Una interessante ricerca del dr. Francesco Aragno
La storia del “Canale Cavour” è sicuramente nota agli studiosi e specialisti dell’ingegneria idraulica, ma presumo lo sia poco presso il grande pubblico.
L’articolo che ci propone il dr. Francesco Aragno – medico chirurgo otorinolaringoiatra e autorevole esperto di Filatelia Subalpina – è una interessante ed esaustiva esposizione storico-finanziaria di un’opera ciclopica ed ardita, vanto dell’ingegneria civile del Regno di Sardegna di metà ottocento.
In sintesi si potrebbe dire che la realizzazione del “Canale Cavour” è stata anche una sfida ingegneristica portata a termine, attraverso difficoltà d’ogni genere e sorprendentemente nei termini previsti, costituendo all’epoca un’opera ammirata in tutta Europa.
Ringrazio l’Autore per la sua continua e fattiva collaborazione.
Buona lettura (m. b.)
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Francesco Aragno
Il Canale CAVOUR
La regolazione e regolamentazione delle acque nel Vercellese è storia antica.
I primi canali furono scavati nel Medio Evo intorno all’anno 1000.
Negli Statuti di Vercelli del 1241 si parlava della roggia del Comune di Gattinara, derivata dalla destra del fiume Sesia, Del 1387 sono i documenti riguardanti il roggione Sartirana lungo 30 chilometri ed alla stessa epoca risalgono le notizie sulla roggia di Tricerro e di Buronzo.
Nel XV secolo si cominciò a costruire una vera e propria rete: si hanno testimonianze del canale Biraga, aperto su concessione del Comune di Vercelli, del Canale del Rotto, derivato dalla Dora Baltea, aperto fin dal 1400 dai Marchesi del Monferrato; della Molinara di Balocco realizzato per disposizione del Duca Amedeo VIII di Savoia e aperto nel 1448, del Naviglio di Ivrea scavato nel 1468 per volere di Jolanda di Savoia e nello stesso periodo i monaci realizzarono lo scavo del roggione di Trino. Tra il 1554 ed il 1584 fu realizzato il roggione di Vercelli
L’intento di accrescere il complesso reticolo di vie e corsi d’acqua necessario per incrementare la capacità irrigua del Vercellese, del Novarese e della Lomellina fu oggetto di attenzione da parte di padre Tommaso Bertone da Cavaglià nel 1633.
Sotto il regno di Carlo Emanuele III e di Vittorio Amedeo III verso la fine del ‘700 vennero aperti il Canale di Cigliano, (ultimato nel 1785) il Naviletto della Mandria ed il Naviletto di Saluggia.
Mentre il Vercellese vedeva assicurate le proprie necessità dalle acque della Dora Baltea con le derivazioni del Naviglio di Ivrea, del Canale del Rotto e del Canale di Cigliano, i territori del novarese e della Lomellina soffrivano delle magre estive della Sesia, dalla quale attingevano i roggioni Mora, Rizzo Birago, Busca e Sartirana che derivavano dalla Sesia, e dal naviglio Langosco originario dalla sponda destra del Ticino.
In queste terre e in questa situazione idrografica nacque il 21 dicembre 1794 a Scavarda frazione di Vinzaglio in Provincia di Novara Francesco Rossi. Abbandonati gli studi di geometra, si dedicò all’agricoltura, assunse l’incarico di agente generale del marchese Michele Benso di Cavour (il padre di Camillo) per la tenuta di Leri e lo mantenne per ben sedici anni, fino a quando il Conte Camillo, lasciò Torino per subentrare al padre, in precarie condizioni di salute, nella conduzione di questa grande proprietà. Per divergenze con il conte Camillo, Rossi lasciò l’incarico e prese in affitto delle terre del Capitolo metropolitano di Vercelli per diventare a sua volta agricoltore per conto proprio.
Negli anni precedenti il 1842 Rossi maturò l’idea di derivare un canale dal Po per l’irrigazione del basso Novarese e della Lomellina: era convinto che ci fosse un dislivello sfruttabile tra il Po e la Sesia.
