Opera pittorica realizzata da Vincenzo Foppa
Segnaliamo brevemente una singolare metamorfosi del diavolo, sicuramente molto ambigua e della quale abbiamo una traccia oggettiva in un affresco realizzato in un ambiente che effettivamente sembrerebbe poco idoneo per ospitare una pittura del genere. Trasferiamoci quindi nella Cappella Portinari, situata all’interno della chiesa di Sant’Eustorgio a Milano. L’opera pittorica è stata realizzata da Vincenzo Foppa (1427-1515), tra il 1464 e il 1468 e in armonia con il suo indirizzo poetico, che ne ha fatto una delle figure di riferimento del rinascimento lombardo.
Ebbene, Foppa ha affrescato un’apparente “normale” Vergine con il Bambino, solo che le due figure, del tutto coerenti con l’iconografia coeva tipica, sono contrassegnate da una singolare peculiarità: hanno le corna!
Inutile dire che queste caratteristiche hanno dato lo spunto a molteplici interpretazioni, alcune molto suggestive, ma staccate dalla realtà. Realisticamente, il senso di quest’opera può essere ricomposto se ci rivolgiamo alla biografia di Pietro da Verona (1205-1252), conosciuto anche come Pietro martire. Benché provenisse da una famiglia di fede catara, entrò a far parte dell’Ordine domenicano e quindi, nel 1251, divenne inquisitore di Milano e Como.
In relazione a questa sua attività fu assassinato, nei pressi di Seveso, da alcuni eretici. Negli anni precedenti fu testimone di un evento straordinario: durante la celebrazione della messa, il diavolo cercò di tentarlo assumendo le fattezze di Maria con il Bambino tra le braccia ma, secondo la tradizione agiografica, nell’operare questa metamorfosi si “dimenticò” di far sparire le corna, che quindi svettavano sul capo delle due figure.
Il santo ebbe quindi modo di riconoscere l’artificio del maligno e lo scacciò elevando l’ostia consacrata.
Vi è anche un’altra interpretazione che riguarda Guglielma detta la Boema (?-1281): donna vissuta in odore di santità e oggetto di venerazione dopo la sua morte, quando venne tumulata nell’abbazia di Chiaravalle. In seguito il Tribunale dell’Inquisizione ne intravide ascendenze eretiche e così le sue spoglie furono riesumate e presumibilmente bruciate.
L’affresco di Foppa sarebbe quindi una trasfigurazione pittorica della vicenda di Guglielma: si tratta però di un’ipotesi che gode di minore credito rispetto alla precedente. Comunque la singolare raffigurazione ha assunto una certa popolarità per la sua contraddittoria iconografia, non facilmente visibile, soprattutto in ragione dell’ardita prospettiva verticale adottata dall’artista.
Indicato con vari nomi, “Madonna con le corna”, “Falsa Madonna” e “San Pietro martire debella il demonio con l’ostia”, questo affresco si pone chiaramente come un’opera alquanto singolare nel corpus figurativo avente il diavolo come protagonista. Comunque non si tratta di un unicum, infatti è nota una tavola caratterizzata da un identico soggetto.
L’autore è Antonio Vivarini (1418-1476/84) e il dipinto è poco noto poiché fa parte di una collezione privata; in questo caso l’artista non si è limitato a mettere le corna alla Vergine e al Bambino, ma ha provvisto la donna anche con ampie ali di pipistrello, dando così alla figura un elemento atto a sottolineare l’identità del diavolo, il quale anche in questo caso crede di celarsi con un’imperfetta metamorfosi che nulla maschera della sua oggettiva origine.
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