Le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni formulate da un esercito di cervelli sopraffini capaci di intravedere soluzioni impensabili a problemi inesistenti solo per giustificare la remunerazione richiesta alla comunità per il loro operare indipendentemente dal risultato di cui non sono mai responsabili in quanto risponde coerentemente alle esigenze espresse dalla comunità stessa.
Perdonate il lungo e complicato sottotitolo che renderebbe quasi del tutto inutile l’articolo che segue, ma senza tale premessa “super partes articuli” al posto di un articolo occorrerebbe un trattato sociopsicologico delle patologie capaci di albergare nella mente umana sotto forma di pensieri distorti generati in risposta a impulsi di intenzioni e desideri volti a soddisfare i bisogni del bene e del bello (peraltro legittimi, ci mancherebbe altro).
Perdonate anche la mia non del tutto obiettiva osservazione prospettica conseguente i trascorsi di progettista di automobili e la mia ovvia posizione eretica rispetto al consolidato stato dell’arte delle cose (che non significa che esse siano sbagliate, ma semplicemente potrebbero esserlo esattamente come posso essere sbagliato io o che siano giuste entrambe tra molte altre possibilità non prese in considerazione per mia ignoranza o incapacità).
Se c’è una situazione capace di concentrare in sé la fotografia dello stato di coscienza della massa umana non vi è nulla di meglio che quella prodotta dall’interazione tra il mercato di produttori di automobili, il bacino della loro utenza e i legislatori e regolamentatori delle infrastrutture dedicate a permetterne l’uso.
Quanto segue non è volto a criticare chissachè o chissachi, né ad ingenerare polemiche di alcun genere, poiché si tratta di considerazioni rivolte ad un qualcosa che ha appena qualche centinaia di anni di vita, coinvolge qualche miliardo di persone, si snoda su alcuni milioni di chilometri di strade, ha prodotto e produce una economia che genera milioni di posti lavoro ed altrettanti incidenti di ogni genere e conseguenze, oltre ad un certo tipo di inquinamento ed imbarazzanti esibizioni di disparità di status symbol. Quindi né critica, né polemica, né giudizio, ma fotografia quanto più comprensiva dei vari aspetti connessi.
Automobile “amore mio”.
Già, amore mio perché, come si sa, in guerra ed in amore tutto è permesso!
Se poi il teatro di rappresentazione di questa situazione è composto da oltre 80 milioni di chilometri di strade nel mondo (cioè stese come una rete che si sviluppa per una lunghezza di circa 2000 volte la circonferenza del pianeta che le accoglie), su cui circolano oltre 1400 milioni di auto (la maggior parte delle quali concentrate in megalopoli), le cui interazioni sono regolate dalle intenzioni di qualche milione di registi istituzionali che devono istruire e dirigere alcuni miliardi di attori che improvvisano la loro parte anziché coordinarsi e rispettare la propria parte come indicato dalla regia, allora abbiamo un minimo quadro delle conseguenze che ne derivano e della lotta senza esclusione di colpi (mortali per almeno 1,3 milioni di utenti l’anno) che si scatena in modo inarrestabile.
Certo tutto quanto è nato con la migliore intenzione quando oltre due secoli fa qualcuno pensò di mettere a riposo carrozze e cavalli e sostituirli con mezzi più efficaci e tecnologicamente moderni, più adatti a percorrenze più lunghe, agevolando così le comunicazioni e gli scambi personali, culturali e commerciali e permettendone sviluppi impensabili. Da allora tali mezzi sono diventati sempre più complessi e hanno integrato in sé funzioni diverse da quelle originali diventando spesso più confortevoli, performanti e costosi di case di lusso (mancano solo le piscine che per adesso sono previste solo sulle grandi navi da crociera).
In questo tripudio di concentrato di ogni tipo di gadget premianti (14 portabicchieri, 1 televisore per posto passeggero, clima personalizzabile, sedili regolabili come posizione, conformazione del profilo e temperatura, apertura automatica delle porte e portellone attivate dal riconoscimento facciale del proprietario, solo per citarne alcuni) e sistemi di sicurezza attivi e passivi (lettura della segnaletica stradale, riconoscimento dei pedoni ed altri ostacoli, airbag e cinture di sicurezza, cicalino e vibrazione antisonno, telecamere e sensori di ogni genere per attivazione frenate di emergenza o altre manovre non istintive, tra tanti), nel corso del tempo le auto sono cresciute di prestazioni, dimensioni e peso, determinando impatti importanti nello scenario in cui esse si muovono.
Oggi un’auto di tal genere rappresenta circa il 30 percento del parco circolante, pesa circa 2500 kg, occupa circa 10 metri quadrati di suolo e viene utilizzata in media da 1 o 2 persone per una media giornaliera di pochi chilometri di percorrenza ad una velocità media stimata di circa 20 km/h nelle grandi città.
Rete stradale nota dolente.
Milioni di km di strade sono state pensate disegnate e realizzate per rendere accessibili alle auto ed altri veicoli i luoghi più affollati, turistici, remoti e impervi. Da semplici sentieri sterrati in cui passa un solo veicolo per volta, a strade ed autostrade asfaltate con decine di corsie di scorrimento in ogni senso, in parte realizzate in gallerie o in ponti dalle dimensioni e architetture strabilianti, hanno richiesto sforzi ingegneristici ed economici rilevanti e oggi molti di più ancora per il loro mantenimento in esercizio.
Legislatori, legislazione e codici di comportamento.
Milioni di addetti specificatamente formati si sono avvicendati nei secoli per determinare le giuste relazioni tra le varie parti interagenti in questo complesso scenario mondiale, cercando di tenere conto del maggior numero di situazioni e variabili per emettere leggi, regolamenti, codici, il più possibile comprensibili e condivisi tra tutti.
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Tutto ciò ha determinato la realtà dagli aspetti complessi e contraddittori che caratterizza il nostro tempo e che proveremo ad approfondire in prossimi articoli.
Intanto possiamo cominciare a farci delle domande, non importa quali, per individuare quale sia il nostro personale contributo allo stato delle cose e se ci possano essere soluzioni diverse.
grafica e testo
pietro cartella
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