Ottenne dal ministro Thaon di Revel l’incarico di eseguire i rilievi altimetrici e planimetrici necessari e per cinque anni, solo con l’aiuto di un assistente e di una livella ad acqua, percorse instancabilmente il territorio in lungo ed in largo, talvolta schernito e snobbato dai contadini, eseguendo i rilievi necessari, compresa la portata dell’acqua dei corsi d’acqua,
Con i risultati ottenuti nel 1846 espose al Ministro Thaon de Revel il suo progetto ed ottenne di dare avvio alla concreta progettualità dell’iniziativa.
Verificato che il livello del Po è effettivamente superiore a quello della Sesia di circa 25 metri, il progetto prevedeva un canale con la presa d’acqua poco a valle della confluenza tra Dora Baltea con il Po presso Crescentino, proseguiva da Ovest ad Est attraverso San Grisante, San Genuario, Apertole e Leri, poi da Est verso Nord attraverso Selve, Castellone, Olcenengo e Collobiano, attraversava poi con delle chiuse l’Elvo, il Cervo e la Sesia per proseguire da Ovest a Est attraverso Casalvolone, Agogna, Novara, Romentino ed entrava nel Ticino a Trecate. La Lunghezza totale era di 70 chilometri, la larghezza di 24 metri, la pendenza totale del dislivello 24,80 metri.
Il progetto fu sottoposto all’esame dell’Ispettore alle Finanze ingegnere Carlo Noé, Direttore di tutti i canali del Vercellese e poi ad un Collegio di quattro ingegneri e fu approvato. Venne presentato al Congresso Generale Agrario di Mortara nel 1846 e fu applaudito. Il Re Carlo Alberto ricevette Rossi, si congratulò con lui e gli promise un congruo premio.
Mentre il progetto percorreva l’iter burocratico ed aveva bisogno di tempo per le necessarie verifiche, sopraggiunse il 1848: la Prima Guerra d’indipendenza con le Cinque Giornate, il Governo provvisorio di Milano, la vittoria di Peschiera poi le sconfitte di Goito e di Custoza, la ritirata dalla Lombardia e da Milano ed il ritorno degli Austriaci di Radetzky, poi ancora il 1849 con la tremenda sconfitta di Novara, l’abdicazione di Re Carlo Alberto ed in aggiunta a tutto questo al Rossi fu sequestrata da parte del Governo provvisorio di Milano una grossa quantità di riso del valore di diciottomila lire, che non recuperò mai più e lui fu ridotto in miseria.
Implorò il Parlamento di concedergli almeno un equo compenso per tutto il lavoro che aveva svolto: ottenne solo millecinquecento lire, neppure bastanti a coprire le spese vive.
Presentò alla Camera dei Deputati una petizione affinché si potesse dare finalmente inizio al suo progetto: nel 1851 fu ricevuto a Leri dal conte Camillo Benso Cavour, allora semplice deputato, che voleva capire dove sarebbe passato il canale e se avrebbe attraversato i suoi terreni della tenuta di Leri. Il colloquio si concluse con un gesto di stizza di Cavour “…questo canale non si farà”.
Consapevole della gravità della situazione, Rossi si rivolse allora a diversi intermediari, tra cui Gustavo Benso di Cavour, fratello del conte Camillo, al fine di indurre a migliore disposizione il conte, ma ottenne solo l’invito ad occupare il posto vacante di Economo della Mandria di Chivasso nel 1852, incarico che accettò subito per sollevarsi un poco dalle strettezze in cui versava la sua famiglia.
I canali derivanti dalla Dora Baltea erano di proprietà demaniale e venivano affittati ad appaltatori e speculatori che, a loro volta, subaffittavano ai proprietari ed ai coltivatori dei terreni, creando situazioni di conflitti di interesse permanenti.
Nel 1853, alla scadenza dei vecchi contratti d’appalto, Cavour diventato nel frattempo Ministro delle Finanze, propose di riunire i circa 3500 agricoltori, in una sola associazione, concessionaria unica delle acque e unica amministratrice della distribuzione e gestione delle acque, creando in questo modo le premesse legislative e politiche entro cui si sarebbe mosso tutto l’iter di ricerca, di progettazione, di finanziamento e di esecuzione della costruzione del nuovo canale.
