
Le bottiglie di vino sono da 750 ml e non da un litro. Da dove nasce questa specifica? Perché le bottiglie son fatte così?
In questi tempi di nervosismo globale, un po’ di leggerezza etilica è scaturita da sé, poiché forse non tutti sanno che:
la capacità di una bottiglia di vino è stata uniformata nel XIX secolo, e con l’andar del tempo, ne sono state date le più fantasiose spiegazioni, tra le quali, la più attendibile è stata la comodità nel trasporto. Un’altra ipotesi è collegata al peso. Nel passato invero, si riteneva che una bottiglia di vetro della capacità di 75 cl, una volta riempita col vino, toccasse il peso di 1 kg. È un valore aggiunto in voga soprattutto nel XX secolo ma non è il principale.
La scelta dei 3/4 di litro è scaturita da necessità storico-economiche geografiche di astuti mercanti.
Nel XIX secolo, la Francia era il più rinomato Stato produttore ed esportatore di vini. Quelli provenienti da Bordeaux erano i più apprezzati. Anche per questo la bottiglia da 0,75l è definita “La bordolese”, dalla tipica forma cilindrica regolare e collo corto, della quale esistono più varianti con vetro bianco o colorato e leggere differenze poco evidenti.
All’epoca, i principali clienti del vino francese erano gli inglesi, che però non adottavano lo stesso sistema di misurazione decimale, introdotto dai francesi nel corso della rivoluzione e nelle campagne napoleoniche. Gli anglosassoni usavano il sistema imperiale britannico.
L’unità di volume utilizzata dagli inglesi era il “gallone imperiale”, che corrisponde a 4,54609 litri; una diversità imbarazzante che richiedeva una soluzione per agevolare i calcoli di conversione al momento dell’acquisto.
Occorreva dunque progettare un recipiente che potesse consentire un conteggio preciso delle bottiglie. Furono i mercanti inglesi stabiliti nella regione di Bordeaux a crearlo. Si trattava di un grande barile della capienza di 225 l, che conteneva 50 galloni “giusti”, a loro volta equivalenti a 300 bottiglie bordolesi da 750 ml.
Da qui, la formula: 1 barile = 50 galloni = 300 bottiglie, semplificando la quale, 1 gallone era equivalente a 6 bottiglie. Quindi, è per questo rapporto che ancora oggi le scatole di vino, di norma contengono 6 -12 bottiglie.
Formato & storia simili anche per altre bottiglie dal profilo tipico leggermente diverso dalla bordolese, quali l’Albeisa, col corpo più raccordato con il collo, destinata ad accogliere i pregiati vini delle Langhe, sagoma affine alla Champagnotta destinata al prestigioso champagne, alla Borgognotta di Borgogna, patria di Chardonnay, Pinot Nero e Beaujolet, e a alle bottiglie del Châteauneuf–du–pape, che sono più decorate, in genere dallo stemma delle aziende agricole in vitrea sporgenza (le mie preferite).
Un’altra bottiglia da 75 cl che occorre menzionare è la Renana, un po’ più allungata e smilza, che si usa per i vini caratteristici della zona del Reno.
Le forme e i contenuti da 75 cl della Bordolese, della Albeisa e di tutte le altre classiche bottiglie, oltre ai prodotti europei, sono state ereditate anche dai vini californiani, da quelli australiani, dai prodotti sudamericani, fino agli ottimi chardonnay della Nuova Zelanda. Le produzioni del vino non trovano terreno fertile in Russia e in Asia, ma la cultura del saperlo apprezzare si sta rapidamente diffondendo in tutti gli angoli del pianeta.
Possiamo dunque affermare che le inconfondibili forme delle bottiglie da 75 cl, attualmente sono le migliori ambasciatrici di pace e di allegria in tutto il mondo?
