Antonin Gadal collega i misteri Egizi e Mosè con la storia di Parsifal.
La Gnosi resta con noi, anche nei peggiori momenti della nostra vita. La Gnosi è presente, innanzitutto come fuoco della coscienza, che conduce alla fine a un riconoscimento che porta al dono di una coscienza superiore. Antonin Gadal lo mostrò instancabilmente, vivificando le più antiche fonti. In questo testo, collega i misteri Egizi e Mosè con la storia di Parsifal.
Gli ierofanti (cioè i sacerdoti Egizi) sono eccitati al massimo grado: Apofi, il mostro che rappresenta insieme il drago e il serpente, lo spirito del male, fa la sua apparizione. Il dio Osiride, che si vede posto davanti a questo grave pericolo, decide di annientare Apofi. Con un’orribile coda e artigli lunghi e affilati e con il fuoco che esce dalla bocca, provocando terribili ustioni, Apofi, in un improvviso accesso di violenza, fa prigioniero Osiride e lo sbrana, riducendone il corpo in migliaia di brandelli, che sparge ai quattro angoli della terra.
Iside, la buona dea, che contrasta la cattiva influenza di Apofi sull’umanità, schiaccia la testa del mostro. Dopo aver ritrovato e raccolto tutte le parti del corpo di Osiride – a eccezione del membro virile, l’organo per la riproduzione – ella richiama Osiride nel suo corpo e lo rianima. D’ora in avanti, però, Osiride sarà un dio antropomorfo, cioè un dio non attivo, un dio d’ombra, un dio nero.
Gli ierofanti sono costernati. La Legge della buona trinità – della tri-unità, delle tre disposizioni – è ormai distrutta. L’unità originale non esiste più, il triangolo divino non può più illuminare nulla. «Osiride è un dio nero», ripetono senza posa ai loro neofiti. Ed è così debole che la duplice unità Osiride-Iside non può più essere compresa, non può più essere concepita. Tutto però ritorna all’unità originale, poiché Osiride diviene Horus, il figlio di Iside. E l’organo creatore mancante sarà allora divenuto l’occhio di Osiride. L’occhio di Osiride è la torre illuminata dalla pienezza del cammino del Santo Graal.
Quest’occhio, il più alto guardiano della conoscenza della vera saggezza, mostra ai mortali il cammino della scienza suprema, il cammino sul quale si incontra sovente anche il male. Per questo sarà l’occhio della coscienza. L’occhio di Osiride separa inesorabilmente l’uomo colpevole da Dio, divide l’uomo-Dio, la buona duplice-unità. Una volta separata da Dio, l’unità potrà essere ristabilita solo da Dio stesso. Il rimorso, la terribile separazione da Dio, questo, amici, è l’inferno! Così, Origene avrebbe detto: «L’inferno è il rimorso della coscienza, causato dall’occhio di Osiride».
Improvvisamente, nel santuario vi è una grande gioia: il Triangolo, il simbolo divino, ha ritrovato tutto il suo valore. La resurrezione di Osiride ristabilisce il triangolo e l’occhio di Osiride trova allora posto nel suo dominio.
Più tardi, quando Mosè sarà arrivato nella terra promessa, gli ierofanti diranno: «Osiride è un dio nero, ma l’occhio di Osiride è stato posto nella culla di Mosè. Colui che fu salvato dalle acque è l’erede dei misteri; è, quindi, anche l’erede delle acque universali dei druidi! Fu salvato grazie all’Acqua della Vita!»
Si tratta di un’interpretazione estensiva nell’ambito della più alta conoscenza… La Barca sacra – la barca di Iside – sarà anche quella di Mosè, è l’arca dei quattro animali, le quattro rappresentazioni della sfinge.
L’occhio di Osiride è la torre illuminata dalla pienezza del cammino del Santo Graal, la santificazione in Cristo: è il quadrato, il quadruplice che non vogliamo mai perdere di vista:
- Dio creò l’uomo a sua immagine; lo fece maschio e femmina;
- Uomo e donna sono mutuamente compagni, e Dio ordinò loro di essere una unità;
3 e 4. Il Dio d’Amore donò loro due figli, Caino e Abele, ma, maledizione! Caino uccise Abele. Da quattro che erano, restano solo tre; la strada è sbarrata e la vecchia terra è impregnata del sangue di Abele!