Questo avvenne il 14 giugno 1853 in occasione della discussione alla Camera del disegno di legge relativo alla concessione delle acque demaniali derivate dalla Dora Baltea a favore della nuova ”Associazione di Irrigazione dell’Ovest Sesia”. Durante la discussione, Cavour espresse il giudizio di inattuabilità del canale progettato da Rossi e dispose che l’ingegner Noé studiasse lui un nuovo canale.
Ovviamente furono presentate ragioni tecniche ed economiche per sostenere l’inattuabilità del progetto, alle quali Rossi rispose a sua volta mettendo in evidenza come la realizzazione del nuovo tracciato, che prevedeva la captazione delle acque dal Po a Chivasso prima della confluenza con la Dora Baltea, richiedeva una spesa ben maggiore, allungava il percorso di 13-15 chilometri e soprattutto escludeva l’apporto idrico della Dora. Ma il no di Cavour fu definitivo con la legge 1575 del 3 luglio 1853.
Dall’analisi del testo riportato e dall’osservazione della mappa del Canale “Noè” era chiaro che il nuovo canale non avrebbe più attraversato la tenuta di Leri e i detrattori di Cavour lo accusarono di aver fatto modificare il percorso previsto dal precedente progetto per evitare che la sua proprietà venisse divisa.
Decreto Costitutivo dell’Associazione per l’irrigazione delle terre all’Ovest della Sesia
Nel 1854 l’ingegner Noè con l’ingegner Fagnani presentarono all’ispettore Michela il nuovo progetto e lo resero pubblico: prevedeva lo spostamento a nord e più a monte del tracciato del canale con il punto di captazione delle acque a Chivasso prima della confluenza con la Dora Baltea, attraversava il Vercellese e il Novarese per andare nel Ticino, presso Galliate con un percorso di 83 chilometri ed un dislivello di circa 30 metri. Il tracciato acconsentiva inoltre di aumentare la superficie complessiva delle terre irrigate e, con il contributo delle acque delle rogge Mora, Busca e Biraga, integrare anche l’irrigazione dell’altipiano novarese ed a regime avrebbe irrigato 110 mila ettari posti a destra del percorso, con benefici anche alla zona di Casale e Valenza per altri 11 mila ettari.
Il progetto di Francesco Rossi venne abbandonato nonostante la relazione critica mettesse in evidenza la necessità di una spesa molto maggiore di quella della captazione delle acque dal Po a Crescentino dopo la confluenza con la Dora Baltea. La derivazione a Chivasso voleva dire allungare il percorso di 12 o 15 chilometri e soprattutto rinunciare all’apporto idrico della Dora.
Nel 1854 era intanto scoppiata la guerra in Crimea, la “Guerra d’Oriente” alla quale partecipò anche il Regno di Sardegna nel 1855 come belligerante insieme a Francia e Gran Bretagna. Nel 1856 venne firmata la pace di Parigi ma gli eventi del Risorgimento stavano ormai assorbendo completamente l’attività del Conte di Cavour. Il progetto del canale fu accantonato ed il povero Rossi, dopo una vita di fatiche, suppliche, arrabbiature, mortificazioni, illusioni e disillusioni morì a Torino il 15 febbraio 1858 in miseria e solitudine.
Nello stesso anno 1858 il 21 luglio Cavour sottoscrisse gli accordi segreti di Plombières ed alla fine di aprile 1859 gli eventi precipitarono: il 23 aprile l’ultimatum dell’Austria al Regno di Sardegna e subito dopo, il 27 aprile, l’apertura delle ostilità con l’inizio della guerra.
