Le sue prime vacanze a Brosso: luglio, agosto e settembre 1884
Il 21 aprile 1924, cento anni fa, moriva a Pittsburgh, mentre si trovava in tournée, Eleonora Duse. La morte sopravvenne all’età di 65 anni a causa di una polmonite, anche se il suo fisico era già da diversi anni minato dalla tubercolosi.
Nata a Vigevano il 3 ottobre 1858 da una famiglia di teatranti, debutta a quattro anni interpretando Cosetta in una riduzione scenica de “I miserabili”. Nel 1878 recita a Napoli nella Compagnia stabile del Teatro dei Fiorentini e alcune sue interpretazioni, quale la “Teresa Raquin” di Emile Zola, con venti repliche, destano l’interesse del pubblico. Nel 1879 entra nella Compagnia semistabile Città di Torino, diretta da Cesare Rossi. La Duse è la prima interprete del personaggio di Bona di Berry ne “Il Conte Rosso”, messo in scena il 22 aprile 1880 al Teatro Carignano di Torino.
E’ un inedito ritratto della grande attrice, quello che ci regala la località di Brosso. Qui ci sono le miniere, paesaggi mozzafiato lungo l’anfiteatro morenico di Ivrea, le acque sulfuree che curano i bronchi e qui lei, ventiseienne e già malata di tisi, soggiorna per curarsi nel 1884. Un periodo felice che non dimenticherà, sino alla morte. Dopo il precoce esordio della malattia, la Duse alterna i successi sui palcoscenici a momenti di riposo per ritemprare corpo e mente. Così, nei mesi di luglio, agosto e settembre 1884, proprio per godere della salubrità dell’aria e delle acque, soggiorna, insieme al marito Tebaldo Marchetti, detto il Checchi, a Brosso.
E’ Giuseppe Giacosa a individuare “il luogo delizioso”, non distante da Colleretto Parella (oggi Colleretto Giacosa) dove egli risiede: un mattino di primavera, la signora Lucia Garavetti, proprietaria del casale del Caudano lo vede arrivare, alla ricerca di una sistemazione per la grande attrice che aveva temporaneamente dovuto sospendere la propria attività.
Il Caudano di Brosso è un angolo pittoresco della Valchiusella, “il luogo delizioso” che Giuseppe Giacosa prescelto nell’estate 1884, per la villeggiatura della attrice Eleonora Duse.
Da Brosso si accede al Caudano per una strada che prende avvio da una piazzetta situata nella parte alta del paese; suggestiva per il panorama, la strada oggi è carrozzabile, fino a qualche decennio fa, invece, era una mulattiera a fondo selciato, che la Duse percorreva servendosi di una particolare cavalcatura, un mulo sardo che l’accompagnava nelle gite in montagna.
In prossimità del paese la strada oggi è fiancheggiata da qualche villa di recente costruzione, poi si inoltra nel castagneto, ancora molto fitto e, tra cappelle votive e qualche fontana, procede quasi pianeggiante, fino al ponticello sul torrente Assa. Poco oltre, al di sotto della strada e seminascosta tra i castagni, c’è la rustica casetta in cui Lucia Garavetti, con il figlio Vincenzo di otto anni, ospita la famosa attrice nei mesi di luglio, agosto e settembre 1884, in compagnia del marito; ella non si dava importanza, metteva a suo agio chiunque e, con la sua affabilità, ispirava confidenza ed amicizia. In quel 1884 nella vita della Duse entra Arrigo Boito che, a volte insieme a Verga e a Piero e Giuseppe Giacosa o a Davide Calandra, è prodigo di visite, incurante della presenza del marito. L’anno dopo, i due coniugi si separeranno.
Che cosa sia stato per Eleonora Duse il suo soggiorno al Caudano, lo dice lei stessa, scrivendo in quei giorni: “… da quest’altezza modesta e pur considerevole, da questo profumo – l’odore puro, direi immacolato, della montagna – da questo verde che riposa l’occhio irritato dalla luce del gas della città, da quest’aria che rimette a nuovo i polmoni affaticati e calma le febbri sorde che dà il contatto con la città … mi sento rinascere buona, senza pretese, con poche vesti, con pochi quattrini …”.
Esprime con queste parole l’aspirazione a liberarsi degli orpelli ed accessori fittizi del palcoscenico, per godere a fondo d’una vita più semplice e naturale, qual è la vita del montanaro.
I suoi ammiratori non le concedono tregua e in quei tre mesi il Caudano accoglie visitatori illustri.
Terminata l’estate, la Duse lasciò il Casale del Caudano: “Addio Brosso, a te devo la mia salute”. L’8 ottobre Giuseppe Giacosa scrive a Fogazzaro, da Parella: “Arrivai stamattina e riparto fra poche ore per Torino, dove mi chiamano le prove dell’Ercole Mallardi. Finalmente, se Dio vuole, vado in scena. La Duse fu tre mesi malata e non riprese le recite che il 1° ottobre, e a me non conveniva arrischiare il lavoro con un’altra attrice né pareva pietoso privare quella poveretta del piacere di rappresentarlo per la prima”.
Il 20 ottobre 1884 si svolge la prima rappresentazione al Teatro Carignano ed è un fiasco, anche se, a detta di Giacosa, l’interpretazione della Duse risulta “perfetta”, la commedia riscuoterà successo al Teatro Manzoni di Milano
Eleonora Duse ritornerà in Canavese nelle estati degli anni 1888, 1889 e 1890, insieme ad Arrigo Boito: Francesco Ruffini consiglia alla coppia l’ex convento di San Giuseppe, situato sul colle Albagna nel Parco Naturale dei Cinque Laghi, “gran casa santa, alta e serena e veramente romita”, quale nido d’amore per i loro incontri. La loro stanza era al primo piano e dal balcone si godeva la vista di quell’angolo di Canavese, “il colore dell’aria più vicino al sole”.
Di lei, che ha conquistato i palcoscenici con Ibsen, Dumas, D’Annunzio, alla sua morte scriveranno: “Era conosciuta nel mondo intero tra i più leggendari trionfi”.