che chi ha Fede si è già posto al riparo in un “Piccolo Resto Cattolico” con la certezza che – come ha detto Gesù al primo Papa, Pietro Apostolo – “Sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere” (Matteo 16:18).
Nonostante quanto Bergoglio sta facendo in Vaticano, nonostante il vergognoso Sinodo sulla Sinodalità, nonostante “Amoris Laetitia” e “Fratelli tutti”, la Chiesa Cattolica non perirà e Jorge Mario Bergoglio, un giorno, sarà solo un triste e lontano incidente di percorso nella Storia della Chiesa.
Certo che il male dilaga sempre più, speriamo che il SIGNORE venga presto a rimettere un po di ordine nella sua Santa chiesa. I tempi di DIO, non sono i nostri, allora preghiamo la VERGINE SANTISSIMA che come a Cana di Galilea solleciti il SUO DIVIN FIGLIO ad intervenire al più presto.
Io faccio un accorato appello a tutti i Sacerdoti di “non aver paura,dire la verità bergoglio non è il papa,non è necessario fare parte del Sodalizio Mariano ma si può creare un’alleanza perché la chiesa Vera Cattolica Apostolica possa avere un Vero conclave con solo cardinali pre 2013 ed eleggere un Papa leggittimo,ne va non solo per i credenti ma per tutti gli italiani per conservare la nostra cultura la nostra identità la nostra libertà; firmate le petizioni del dott. Cionci,non mettete la testa sotto la sabbia,usate il logos…..
Articolo molto significativo della piega che sta prendendo la chiesa cattolica, una deriva che pare inarrestabile . Spero vivamente che i sacerdoti abbiano il coraggio di dire la verità nuda e cruda senza tanti giri di parole per salvare quel poco che rimane di questa povera Chiesa villipesa e devasta.
Ne abbiamo abbastanza di atteggiamenti ambigui da parte dei prelati; sono incompetenti e lo sappiamo, ma devono farsi consigliare da chi ha a cuore il benessere del popolo e darsi da fare interpellando le parti sociali e se vogliono possono fare molto per Torino. Se invece si occupano solo di balorde benedizioni alle coppie gay e non entrano nel tessuto sociale ed economico con una onesta mediazione, sono dei falliti