Fu proprio grazie all’inventiva dell’ingegner Carlo Noè che furono utilizzate le acque dei canali di irrigazione del Vercellese per bloccare l’avanzata degli Austriaci verso Torino: tra il 25 ed il 29 aprile sbarrando i canali d’Ivrea, di Cigliano e del Rotto vennero allagati 45 mila ettari di territorio tra Dora Baltea e Sesia,
Il 29 aprile il feldmaresciallo austriaco Gyulai ordinò alle sue truppe, acquartierate a Pavia, di passare il Ticino e di puntare su Torino. Il 2 maggio giunsero a Vercelli dopo aver conquistato Novara senza particolari difficoltà, ma fu loro impossibile proseguire: l’inondazione delle pianure circostanti le aveva trasformate in un enorme lago e la pioggia di quei giorni fece il resto. L’occupazione degli austriaci durò in tutto 17 giorni, dal 2 al 19 maggio poi dovettero ritirarsi con l’arrivo dei francesi di Napoleone III alleati dei piemontesi.
Negli anni successivi, il precipitare degli eventi, le vicende politiche della guerra e dell’unificazione del Paese assorbirono completamente gli impegni del conte Camillo Cavour, fino alla proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861 ma poco tempo dopo, il 6 giugno 1861 morì.
Alla fine dello stesso anno, 1861, si riaffacciò il problema del nuovo canale: accantonato definitivamente il progetto l Rossi, si riprese quello dell’ingegner Noè.;
Fu costituita una Società anonima con capitali inglesi, la “Compagnia dei Canali d’Irrigazione Italiani, Canale Cavour” allo scopo di realizzare la via d’acqua dal Po, ottenendo la concessione dei canali dal governo, goderne i proventi per 50 anni per poi riconsegnare la rete di canali allo Stato.
Il Progetto di Legge recitava:” Nuovi studi, per incarico e sotto gli auspici del Conte Cavour, a quell’epoca Ministro delle Finanze, venivano intrapresi dal Solerte ingegnere Noè.
Considerata l’importanza attribuita all’opera e prima ancora della presentazione all’approvazione in Parlamento del progetto, il 9 maggio 1862 venne firmata una convenzione preliminare tra i Ministri Sella e Pepoli con i rappresentanti francesi e inglesi di alcune società interessate alla realizzazione dell’opera e su questa convenzione venne impostata la costituzione della “Compagnia dei Canali d’Irrigazione Italiani Canale Cavour”.
La convenzione prevedeva la cessione alla Compagnia della disponibilità di tutti i canali posseduti dallo Stato nella zona interessata all’investimento. Il capitale necessario per affrontare la spesa fu stabilito in 80 milioni di lire, dei quali 53,4 milioni per la costruzione del canale, 6,3 milioni per l’apertura delle diramazioni del canale e l’acquisto dei canali privati e 20,3 milioni da pagarsi allo Stato per la cessione dei canali propri.
Come atto finale dell’accordo ed a riconoscimento postumo dei meriti acquisiti da Francesco Rossi venne imposto l’obbligo alla società di versare alla vedova la somma di 50 mila lire.
La società era autorizzata a raccogliere i capitali necessari mediante emissione di azioni per 25 milioni di lire e di obbligazioni per 55 milioni con corresponsione di un tasso del 6%.
Dopo la firma del 25 agosto 1862, senza modifiche particolari, l’atto costitutivo della Compagnia Generale dei Canali d’Irrigazione Italiani venne rogato, dal notaio Turvano presso lo studio dell’Avvocato Boggio, a Torino il 1° settembre 1862. Erano presenti; due testimoni e due rappresentanti dei sottoscrittori. Gli Statuti, insieme all’atto costitutivo, ottennero l’approvazione del Governo ed il riconoscimento ufficiale con il Regio Decreto 14 settembre 1862 “per la concessione della costruzione d’un canale d’irrigazione a derivarsi dal fiume Po”. In questo decreto si stabilì anche il nome del canale in Canale Cavour. L’atto fu depositato a Torino il 20 settembre.
Nel giorno in cui fu sottoscritta la costituzione della società fu dato atto che i soci fondatori apportavano, per un valore di 1.500.000 lire, tutti i piani, progetti e studi relativi. In quel giorno fu stipulato anche il contratto per la costruzione del canale con Henry Bonnaire (“imprenditore generale”), per una somma di 47.787.366 lire. Sempre nello stesso giorno Bonnaire subappaltò l’opera alla ditta Scanzi, Bernasconi e C, per un importo di 44.347.874 lire.
