
Ha anche partecipato a due film dal regista Victor Vegan, “Da dove tutto ebbe inizio” e “Libertà per credere”
Nicolò Maimone, un giovane piemontese appassionato cultore delle epoche passate, si distingue per il suo amore per l’800 e i primi del ‘900. Come collezionista, riporta alla luce oggetti preziosi dal Rinascimento al Novecento, inclusi paramenti sacri, abiti, arazzi e altro ancora. I suoi pezzi più preziosi provengono da case antiche, aste e donazioni. Si definisce un collezionista antiquario e si occupa anche del restauro dei suoi reperti.
Nicolò spiega che la passione per l’antico è nata con lui: sin da piccolo amava recuperare oggetti vecchi per giocarci.
Appartenente a una famiglia nobile, Nicolò parla del suo blasone, legato alla sua storia familiare perché l’azione eroica di un suo avo, nel 1621, portò al conferimento del titolo di Conte da parte di Sua Maestà di Spagna.
Come si è detto, l’epoca che lo ispira maggiormente è il tardo Ottocento e il primo Novecento e questo lo porta a indossare di preferenza abiti originali di questo periodo. Il suo stile, definito di “giovane lord”, rappresenta per lui un modo di essere, non una provocazione, e riflette la sua scarsa considerazione per quanto è “moderno”.
La partecipazione di Nicolò è stata fortemente voluta dal regista Victor Vegan nei suoi due film “Da dove tutto ebbe inizio” e “Libertà per credere”.
Nel primo film, Nicolò veste i panni di Herbert Kilpin, il pioniere del calcio che ha contribuito alla nascita delle squadre del Toro e del Milan.
Nel film “Libertà per credere” interpreta il teo-filosofo Fritjoff Schuon. Col titolo inglese di “Freedom to Believe”, questa pellicola è stata ultimamente selezionata al Berlin Motion Picture Awards, dove ha vinto un premio.
Nicolò Maimone ha raccontato la sua storia nel corso di parecchi programmi televisivi e radiofonici tra i quali ricordiamo “I fatti vostri” con Giancarlo Magalli (2017); “Uno Mattina” con Francesca Fieldini; “S’è fatta notte” con Maurizio Costanzo; “Ciao Darwin 8” (2019) e “Ciao Darwin 9” (2024).
Nonostante la sua crescente notorietà televisiva, afferma di essere rimasto sempre se stesso, un collezionista che nel suo laboratorio privato si occupa di ridare nuova vita ai suoi reperti. Restaura anche oggetti di culto ecclesiastico: si definisce cattolico praticante, ma non si considera un fanatico.
Per il futuro, Nicolò Maimone spera di poter trasformare la sua passione in una professione, anche se teme che il lavoro di restauratore sia forse troppo di nicchia e possa andare scomparendo.