Forme in cui la proporzione del corpo, alta e allungata è stata preservata nel tempo proprio per capacità “acquisita”, fedele ad altri compiti importanti affidati alla campana, quel fondo curvo e incavo sito alla base della bottiglia che:
- favorisce la raccolta di eventuali sedimenti in uno spazio più ristretto, evitando che eventuali residui scendano nel bicchiere versando il vino;
- aiuta a dosare in modo omogeneo la pressione quando la bottiglia viene tappata;
- aumenta la resistenza meccanica della bottiglia in caso di urti, reggendo molto bene anche alla pressione interna dei gas di fermentazione;
- grazie al peso, favorisce l’equilibrio della bottiglia;
- è un punto di presa dal basso per versare il vino senza interferire col calore della mano prendendola dal collo, dettaglio importante soprattutto per non far montare gli spumanti al momento dell’apertura.
Svelati gli arcani sui tre quarti di litro contenuti nella Bordolese, nell’Albeisa & C, e sulla loro forma, non resta che aprirne una e brindare! Ma occorre ancora menzionare la Pulcianella, sempre 75 cl, originaria di Montepulciano, ma più simile al tondeggiante fiasco.
Se la storia delle bottiglie, del loro contenuto e del territorio, risulterà gradito, chiediamo al lettore di farcelo sapere con qualche commento o qualche aggiornamento, sicché prossimamente si narrerà del fiasco, una simpatica forma italiana nata dalle vendemmie che si perdono nel tempo e nelle allegre leggende popolari. Se è vero che “in vino veritas” del fiasco … s’ha da sapere! 🍷
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Un articolo assolutamente originale che regala spiegazioni accurate e ben documentate a delle domande che raramente vengono poste. Abbiamo l’abitudine di porre raramente domande relative a fatti apparentemente inspiegabili… quando troviamo le risposte proviamo un immeritato sollievo… grazie Carlo.
Ho trovato questo articolo molto “frizzante”, originale e intelligente. Chi avrebbe mai pensato che dietro una bottiglia di vino ci fosse tanta storis e astuzia! Aspetto di leggere la storia dei fiaschi, nati penso, con il famoso Chianti.
Per una astemia e quindi lontana dal farsi domande sulle bottiglie che contengono qualsivoglia vino, leggere questo articolo è stata una gradita sorpresa. Interessante la storia e l’utilizzo che ne viene fatto. Guarderò con più attenzione le bottiglie sul tavolo!!! Bravo Carlo
si di questi tempi un pezzo così, serio ma leggero, anzi leggero ma serio, ci sta proprio.
E a renderlo ancora più frizzante la pulce nell’orecchio che mi hai messo mentre, casualità più unica che rara, mi trovato davanti a una buta come le 3 nella prima foto e insieme… proprio al relativo produttore, Aldo Vajra, nonché amico comune !!!
Curioso approfondimento ! grazie
Interessante, avevo anche sentito dire che gli antichi vetrai riuscissero con un solo soffio a realizzare quella capacità di 0.75
Grazie
gli antichi vetrai toscani riuscivano a modellare un fiasco da 2,5 l a soffio senza stampo. Sulle bottiglie, che fossero da 75 perché era la capacità di un soffio, è una delle tante curiose risposte che si tramandano, ma è solo una diceria. Il motivo è proprio quello indicato. Grazie mille per questo e per ogni commento
Un abbraccio all’autore e un ulteriore cenno sulla bottiglia Albeisa
Trae la sua origine dalla Poirinotta prodotta, pare, da imprenditori inglesi ( gli stessi del Marsala, del Porto…) alla fine del XVII secolo
Avevano osservato la presenza di abbondanti sabbie del vicino bacino del Po, non così lontani dai vigneti dell’Albese ….
Pesavano 980 grammi circa ed avevano capacità di 0,55 litri e vi erano anche i multipli da 1,11; 1,650 e 2,15 litri
Simpatiche curiosità da condividere con gli amici a cena attorno ad una buona bottiglia di rosso!
oggi è uscito quello sui fiaschi, non si usano più, però sono molto pittoreschi, trovatene qualcuno e con il Chianti non si sbaglia. Tradizionale oggetto italiano