Nelle questioni finanziarie gli uomini del Vercellese, non ebbero un ruolo fondamentale anche se erano tra i maggiori beneficiari dell’opera. Molti dei grandi proprietari avevano la loro dimora fuori dal territorio, come era del resto il caso di Cavour. A Novara e Vercelli non vi erano strutture finanziarie e bancarie di livello tale da poter entrare nel gioco che si svolgeva fra Torino e Milano e fra Parigi e Londra, le piazze che garantivano le sottoscrizioni del capitale sociale.
Analizzando in tempi successivi le vicende gestionali fu notato un comportamento amministrativo che lasciò molti dubbi sulla correttezza dei responsabili. I promotori inglesi e francesi avevano saputo coinvolgere banchieri e finanziatori italiani, che furono chiamati al primo Consiglio di Amministrazione della società. La delegazione italiana era costituita dal marchese Gustavo Cavour (presidente), dal ministro Minghetti, dal conte Odifreddi, dal milanese marchese Cusani e dal banchiere De Fernex. Alcuni di questi erano già degli esperti dei consigli di amministrazione delle società che operavano nel sistema delle infrastrutture piemontesi, come la società per la ferrovia da Torino a Novara o quella da Torino a Savona in cui erano coinvolti gli stessi finanziatori inglesi del canale.
L’impegno economico non fu limitato alla sola Compagnia con i suoi soci fondatori, ma coinvolse anche un gran numero di sottoscrittori direttamente o attraverso le banche. Oltre al capitale sociale, fu necessario raccogliere il denaro per le obbligazioni. L’interesse del 6% avrebbe potuto essere buono se le condizioni del corso e del rendimento dei titoli pubblici italiani avesse offerto aspettative migliori di quelle che si stavano verificando.
Era tradizionale in Piemonte, soprattutto per gli uomini delle campagne investire i risparmi in titoli pubblici. Nel 1862 il corso del titolo consolidato era pari a 70,37 ed il saggio di interesse effettivo oscillava sul 7,11% contro il 5% nominale. Il titolo redimibile garantiva un interesse del 5,96%. Il rischio legato al titolo però appariva alto, anche perché nel 1863 i tassi di sconto inglesi e francesi salirono al 4,43 e 4,65 per cento, determinando un ulteriore freno agli investitori.
I lavori di costruzione del canale ebbero comunque inizio nel 1863, il 1° giugno 1863 fu posata la prima pietra a Chivasso e, nonostante le difficoltà incontrate nella realizzazione dell’opera dovute ai numerosissimi manufatti che si dovettero costruire, giunsero a compimento il 12 aprile 1866. Il Canale Cavour fu inaugurato ed attivato in meno di tre anni impegnando 14.000 persone. Si trattò di un’opera che suscita ancora oggi meraviglia per la sua complessità, per gli attraversamenti di strade e corsi d’acqua (vennero costruiti ben 101 ponti, 210 sifoni e 62 ponti-canale) e per la cura costruttiva ottenuta impiegando solo mattoni e pietra naturale. Il canale Cavour fu, per parecchi decenni il fiore all’occhiello dell’ingegneria idraulica italiana ed europea.
La decisione di realizzare a Chivasso la presa d’acqua si rivelò successivamente un errore a causa dell’insufficiente apporto d’acqua del Po nel periodo estivo, per cui due anni dopo l’entrata in servizio del canale, nel 1868, fu necessario collegare la Dora Baltea al Canale Cavour con un nuovo canale di 3 chilometri, il Farini, costato alla Società 1,2 milioni di lire e la cui portata d’acqua di 70 metri cubi era così importante che fu necessario affiancarlo a sua volta con ad un altro canale scaricatore per restituire alla Dora l’eccesso d’acqua prelevata.
Le difficoltà finanziarie della Compagnia derivarono dalle difficoltà incontrate per la raccolta dei fondi, sia nella forma di azioni che di obbligazioni. Il Governo italiano garantiva alla Compagnia un reddito del 6% sui capitali investiti nella costruzione dei canali e nell’acquisizione delle strutture preesistenti, sia pubbliche che private ed una quota di ammortamento annuale pari a 0,3444 di lira per cento.
