Primo romanzo metafisico di Nadia Pedroni Tonti
“Vorrei dirtelo ma sono morta”, il primo romanzo di Nadia Pedroni Tonti (Resalio, 2024), è stato presentato domenica 24 marzo presso il Palavillage di Grugliasco (TO) con la partecipazione del direttore editoriale Fabrizio J. Fustinoni. Questa la trama del romanzo che l’autrice definisce “metafisico”.
All’inizio del 2016 un uomo e una donna si conoscono in circostanze casuali, senza sospettare che le condizioni ideali per quell’incontro si sono plasmate molto prima della loro volontà, quando i pensieri andavano rispettivamente verso la morte e verso la vita. Arcibaldo, detto Arci, ha 63 anni e si macera nel tormento per aver perso l’amata moglie Lidia, deceduta per un ictus.
Giada, 32 anni, giovane sposa, si ostina a inseguire un progetto a senso unico: vuole a tutti i costi un figlio ma il marito Raffaele, condizionato anche dalla propria madre Elda, non vuole saperne. La giovane si ritrova così imbrigliata nel ruolo di moglie infelice. Arci e Giada si conoscono per motivi professionali e quello che sembra un incontro isolato, si rivelerà l’inizio di una serie di sincronicità e di appuntamenti destinati a chiudere un conto rimasto in sospeso.
Un racconto che accompagna il lettore a riflettere su argomentazioni profonde relative alla vita e alla morte e al lato spirituale della nostra esistenza.
Nel corso della presentazione presso il Palavillage di Grugliasco, l’Autrice, in risposta a una domanda di Fabrizio J. Fustinoni, ha così espresso le sue considerazioni riguardo il destino: «Per me l’argomento è sempre stato un po’ spinoso ed è per questo che ho voluto trattarlo proprio nel mio primo romanzo.
Quando pensiamo al destino, pensiamo a una serie di accadimenti casuali che arrivano, ci sconvolgono, vanno contro la nostra serenità, si oppongono alla nostra realizzazione. Spesso ci si divide anche molto sul concetto parallelo al destino, che è quello del libero arbitrio, perché se l’essere umano ha una capacità di scelta autonoma, allora come può esistere un destino predeterminato? Ho cercato di mostrare nel libro come uno dei due personaggi principali abbia poi alla fine capito la profonda differenza tra la rassegnazione e l’accettazione».
In un altro passaggio ha aggiunto: «A noi tutti sarà capitato di passare un momento difficile, magari anche traumatico. Quando ci capita, noi ci ritroviamo, o lentamente o improvvisamente, in una stanza molto buia e stretta. Questa stanza è fatta di dolore, di rabbia, di frustrazione, insomma è una stanza della sofferenza. E finché ne abbiamo bisogno, restiamo in quella stanza.
Poi arriva sempre il momento in cui noti che c’è una porta, la apri e trovi le praterie. Cosa succede quando ci apriamo alle praterie? Scopriamo che dietro ogni accadimento c’è sempre un motivo, c’è un disegno che noi prima vedevamo al contrario; quindi, vedevamo tutti i fili del ricamo al contrario e ci sembravano tutti incasinati; invece, in realtà dall’altra parte vediamo il disegno al dritto e diciamo no, ma è tutto perfetto. Allora c’è qualcosa che sta oltre me.
Ecco, io ho cercato di parlare di questo e dico anche sempre che la domanda giusta da fare non è di cosa parla il libro, ma a cosa ti fa pensare un libro».
Nadia Pedroni Tonti ha così concluso: «La mia speranza è di accompagnarvi in una lettura che possa ispirarvi, coinvolgervi, farvi riflettere, ma senza la pretesa di insegnare qualcosa».
Nadia Pedroni Tonti lavora per un’azienda che si occupa di formazione e comunicazione strategica.
Personalità eclettica e introspettiva, si è dedicata a diverse forme d’arte, ma la scrittura resta l’unico modo per lei efficace di tenere insieme la sua umanità: un legame con l’anima che le bussa dentro.
Nel 2013 ha auto-pubblicato quattro racconti brevi dal titolo “Sottane di carta” in cui rifletteva sui danni prodotti dai “non detto” delle nostre vite.
Con “Vorrei dirtelo ma sono morta”, il suo primo romanzo, non ha realizzato un libro: è il libro che ha realizzato lei!
Nadia Pedroni Tonti
Vorrei dirtelo ma sono morta
Resalio, 2024, 192 pp, € 19,90
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