La casa dove nacque.
Edificio di modesta fattura, realizzato con grossi sassi e pietra “spungone”. Qui Mussolini nacque il 29 luglio 1883, in una stanza del primo piano.
Il 15 aprile 1923, nel corso della prima visita a Forlì dopo essere divenuto Capo del Governo, Mussolini fece ritorno nei luoghi della sua infanzia, a Dovìa (nome dell’originario paese su cui sorse poi Predappio Nuova) dove un gruppo di predappiesi annunciò l’intenzione di volergli regalare la casa dove nacque.
Quando il 30 agosto 1925, il segretario del Partito Nazionale Fascista giunse a Predappio con il mandato di fondare Predappio Nuova, fu apposta sulla facciata della casa una targa che celebrava il luogo di nascita del duce, la quale venne però rimossa nel 1926 per volere di Mussolini stesso che intendeva mantenere nella semplicità la casa, per farne una testimonianza delle sue origini rurali.
Seguendo questa strategia, all’interno della casa, vennero allestite l’officina da fabbro del padre Alessandro, le camere da letto degli sposi e dei bambini Benito e Arnaldo (ad oggi non più conservati). La stampa fascista si concentrò in particolare su alcuni aspetti, soprattutto la mitizzazione dei luoghi, dei genitori e dell’ambiente rurale che la propaganda voleva esaltare.
La casa, insieme al cimitero di San Cassiano, divenne verso la fine degli anni Trenta uno dei luoghi più visitati a Predappio; tra il largo numero di visitatori si elencano anche il Re Vittorio Emanuele III di Savoia e il figlio, Principe Umberto II.
All’interno della casa natale si può trovare una fotografia dell’originale impressione prospettica, il progetto con cui l’architetto Florestano Di Fausto intendeva costruire il nuovo abitato di Predappio, e in particolare quella che oggi è la Piazza Sant’Antonio. Il progetto è firmato e approvato da Mussolini stesso.
Vi si può trovare anche l’originale bandiera della Sezione del Partito Socialista di Dovìa, all’interno del quale Mussolini iniziò la sua carriera politica. La bandiera risale al 1913 e gli unici due colori presenti su di essa sono il rosso e il nero; vi si può leggere in alto “Sezione di Dovìa” e sotto “Fate largo che passa il lavoro”, frase dettata da Mussolini perché rispecchiasse i valori e gli ideali dettati dal partito.
Nel 1922 una squadra di fascisti rubò la bandiera dalla sede del Partito ma, al ritorno, mentre loro fecero gazzarra in una osteria ubriacandosi, gettando in strada tavoli e panche di legno per poi darli alle fiamme, un socialista salì di nascosto sul camion dei fascisti e si riprese la bandiera che fu tenuta nascosta per tutto il periodo fascista e venne esposta a Liberazione avvenuta.
Fonte: Comune di Predappio (FC)
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