L’amministrazione finanziaria avrebbe versato la differenza per un periodo di 50 anni fra il risultato economico annuale raggiunto dalla gestione e la cifra corrispondente al totale dell’interesse del 6% più l’ammortamento, calcolati dal momento in cui il canale sarebbe entrato in esercizio, anche se era previsto che l’ammontare degli interessi pagati potesse rientrare nei costi d’impianto nei primi anni d’esercizio non sarebbero stati distribuiti degli utili.
.L’effetto del cambio fisso stabilito per il pagamento degli interessi in Inghilterra fu quasi esplosivo. Le difficoltà finanziarie della Compagnia, si evidenziarono fin già dal 1865, con la difficile situazione della finanza pubblica italiana. Vi erano difficoltà di liquidità, dovute al ritardo del versamento dei decimi del capitale sociale, con le proteste del costruttore che non riceveva in modo regolare i pagamenti e chiedeva anche alcune variazioni tecniche. Si fece, così, ricorso al credito bancario, coinvolgendo non solo il” Banco di sconto e sete” di Torino ma anche altre banche estere e si ottennero degli interventi governativi.
I verbali del Consiglio di Amministrazione della Compagnia riportavano le discussioni ricorrenti sulla grave situazione finanziaria che si aggravava via via di più, fino a quando, il 19 luglio 1867, fu pronunciata dal Tribunale di Torino, la sentenza di fallimento della Compagnia. La gestione del canale fu così messa nelle mani dei curatori che conclusero un concordato con i creditori.
Nel 1869 si costituì una nuova società stipulando una nuova convenzione con il Governo. Questa sostituzione poteva essere considerata una liberazione per i capitali inglesi che avevano cercato di trarre tutti i vantaggi possibili, giocando sui contratti di appalto e sui prezzi della costruzione.
La nuova Società dei canali Cavour iniziò così l’attività il 1° novembre 1869 e, come la prima Compagnia, durò cinque anni.
La legge 2002 del 16 giugno 1874, pose fine definitivamente alla vita della Società dei Canali ed il Governo tornò in possesso dei canali demaniali che aveva concesso in godimento nel 1862 e rientrò in possesso del canale di Cavour.
I benefici attesi fecero premio sui rendimenti garantiti dei capitali investiti e molti capitali furono stanziati anche dai «Comuni, corpi morali e privati», per sottoscrivere le obbligazioni.
Al 28 giugno 1862 erano già stati garantiti 5.933.500 lire, quasi l’11% di tutto l’ammontare previsto per le obbligazioni ed al primo posto era la sottoscrizione di Novara con 2.981.600 lire, seguita da quella della Lomellina con 211.500, quella di Vercelli con sole 336.900 rappresentava il modesto impegno del Vercellese. Era presente anche la Provincia di Pavia con 500.000 lire.
Si sperava che l’esistenza del canale portasse un aumento della produttività agraria e che aumentassero le occasioni di occupazione e di lavoro. Dal canale si aspettava anche un apporto di forza motrice per i motori idraulici. Le statistiche dimostrarono che dopo il 1862 le produzioni industriali furono facilitate dalle acque del canale, specialmente nel Novarese. Fino all’arrivo dell’energia elettrica, il canale Cavour ed i canali derivati consentirono anche una certa diffusione di impianti sul territorio, assai maggiore di quella che sarebbe stata consentita in precedenza.
BIBLIOGRAFIA
– Il Canale Cavour – di Gianfranco Bordin in Associazione Amici della Fondazione Camillo Benso di Cavour
– Canale Cavour – Wikipedia . Enciclopedia libera
– Canale Cavour – Ovest Sesia. Associazione Sesia di Irrigazione
– Il regime delle acque e la costruzione del Canale Cavour https//wwwroberto.crosio.net
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Progetto straordinario quello del Rossi . Congratulazioni al dott. Francesco Aragno
Grazie per l’attenzione riservata. M. B.