
Un’analisi storica alternativa alla narrazione tradizionale
La “Storia”, quando riesce a depurarsi della retorica, componente che nasconde sempre giustificazioni o condizionamenti ideologici di parte, si presenta con una narrazione di “credibilità” che il lettore vorrebbe sempre percepire.
Tuttavia anche se la “Storia ufficiale” può essere periodicamente rivisitata con l’ottica e con l’onesta intenzione anti-retorica, dovute alle nuove conoscenze documentali, non sempre ottiene la finalità di offrire una “verità condivisa”.
Questo obiettivo, per il difficile ostacolo di conciliare le legittime opinioni interpretative, resta purtroppo ancora lontano da essere raggiunto e forse resterà sempre un problema aperto.
Infatti esistono zone “incerte”, caratterizzate da carenze documentali probanti o, all’opposto, da documentazioni oggettivamente sospette.
La narrazione della Battaglia di El Alamein è sempre stata nel dopoguerra avvolta, per opportunità politico-ideologica contingente, da una “retorica” abilmente confezionata, dove l’eroismo e il sacrificio dei nostri soldati, che ci furono e anche grandi, veniva esaltata a senso unico e vittimistico.
Ricordiamo che la battaglia di El Alamein si svolse in tre fasi distinte, per cui si parla di: Prima battaglia di El Alamein (01- 27 luglio 1942), Battaglia di Alam Halfa (30 agosto-5 settembre 1942), definita da alcuni autori come seconda battaglia di El Alamein, Seconda battaglia di El Alamein (23 ottobre-3 novembre 1942), definita da alcuni autori come terza battaglia di El Alamein.
Gli Italiani, con gli alleati tedeschi dell’Afrika Korps, sono stati presentati, anche con la condivisione di una parte della storia ufficiale, come “forze armate” di Nazioni (e di regimi politici) che avevano il compito di difendersi dai nemici aggressori e non viceversa.
Una scelta politica questa motivata dalla necessità di annacquare progressivamente le responsabilità di questo tragico evento della Seconda Guerra Mondiale.
L’obiettivo, presumibilmente, era quello di far apparire gli eventi come un ciclo di momenti eroici finalizzati a creare un clima di ammirazione collettiva e, per ultimo, di auto assoluzione generale.
In contrapposizione a questa realtà narrativa “datata e artefatta” ci sembra interessante e utile proporre la visione del filmato (e titolo del volume) “El Alamein. Gli italiani in Africa del Nord. Le ragioni di una sconfitta” edito da La Linea della Memoria (canale del Museo della battaglia di Vittorio Veneto) del 20 ottobre 2022 –
https://www.youtube.com/watch?v=5hxvfRwxKqQ – il cui commento lo riportiamo integralmente.
Il giudizio in merito, ovviamente, lo lasciamo al lettore.
Buona visione (m. b.)
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Commento originale al filmato:
“ … Tra il 23 ottobre e il 5 novembre di quest’anno, cadono gli Ottant’anni dell’ultima battaglia di El Alamein. Quante possibilità aveva l’Italia di Mussolini – se ne aveva – di portare a casa una vittoria nel deserto della Libia?
Salve a tutti e bentornati al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto, qui sulla Linea della Memoria, lo spazio che dedichiamo a chi è curioso della storia.
Il museo ha voluto celebrare l’ottantesimo anniversario dei fatti di El Alamein stampando, all’interno delle sue collane editoriali, un libro dedicato all’epopea italiana nei deserti della Libia.
Lo abbiamo intitolato «El Alamein. Gli italiani in Africa Settentrionale». Lo ha scritto il colonnello Lorenzo Cadeddu, autore di storia militare noto anche per essere stato consulente storico di sir Richard Attenborough, quando venne in Italia a girare In Love and War il colossal hollywoodiano dedicato al giovane Ernst Hemingway con Sandra Bullock e Chris O’ Donnell e per aver partecipato, più di recente, sempre in veste di consulente storico, alla realizzazione dello sceneggiato RAI, la Scelta di Maria, dedicato alla storia del Milite Ignoto.
Il libro, che uscirà nel nordest in allegato ai quotidiani del gruppo GEDI, ricostruisce con estrema chiarezza le dinamica degli eventi che videro le forze dell’Asse venire sconfitte in Africa del Nord. Il volume si pone però anche una domanda interessante.
È la stessa che Humphrey Bogart nei panni del sergente Joe Gunn pone al prigioniero italiano Giuseppe, nel film Sahara, una pellicola propagandistica girata nel 1943, che racconta proprio gli eventi della guerra nel deserto.
La domanda è questa: «Giuseppe, ma gli italiani pensano davvero di vincere?» La domanda in realtà è presente solo nel doppiaggio italiano perché nel dialogo originale i due attori parlano di tutt’altro, ma in ogni caso le nostre possibilità di vittoria in Africa Settentrionale erano praticamente inesistenti. In questo video esaminiamo i motivi che, secondo gli storici, giustificano una tale affermazione….”.
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