Creatore su YouTube della trasmissione Archivio True Crime che esplora vecchi cold case e cronache del passato
Gian Guido Zurli, nato a Parma nel 1977, è scrittore, regista e fotografo. Ha scritto e diretto la trilogia mystery-horror DOPPELGÄNGER ed è co-autore insieme a Edoardo Fregoso dei libri true-crime storici “La scandalosa tresca: storia di Sofia Pescatori. L’ultima avvelenatrice giustiziata in Italia” e “Maritza, i misteriosi delitti della chiromante”.
È inoltre creatore su YouTube della trasmissione Archivio True Crime che esplora vecchi cold case e cronache del passato, riportando alla luce storie nere dimenticate: storie criminali provenienti da archivi giudiziari o dalle cronache dell’epoca.
Da quando si occupa di true crime?
Dai primi anni ’90. Ero giovanissimo ed ho iniziato allora a conservare ritagli di giornale che parlavano dei casi più disparati. Ho iniziato a creare un folto archivio cartaceo che oggi è stato sostituito da un più tecnologico NAS. Poi, rendendomi conto che le informazioni provenienti dalla stampa erano spesso errate o contraddittorie, ho iniziato a ricercare gli atti processuali dei casi. Negli anni 2000 ho poi messo da parte questa passione per dedicare tutte le energie ad un campo completamente diverso, come la fotografia ed il montaggio video. Per una quindicina d’anni ho scattato fotografie con qualsiasi mezzo ed imparando anche tecniche di fotografia analogica e di camera oscura ed ovviamente anche la fotografia digitale. Per quanto riguarda il mondo del video, questo è diventato il mio lavoro ed ho avuto la possibilità di realizzare anche tre lungometraggi (la trilogia DOPPELGANGER) ed un cortometraggio.
In occasione della preparazione alle riprese del terzo capitolo della serie DOPPELGANGER, mi sono imbattuto in un antico caso di una donna che aveva avvelenato una neonata in provincia di Parma – Sofia Pescatori – e per questo era stata giustiziata. Siccome nel film dovevamo mostrare non soltanto la scena dell’esecuzione di un’infanticida, ambientata nello stesso periodo (prima metà del XIX secolo), ma anche delle carte processuali antiche, ho scoperto il caso della Pescatori ed alla Archivio di Stato di Parma ho iniziato a trovare del materiale interessante che volevo replicare sullo schermo. Nel corso delle riprese mi sono appassionato alla vicenda della Pescatori ed è ritornata in me la passione per la ricerca nei casi criminali. In quel periodo, era il 2016, ho avuto anche la fortuna di conoscere il prof. Edoardo Fregoso – docente di Storia del Diritto Italiano – che si è unito a me nelle ricerche, abbiamo realizzato insieme un volume sul caso e da allora lavoriamo insieme e siamo diventati amici.
Quali sono stati i primi casi da Lei analizzati?
I primissimi casi sono stati quelli dei cosiddetti Mostri di Modena e Firenze. Per quest’ultimo all’epoca del processo Pacciani entrai in contatto con la rivista Detective & Crime – diretta dal criminologo Carmelo Lavorino – ed iniziai a collaborare con il periodico e con il pool di difesa. All’epoca ho raccolto tantissima documentazione cartacea su molti casi.
Quale il suo metodo di lavoro?
Negli anni è cambiato moltissimo grazie anche alla tecnologia. Una volta individuato un caso di interesse – Edoardo Fregoso ed io – ci metto in moto per recuperare gli atti. Generalmente si tratta di casi abbastanza vecchi per i quali non c’è più un interesse giudiziario. I fascicoli si trovano generalmente custoditi negli Archivi di Stato, ma quando sono più recenti (ultimi 30-40 anni del secolo scorso) è necessario chiedere l’autorizzazione ai Tribunali per accedere direttamente ai loro archivi. I fascicoli vengono digitalizzati, comprese le fotografie ad alta risoluzione. Dopodiché si procede con la lettura e l’analisi delle carte e delle fotografie. Se i delitti sono stati commessi all’interno di un locale chiuso procedo anche alla ricostruzione 3D della scena del crimine basandomi sulle planimetrie, sulle immagini disponibili ed sul verbale di sopralluogo. Anche tutti i luoghi connessi con il caso vengono inseriti all’interno di una mappa: non solo il luogo del delitto, ma anche i posti frequentati dalla vittima e le residenze di tutti le persone coinvolte (parenti, sospettati e testimoni). Per i casi più vecchi (almeno 70 anni) è anche possibile fare una storia familiare della vittima o di altri personaggi “interessanti”, grazie ai documenti di Stato Civile e di Anagrafe che possono essere liberamente consultati quando sono passati molti decenni dalla loro compilazione.
La sua produzione di libri?
