Si è conclusa la mostra dei pittori Ciro Spinapolice, Lorella Massarotto, Maria Grazia Fiore e Pasquale Filannino presso pArte Spazio Sospeso, in via Accademia Albertina 3 bis
A Torino, sabato 28 settembre 2024, si è conclusa la mostra “Visioni cromatiche” presso pArte Spazio Sospeso, in via Accademia Albertina 3 bis, che ha visto la partecipazione dei pittori Ciro Spinapolice, Lorella Massarotto, Maria Grazia Fiore e Pasquale Filannino.
“Visioni cromatiche” è stata inaugurata con la partecipazione di Lillo Baglio, appassionato d’arte che ha già presentato come opinionista diverse mostre. Come buon conoscitore dell’ambiente artistico torinese, Baglio ha brevemente, ma abilmente, tratteggiato le personalità e la produzione dei quattro espositori.
Aspetto interessante di “Visioni cromatiche” è stata la sua organizzazione. Bruno Carraro ha curato gli spazi espositivi, mentre Ciro Spinapolice, presidente dell’associazione ART-TO, che ha avuto la duplice veste di curatore e di partecipante, ha saputo creare un gruppo di amici artisti, con l’intento di imprimere alla mostra un carattere particolare, in modo che ogni partecipante esponesse una serie di sue opere non casuali, ma collegate a un soggetto unitario e a un percorso di ricerca suo proprio.
A seguito di un interessante confronto con Ciro Spinapolice, sottoponiamo ai nostri lettori alcune considerazioni sulle opere di “Visioni cromatiche”.
La pittrice Lorella Massarotto ha proposto le sue Wunderkammer ovvero delle piccole realizzazioni che si ispirano alle “Stanze delle Maraviglie” che hanno avuto origine nel XVI secolo. La raccolta di oggetti legati alla natura (naturalia) e all’abilità di artigiani (mirabilia) hanno portato alla conoscenza di aspetti di mondi lontani. Questo concetto si è ripetuto negli anni con gli assemblage surrealisti, con le opere americane della metà del 1900: scatole, contenitori di idee, di objets trouvés, di emozioni e di storie…
Lorella Massarotto, che è stata anche restauratrice di soffitti di abitazioni del Sei-Settecento, allestisce le sue Wunderkammer utilizzando manufatti di recupero e procedendo al riciclaggio di oggetti di uso comune sapientemente rivisitati. Le sue composizioni si intitolano “Circo Barnum”, “Interno Magritte”, “Money” e “Grottesca”.
Maria Grazia Fiore ha frequentato a Torino l’Istituto Moderno di Cultura artistica con i corsi di interior design, fotografia d’arte, pubblicità e grafica pubblicitaria.
A “Visioni cromatiche” ha presentato un certo numero di opere astratte, colorate visioni aeree in acrilico e olio su tela, che evocano mappe di territori osservati da un velivolo. In ogni opera si nota un ampio nastro bianco, ad andamento sempre diverso e sinuoso, che simboleggia il difficile percorso della vita che, in analogia ad una strada, impone al viandante-essere vivente curve e deviazioni.
Pasquale Filannino nato a Cerignola (Foggia) nel 1942, vive e lavora a Torino. Sono tipiche della sua produzione le tele “cloisonné” che in “Visioni cromatiche” hanno proposto, con colori particolarmente vivaci e gioiosi, alcune figure iconiche della sua vasta produzione, ovvero lo Charlot di Charlie Chaplin, visto nel finale del film “Tempi Moderni” e in altre figurazioni, anche in compagnia di personaggi amati da Filannino, come Chet Baker, Louis Armstrong, Arlecchino, il clown, per terminare con una modella con una Vespa scooter, in una composizione ispirata agli anni Sessanta.
Ciro Spinapolice, che vive e lavora a Torino, ha presentato una serie di lavori dedicati alla natura, in primo luogo dei manufatti ottenuti dalla rielaborazione di radici di alberi trovate nei boschi e trasformate in sculture, previa pulitura e trasformazione manuale, alla ricerca di un effetto di pareidolia.
Viene così definita la tendenza istintiva e automatica del cervello dell’uomo a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate di oggetti o profili, naturali o artificiali, dalla forma casuale. Questa illusione del subcosciente vuole giungere a razionalizzare ciò che è fortuito. Si manifesta in special modo evocando volti umani e/o animali, ma anche panorami, ad esempio, dalle venature di rocce, di marmi e anche di piastrelle di ceramica. Così, dalle radici rielaborate da Spinapolice, non a caso intitolate rispettivamente “Pareidolia 1” e “Pareidolia 2”, vediamo emergere figure umane, elefanti, draghi e altre creature ancora, che variano a un semplice cambiamento del punto di vista dell’osservatore.
Troviamo poi opere in argilla, “Senza Titolo”, ottenuta mediante cottura con fuoco vivo, e “Tutto attorno”, in argilla cotta di Castellamonte, dove le figure delineate dall’autore vengono ad assumere caratteristiche che trascendono l’effetto di pareidolia: vediamo infatti una donna, una tartaruga, un leone e perfino un extraterrestre “grigio” a raffigurare i vari momenti del pianeta Terra.
Anche i quadri esposti da Spinapolice fanno riferimento alla natura, a partire da “Bosco Incantato”, del 2007, che segna l’inizio del suo interesse per questa tematica. “Il Sottobosco”, appare fortemente informale, realizzato di getto, e informale è parimenti “Riflessi”. “La Forza della Natura” propone i quattro elementi naturali, terra, aria, fuoco e acqua: proprio dalla loro combinazione e dal loro interagire nasce l’opera, dove si possono scorgere numerosi effetti di pareidolia. Ne “Il Libro Planetario”, attraverso le pagine di un antico volume posto al centro della tela, viene a realizzarsi l’unione con l’Universo che codifica e lega tutto ciò che si trova intorno al nostri mondo.
Citiamo in conclusione i quadri “Delirio Verticale”, “Montagna” e “Onirico” nei quali Spinapolice dà valida prova della sua maturità artistica, conseguita dopo un percorso che ha visto, dal 1986 al 1998, un suo primo periodo figurativo moderno, seguito da una ricerca informale divenuta presto astratta.
La mostra “Visioni cromatiche”, al di là delle interessanti tematiche proposte, sulle quali mi sono dilungato anche per il mio interesse per i fenomeni di pareidolia, si è svolta presso pArte Spazio Sospeso, in via Accademia Albertina 3 bis, nuova e interessante realtà nel panorama delle gallerie d’arte torinesi che merita l’augurio “Ad maiora!”.
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