Acqua potabile che manca in piena estate, con turisti in Granda, e 28° C. Qualcuno pagherà o saremo i soliti italiani che si lamentano tanto per?
A seguito dei nostri articoli dei giorni scorsi sull’incresciosa situazione che ha lasciato i comuni di Cuneo (55.900 abitanti), Bernezzo (4.282 abitanti), Borgo San Dalmazzo (12.577 abitanti), Busca (10.205 abitanti), Boves (9.646 abitanti) e Cervasca (5.176 abitanti) senza acqua potabile, diversi affezionati lettori ci hanno interpellati per esprimere il loro sdegno e la loro acredine verso la pessima gestione dell’Azienda Cuneese dell’Acqua SpA (ACDA).
Non si può dar torto ai tanti cittadini che si sono sentiti presi in giro dagli Enti pubblici coinvolti ed abbandonati dai comuni, che si sono limitati a copiare e incollare i comunicati scarni di ACDA con cadenza irregolare e senza empatia alcuna.
Il primo comunicato emesso da ACDA riportava la data del 19 agosto 2024 e l’orario delle 8.30, il secondo comunicato la data del 20 agosto 2024 e l’orario delle 17.00, il terzo ed ultimo – oltreché tardivo – comunicato riportava la data del 21 agosto 2024 e l’orario delle 17.30.
ACDA, a causa di una sua incapacità di “contenere i livelli di torbidità delle Sorgenti del Bandito”, ha permesso che avvenisse “lo sporcamento dei principali serbatoi della rete di Cuneo e Intercomunale”.
Nei tre citati comunicati, i vertici di ACDA non hanno ritenuto opportuno dire quali tipi di patogeni vi fossero nell’acqua, non hanno ritenuto opportuno divulgare i dati microbiologici, si sono sentiti in dovere di pubblicare sempre poche e fredde righe per dar notizie rarefatte e per nulla esplicative.
Se da una parte il Consiglio di Amministrazione di ACDA SpA non ha dimostrato empatia e rispetto per i 97.786 cittadini senza acqua potabile, dall’altra i sindaci dei comuni interessati non hanno fatto granché per aiutare la popolazione anziana, disabile, immunodepressa ad approvvigionare ballotti di acqua e affrontare al meglio un’emergenza – evitabilissima – con 28° C.
Quando succedono cose del genere i sindaci dovrebbero mettere in campo la Protezione Civile comunale. Se non la si utilizza in situazioni come questa allora quando? All’“Illuminata”, “StraConi” ed altre iniziative ludico-ricreative ampiamente discusse?
Quasi 100.000 persone sono state per 57 ore nell’impossibilità di fruire dell’acqua potabile del servizio idrico pubblico. Eppure i sindaci si sono limitari a pubblicare comunicati stringati e anonimi sui social network, rimanendo in attesa che ACDA si degnasse di ripristinare il servizio malfunzionante.
Per quel che concerne il Comune di Cuneo, dallo Sportello del Cittadino, ci si sentiva rispondere che il Sindaco, Patrizia Manassero, era “come tutti, in attesa di sapere i risultati delle analisi dell’acqua”. Che notiziona!
Tantissimi cittadini ci hanno detto che – con quello che guadagna il Sindaco Manassero – avrebbe dovuto prendere la macchina, andare alle Sorgenti del Bandito per sorvegliare che ACDA facesse il suo lavoro e lo facesse bene.
Invece il Sindaco, ed ex Senatore del “Partito Democratico”, “come tutti” stava in dolce attesa di un comunicato di ACDA inerente il ritorno alla potabilità dell’acqua. Ci sarebbe da ridere se la cosa non facesse piangere.
Per di più dal Call Center di ACDA le risposte erano sempre le stesse: “l’acqua non è potabile, pertanto se ne sconsiglia l’utilizzo”, “bisogna avere un po’ di pazienza”, “quando l’acqua sarà nuovamente potabile lo apprenderete dai comunicati dell’Azienda”.
In un’estate torrida, con picchi di 28°, l’Azienda Cuneese dell’Acqua non ha ritenuto portare ballotti di acqua (almeno alle persone fragili, malate o immunodepresse), i Comuni non hanno ritenuto di “alzare la voce” con il Presidente di ACDA, Livio Quaranta, dal momento che – ogni volta che piove – le Sorgenti del Bandito si inquinano e la gente deve stare senza acqua.
In Granda è tutto normale. L’acquedotto fa pena, chi lo gestisce lo fa nel modo che tutti vedono, ma ai sindaci va bene così.
Giusto per ricordare la deplorevole gestione delle Sorgenti di Bandito, citiamo un articolo di Piergiorgio Berrone, “La Guida”, che il 20 ottobre 2023, scriveva così: “E’ scattato in serata il divieto di utilizzo ai fini alimentari dell’acqua distribuita dall’acquedotto comunale. A stabilirlo è l’ordinanza numero 157 firmata dalla sindaca Roberta Robbione a seguito della comunicazione pervenuta dall’Acda di Cuneo nella quale si fa presente che a causa delle forti piogge si sono riscontrate torbidità causate dai residui di materiale fangoso all’interno della captazione nella sorgente del Bandito”.
Dal 20 ottobre 2023 al 19 agosto 2024 – 10 mesi – cosa ha fatto ACDA per evitare che “residui di materiale fangoso” entrassero “all’interno della captazione nella sorgente del Bandito”?
A quanto pare nulla o, perlomeno, non abbastanza se dopo soli 10 mesi la questione ha interessato oltre 97.000 cittadini. Eppure le bollette ACDA ha continuato ad erogarle con una puntualità elvetica e gli emolumenti ai membri del Consiglio di Amministrazione non sono mai mancati.
Questa volta, però, i “bugia nen” non sono stati zitti e hanno espresso il loro sdegno e la loro aberrazione sui social network.
Sulla Pagina Ufficiale Facebook del Comune di Cuneo si può infatti leggere: “Sono le 12:50 del 21 agosto: ma volete segnarvi di dirci a che punto è la situazione acqua potabile? Grazie”, “Sono quasi 17 ore che aspettiamo il risultato delle ultime analisi”, “Vergognosi, sono in ferie? Organizzatevi meglio”, ma il migliore è quello di un signore che scrive: “ACDA tante chiacchiere, pochi fatti… non si sa se sperare che piova o se aver paura che accada altrimenti non ci si può nemmeno lavare con 30 gradi”.
In tanti hanno espresso forte perplessità sull’operato del Presidente Quaranta che, secondo molti, dovrebbe dare immediatamente le dimissioni, rimettendo il mandato nelle mani di chi glielo ha conferito.
Una cosa è certa: bisogna che i politici locali, in primis i Parlamentari Monica Ciaburro, “Fratelli d’Italia”, Giorgio Maria Bergesio, “Lega”, e Chiara Gribaudo, “Partito Democratico”, facciano pressioni su chi di dovere per vedere se ACDA ha posto in essere tutto quanto previsto per evitare la non potabilità dell’acqua.
Se così non fosse, non soltanto si dovrebbe sciogliere il CdA ma bisognerebbe portare la cosa a conoscenza della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti per gli accertamenti del caso.
Non si può pensare di continuare ad avere aziende che operano nel settore pubblico, costano “un occhio della testa” e danno servizi carenti, inefficienti e, non di rado, scadenti.
Ci riserviamo di tornare sul tema.
Come al solito gli amministratori incapaci e menefreghisti crescono come i funghi ovunque