È cominciata con “La scandalosa tresca. Storia di Sofia Pescatori” che ho scritto con Edoardo Fregoso in seguito a più di un anno di ricerche negli archivi storici. Poi ci siamo buttati a capofitto con “Maritza. I misteriosi delitti della chiromante”, ambientato cento anni dopo, all’epoca del Fascismo. È stata una ricerca lunghissima e molto complicata; la vicenda è intricatissima e piena di misteri e delitti collaterali. Per portare a termine il lavoro su Bice Carrara – la chiromante Maritza che è una serial killer italiana che ha anticipato le gesta della più famosa Cianciulli – abbiamo impiegato più di quattro anni. Siamo lenti a far uscire i nostri libri perché chiudiamo il manoscritto soltanto quando per noi non è più possibile trovare ragionevolmente altre informazioni rilevanti.
Abbiamo anche iniziato un bellissimo rapporto di collaborazione con il Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica della Questura di Parma che ha portato alla realizzazione di due mostre e due volumi ad esse dedicati: “Parma vista con gli occhi della Polizia Scientifica: fotografie del Gabinetto di Polizia Scientifica di Parma”. La prima mostra si è svolta nel 2021 all’Archivio di Stato di Parma e contestualmente è uscito anche il primo volume, con immagini datate tra il 1927 ed il 1943. Nel 2023 è arrivato il seguito con una mostra più grande al Complesso Monumentale della Pilotta a Parma (sempre con l’uscita del relativo volume) con immagini e casi del periodo del dopoguerra, dal 1947 al 1969.
Questo lavoro è stato molto lungo ed affascinante: per ricostruire i casi dal 1927 al 1943 abbiamo spulciato tutti faldoni dei fondi Tribunale di Parma e Procura del Re per trovare i fascicoli di sopralluogo della Polizia Scientifica. La collaborazione dell’Archivio di Stato di Parma è stata fondamentale, perché ci ha permesso di poter esaminare ogni giorno molto di più delle consuete tre buste che vengono concesse quotidianamente ad ogni studioso. Per quel periodo storico l’archivio della Polizia Scientifica in Questura aveva pochissimo materiale sopravvissuto e spesso si trattava di un duplicato di quello che avevamo già trovato all’Archivio di Stato.
Invece per il periodo storico successivo, quello del dopoguerra, siamo stati molto più fortunati. In Questura hanno tutto il materiale di quel periodo ed i pochi fascicoli che non abbiamo ritrovato, li abbiamo potuti ricostruire grazie alle lastre e negativi originali dell’immediato dopoguerra.
Tutto il materiale è stato digitalizzato ad altissima risoluzione e sarà disponibile anche per i posteri.
Attualmente stiamo lavorando a due nuovi libri, uno sui delitti rimasti insoluti del cosiddetto Mostro di Parma, un serial killer che agiva tra il 1954 ed il 1967; l’altro sul “Giallo dell’alabarda” – l’omicidio del conte Giovanni Pellegrini Malfatti a Desenzano sul Garda – un famoso delitto del dopoguerra che ha diviso l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti sull’imputato Alfredo Faotto che venne poi condannato all’ergastolo.
Stiamo anche ragionando su un terzo volume sulla Polizia Scientifica di Parma, per chiudere con una trilogia.
E nel campo dei video?
Come dicevo, è il mio lavoro. Non ho attualmente in cantieri lungometraggi o cortometraggi, ma altri progetti relativi sempre al mondo del True Crime. Da qualche mese ho iniziato una nuova attività creando la trasmissione “Archivio True Crime” sul mio canale YouTube.
Di cosa si occupa il suo Canale YouTube?
Racconto cold case del secolo scorso, soprattutto dal dopoguerra a fine secolo. La formula è quella di narrare un caso per ciascun episodio, corredato da immagini per intrattenere lo spettatore durante il racconto. Tuttavia, ogni episodio si può guardare o semplicemente ascoltare come se si trattasse di un podcast. I casi che hanno fino ad ora riscosso maggiore successo sono quelli dello “strangolatore delle colline veronesi”, “lo Scacchista” e la morte misteriosa, avvenuta al confine tra il Piemonte e la Lombardia, di una prostituta nel 1991: quell’episodio l’ho intitolato “1991: un delitto rituale?”.
All’interno del canale sto inserendo nuove rubriche. Ho iniziato a fare recensioni di libri True Crime, ma hanno riscosso poco successo. Poi ho iniziato in compagnia del mio co-autore Edoardo Fregoso a fare anche delle trasmissioni in diretta con ospiti che ci parlano di uno specifico caso. Questo format aumenterà la sua presenza molto presto.
Il titolo della trasmissione è riferito proprio al mio archivio personale che ho iniziato a costruire più di 30 anni fa.
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