
Un viaggio sempre più disumano verso quell’IA Quantistica che ci seduce e ci sta facendo paura
Le balene sono in via di estinzione, l’anno più caldo di sempre sarà quello che verrà, si respira aria di un’ultima, definitiva guerra, la foresta dell’Amazzonia brucia, siamo 8 miliardi di umani, sempre più stretti su questa palla che va…
Brutte notizie per l’umanità, eppure, un inspiegabile senso di noncurante rassegnazione pare abbia preso il sopravvento e la popolazione, ebbra di inebrianti nullità, scivola “liquida” come un lento fiume, verso l’inevitabile cascata.
La fine delle tradizioni, la scomparsa degli dei, il tramonto della cultura classica, la perdita della manualità, il crepuscolo delle arti, del filosofico pensiero, delle economie locali e delle identità minori, si sono compiute con rapidità. Siamo stati catapultati rapidamente nell’era della globale servitù digitale.
Globalizzazione è un termine coniato dalla rivista The Economist nel 1960, ripreso nel 1983 da Theodore Levitt, docente di marketing della Harvard Business, al quale è erroneamente attribuito, ma poco cambia nella plurima sostanza economica e non solo.
Unificare il mondo attorno a un’unica moneta, è un’ambizione economica che risale ai tempi più remoti. In ambito aziendale, globalizzare indica una sequenza di azioni con cui le produzioni si connettono nel miglior modo con clienti e partner in tutto il mondo. Gli effetti hanno già stravolto l’economia nel bene e nel male, accelerando lo sfruttamento delle risorse e il degrado ambientale, a favore della produzione e delle multinazionali.
Un progetto di stampo liberista occidentale che esige l’appiattimento del pensiero della popolazione che deve essere uniformata in ordinate schiere di consumatori sempre affamati di nuovi prodotti.
La globalizzazione culturale invece, ha arricchito quanto impoverito ogni folclore nativo, unificando e livellando tradizioni millenarie, generando un nuovo popolo “liquido” e multietnico, che si integra, ma dissipa la propria identità storica.
Dal punto di vista alimentare si è passati dagli OGM alla farina di cavallette con una velocità disarmante. La dieta mediterranea, dai millennials in poi, ha ceduto il passo a serial Kinder, fast-food & C. Eccellenze DOC resistono; roba per obsoleti salutisti, nostalgici snob e opulenti stranieri.
L’elettronica ha accelerato in modo incessante: tv, stereo, pc, tablet, smartphone, robot, algoritmi e poi… Intelligenza Artificiale che è già quantistica, allertando quella Umana. Le statistiche aggiornano i conti dei nuovi disoccupati, umiliati e dispersi dall’IA. Chi li sfamerà?
Si percepisce la perdita d’ogni riferimento acquisito fino a poco tempo fa, da una preghiera a scuola al proprio mestiere, ai sacramenti, alla sanità. App, Pin, Puk, Link e password sono il nostro contatto artificiale col mondo. Il rapporto umano, le file allo sportello, un certo savoir faire… Lontano ricordo della stirpe Boomer; nostalgici in via di estinzione già quasi sui post di storia.
I giovani non usano più il denaro contante, anche la paghetta finisce sulla scheda di plastica informatica, la nostra banca appresso che tutto include e garantisce. Perlomeno in apparenza è una gran comodità. Esiste un rischio di frodi informatiche, ma molto meno rispetto a furti e rapine, è assicurabile, e infine, dal 2009 siamo entrati nell’era della moneta digitale. I più svegli si danno da fare, le criptovalute hanno un andamento irrazionale, ma il logaritmo che lo decide, comunica che in questi tempi di instabilità geopolitica, il Bitcoin è un bene di rifugio più dell’oro.
La totale abolizione del contante è fortemente auspicata dal premio Nobel per l’economia Paul Krugman, sostenitore dei vantaggi dati dai costi inferiori, dal calo della criminalità e da una migliore efficienza per la politica monetaria, e poi, nessun limite al prelievo o a movimenti sul conto se c’è legalità.
La fine di spiccioli e banconote però, non è un plebiscito popolare. Mio padre mi disse: “il giorno che aboliranno il denaro contante, la gente sarà pronta per la schiavitù”. Parole di chi ha vissuto una guerra vera mentre cercava di salvare la pelle. “Più le cose vanno male, più deve sembrare che sia tutto sotto controllo”.
I rampolli della generazione Z ignorano il valore in once d’oro, d’argento, di bronzo e così via, dei vecchi dobloni, dei fiorini, del nichelino n.1 di Zio Paperone.… “Denari sonanti”, garanzie millenarie, mai svalutate nei loro “metallici”, scomodi, ma palpabili pesi. Fu Bonaparte a imporre la carta moneta in Europa, così da poter pagare merci e truppe con una “garanzia bancaria”, primo e velato imbroglio, ma filigranato; plurima comodità.
All’orizzonte si prospetta la fine del “fruscio” anche di quella. Se e quando il grande Neuralink globale di quell’IA che già tutto sa della privacy, del riconoscimento facciale e tutto può gestire, dovesse calare l’asso pigliatutto anche sull’euro digitale emesso dalla Central Bank Digital che in qualità di virtuale realtà esiste già, quale proprietà e quale identità resterà all’umano incapace di riprendere il controllo?
Ma la generazione Z, si pone la questione? O già ci muoviamo tra avatar e realtà virtuale proiettati verso un Matrix che verrà, in un mondo dove la razza umana non sarà prevista? Infine: Intelligenza Artificiale resterà fino ad esaurimento delle scorte di energia? Niente più generazioni sulla pelle inaridita della Madre Terra, fino a quando un nuovo Dio o chi per lui, qui o altrove farà un nuovo tentativo.…
Post scritto: chi o cosa garantisce che questa sequenza degli eventi sia frutto dell’autore o di qualche redattore artificiale?
Il mondo si evolve, e’ inevitabile. Ma non sarà che invece ci stiamo involvendo?. Pare che tutto quello che ci è stato insegnato per crescere con dei valori oggi non venga più considerato e in effetti la situazione in generale mi sembra preda del caos
Lavorando nel settore del visual design questo cambiamento è decisamente palpabile!
Il mondo sta cambiando, ma siamo sicuri che stia cambiando in meglio? Non è forse che ci stiano rendendo più comoda la cella? Appiattendo le nostre radici, la nostra millenaria cultura, noi non facciamo altro che regredire al passo dei popoli che in questi millenni si sono solo lamentati senza far nulla. Erano colonizzati, è vero, ma lo erano anche gli americani, che cominciarono allora e non hanno finito più di combattere in giro per il mondo. Io sono un conservatore, amo la mia cultura e le mie radici, amo la mia lingua e le mie tradizioni e per nessuna ragione al mondo, voglio tornare indietro per mettermi al passo con chi non ha mai fatto nulla. Vorrebbe dire aver fatto torto ai miai avi, che hanno lasciato tracce indelebili di bellezza al loro passaggio.