Il 5 Ottobre è la Giornata Mondiale degli Insegnanti
PRIMA PARTE
Immagino che nessuno, o pochissimi, ne siano al corrente, ma il 5 Ottobre è stata la Giornata Mondiale degli Insegnanti. Una giornata dimenticata e misconosciuta, persa nel mare magnum delle giornate mondiali disseminate in quasi ogni giorno dell’anno: e forse è meglio così, perché, benché a parole tutti sostengano che il futuro del mondo stia nei giovani e nelle scuole che frequentano, poche professioni oggi sono così scarsamente considerate, come quella dei docenti.
Forse stanno peggio di noi (ebbene sì, appartengo alla sfortunata categoria) solo i medici e il personale sanitario dei pronto soccorso, aggrediti ormai quotidianamente da energumeni che spesso si presentano in branco per farsi “giustizia” da sé, come se la morte di un paziente fosse da scriversi sempre all’imperizia e negligenza (termini che tra l’altro credo siano sconosciuti agli energumeni di cui sopra) di un medico e non, forse, al fatto che la sfortunata polmonite di un ultranovantenne, magari aggravata da altre patologie legate all’età, porti disgraziatamente e fatalmente alla morte del paziente.
Ma si sa: oggi non si accetta nulla, nemmeno il fatto che siamo mortali, senza incolpare qualcuno. Figuriamoci poi se è ammissibile che un docente dia un voto insufficiente al proprio pargolo: è lui/lei che non ha saputo motivarlo, essere chiaro/a nelle spiegazioni e capire il suo dramma interiore quando in classe ascoltava la musica di nascosto o peggio rovesciava per terra il proprio banco per dare sfogo al suo dissidio romantico tra l’illusione di un sei e la cupa disillusione dell’ingiustizia di un quattro immeritato. Povero ragazzo! Naturalmente sto esagerando un po’ e non sarebbe giusto fare di ogni erba un fascio e considerare la norma ciò che invece, per fortuna, è l’eccezione (un’eccezione frequente, devo dire).
Ma l’aria che tira nel nostro tempo non è bella; l’ignoranza, la maleducazione, l’arroganza e l’invidia si rivolgono verso la cultura e contro chi ha la sgradevole abitudine di non semplificare e banalizzare ciò che è complesso, costringendo quindi anche chi non è abituato a ragionare con la propria testa a confrontarsi con pensieri che lo mettono in difficoltà e, nella migliore delle ipotesi, lo lasciano spaesato. Nella peggiore lo irritano e lo spingono alla violenza.
Ma torniamo a noi, alla nostra giornata dimenticata. È stata istituita nel 1994 con l’obiettivo di sostenere le organizzazioni degli insegnanti e garantire che le necessità delle future generazioni siano sempre soddisfatte dai docenti. Il 5 ottobre fu scelto per commemorare la firma della Raccomandazione concernente lo status dei docenti redatta a Parigi nel 1966. E il 5 ottobre del 1997 l’UNESCO adottò un’altra Raccomandazione concernente lo status dei docenti nell’insegnamento superiore.
È interessante dare un’occhiata ai temi a cui negli anni sono state dedicate le Giornate Mondali: “Giovani docenti, il futuro della professione” (2019), “Insegnanti: guidare nelle situazioni di crisi, reinventare il futuro” (2020), “Insegnanti al centro del recupero dell’istruzione” (2021), dopo i danni della pandemia, “La leadership degli insegnanti nella trasformazione dell’istruzione” (2022), “Gli insegnanti di cui abbiamo bisogno per l’istruzione che vogliamo” (2023), “Valorizzare la voce degli insegnanti: verso un nuovo contratto sociale per l’istruzione” (2024).
Come si vede, temi importanti, che mettono in primo piano la funzione della scuola e dei docenti per il futuro del mondo e che naturalmente cozzano con la realtà, almeno in Italia, della scarsa considerazione generale verso i docenti, dettata innanzitutto da un fatto semplicissimo: la retribuzione dei docenti, risibile ai limiti dell’offensivo. Soprattutto oggi che la cultura è guardata con sospetto e ciò che conta in una persona è quanto guadagna; molti genitori non rispettano i docenti proprio per questa ragione.
Cosa potrà mai insegnare al proprio pargolo, geniale a priori, una persona che guadagna mensilmente quello che molte mamme nullafacenti spendono per parrucchiere, estetista, e altre simili amenità in un paio di mesi? Non in libri, per carità. Non sia mai che si preferisca un’ora di lettura ad una bella spettegolata con un’amica ( amica?) davanti al terzo caffè della giornata.
Ma se l’insegnante sfoggia un bel brillante (ma per molti genitori è più importante che sia grosso piuttosto che puro) o indossa un costoso abito firmato ( o è proibito ad un docente di avere altre rendite?) allora le cose cambiano. Le insufficienze hanno una loro ragion d’essere e una certa severità nella disciplina è vista positivamente. Provare per credere. Che gli insegnanti sappiano reinventare il futuro, che siano al centro del recupero dell’istruzione, che lavorino per un nuovo contratto sociale per l’istruzione è irrilevante, non interessa a nessuno, né a molti genitori, né alla popolazione in generale né tanto meno ai nostri governanti di oggi e di ieri.
Insomma anche in questo caso, come avviene ahimè sempre più spesso ed ambiti sempre più vasti, le persone vengono valutate in base al loro reddito, spesso più presunto che vero. Naturalmente il quadro non è così desolante sempre e dovunque; dopo quarant’anni di liceo lasciatemi dire che i ragazzi sono mediamente bravi ed interessati, i genitori per lo più svolgono il loro ruolo decorosamente, anche se hanno sempre più difficoltà a dire quei no che sarebbero tanto necessari per la buona formazione dello spirito dei loro figli, e gli insegnanti lavorano in gran parte con serietà ed impegno. Se purtroppo esiste, tuttavia, la pregiudiziale sociale di cui sopra verso gli insegnanti, le ragioni, a mio avviso, sono da ricercarsi soprattutto in ambito legislativo, sindacale e politico.
Lo vedremo nel prossimo articolo.
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D’accordo 👍
Purtroppo hai messo il dito nella piaga: genitori incapaci di dire NO ai propri pargoli fin dal loro primo capriccio immotivato. Su Facebook gira una simpatica scenetta di in bimbo in in supermercato che fa una scenata/capriccio, sdraiato per terra e urlante. La mamma lo guarda, non dice nulla ma si sdraia per terra e fa una sceneggiata simile a quella del bimbo. La creatura spiazzata e destabilizzata interrompe il suo show e la smette du rompere le palle.