Comprendiamo così perché, nella ricerca del Santo Graal, solo Galaad è in grado di vederlo e di prenderlo tra le mani. Mentre è in cammino verso la perfezione, Parsifal fallisce e non lo riceve. Per questo si dirige verso il saggio Trevizent, il maestro del sapere supremo, che rappresenta l’occhio di Osiride. Parsifal è ignorante e non comprende! Trevizent allora gli dice: «Hai dimenticato di chiedere, di cercare. Hai visto il Graal, ma sei rimasto indifferente alle virtù e alla saggezza che rappresenta».
E poi esclama: «Non ti sei umiliato, sei rimasto altezzoso, invidioso e scoraggiato, hai perfino dubitato del Santo Graal. Sii umile, dolce, degno della Gnosi che devi conquistare. Pensa alla sozzura gettata sulla terra dalla caduta di Caino: dev’essere rimossa!»
Più tardi, questo concetto fu continuamente ripetuto dal perfetto di Bethleem e delle chiese di Ussat, in particolare da Loup di Foix: «Dobbiamo sempre inchinarci davanti all’Onnipotente, prima di poter penetrare nel suo Tempio!»
Per poter riflettere sul significato profondo della stella a cinque punte di Bethleem, il pentagramma, dobbiamo essere umili, dobbiamo inchinarci profondamente e disfarci dei nostri abiti o, per dirlo ancora meglio, dell’involucro che ci tiene prigionieri.
Caino, l’uomo separato da Dio, che si è allontanato commettendo il delitto che non può essere dimenticato, avrà sempre timore dell’occhio di Osiride. Per nascondersi innalza barriere, costruzioni di pietra, fortezze, bastioni e finanche muri di calcestruzzo! Fatica sprecata! L’occhio è sempre con lui; lo guarda costantemente per mostrargli la nefandezza del suo delitto. È l’inferno dei rimorsi della coscienza umana, un male incurabile che per questa ragione conduce alla tomba.
Quale terribile sofferenza interiore! Caino voleva fuggire davanti all’occhio… ma l’occhio era nella tomba e guardava Caino! Così la Gnosi ci resta vicino, anche quando ci troviamo nel punto più basso della nostra vita.
Caino, l’infiammato, il cercatore, non può fuggire davanti alla Gnosi; la Gnosi è con lui attraverso l’occhio di Osiride che si trova in lui. Egli la prova all’inizio come una bruciatura della coscienza, ma, dopo un cammino di miseria e di dolore, arriva finalmente a riconoscerla; allora il terzo occhio, la Gnosi, la coscienza superiore gli viene offerta.
Oltre all’occhio di Osiride, la scienza più elevata, tenuta segreta dagli ierofanti, aveva altri simboli favoriti. La saggezza, l’alta Gnosi ne aveva tre:
- a) Il portale con i due battenti ad ali quadrate, che erano il simbolo dell’equilibrio universale. 4 + 4 = 8, un numero sacro.
- b) Il Caduceo o lo scettro di Mercurio, con i due serpenti, che più tardi sul piano orizzontale diventa il simbolo della medicina, ma che rappresentava in origine la Gnosi, la Saggezza.
- c) La croce con le due travi orizzontali. È una triplicità che rappresenta la rivelazione della Provvidenza, della divinità mediante Cristo nella natura. Questa croce è il grande segno degli ierofanti, dei gran sacerdoti; è un simbolo dell’eternità, proprio come il cerchio… È l’ottuplice scettro sacerdotale che è nello stesso tempo triplice. È la duplice croce gerarchica dello scettro dei gran sacerdoti; la barca di Iside, custodita da Mosè, è la base della Croce del Gran Maestro. È la barca del candidato, il segno esoterico dell’antica fraternità.
Godefroy de Bouillon (Goffredo di Buglione) scelse la duplice croce come emblema per il suo regno di Gerusalemme, ed essa divenne la croce di Lorena.
Comprendete quello che dopo ottomila anni di storia del sapere universale significa? Particolarmente in questi tempi in cui la Gnosi afferra l’intera umanità e la obbliga a reagire… E la barca di Iside, custodita da Mosè. È la barca che conduce il candidato verso il regno interiore. Croce e barca formano la nostra eredità spirituale, sapremo conservarle nei nostri cuori!
Articolo tratto dalla rivista Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum
Scuola Internazionale della Rosacroce d’Oro
https://www.lectoriumrosicrucianum.it/
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