Il simile attira il simile.
Occorre attendere la fine per comprendere il principio: sembrerebbe un assunto scontato! Solo alla chiusura del cerchio, il cerchio rivela tutto se stesso veramente.
Certo prima che questo avvenga si possono individuare o dedurre i suoi parametri, il raggio, lo sviluppo della circonferenza; calcolarne altri come l’area, evidenziarne dei settori, stabilire lo sviluppo della corda da un punto ad un altro della sua circonferenza. Ma per quanto ci si sforzi di utilizzare ogni parte componente, nulla potrà chiudere il cerchio se non tracciarne il tratto finale fino a congiungerlo con quello iniziale.
Potranno nascere tecniche per meglio calcolare o individuare tutto quanto serve per farlo, scuole dove insegnarle, maestri per mostrarle, discepoli pronti ad ascoltarle, comprenderle e praticarle, ma ogni volta occorrerà tracciarne fino in fondo la circonferenza.
Ed ogni volta che occorrerà farlo, sarà necessario seguirne le leggi relative e correggerne ogni più piccola imperfezione rispetto ad esse applicando una disciplina rigorosa.
La traccia del tratto precedente dovrà essere sufficientemente nitida per permettere di proseguire con precisione, senza sbavature o interruzioni, il tratto successivo.
A nulla potrà valere aver visto fare da altre migliaia di cerchi, né averne fatti direttamente altre migliaia. Nel migliore dei casi si potrà diventare esperti in materia e abili a tracciare cerchi.
Il cerchio richiesto in quel momento dovrà comunque essere nuovamente tracciato, seguendo le sue leggi e applicando la forza richiesta per eseguirlo.
Così come ogni respiro dovrà nuovamente essere compiuto e a nulla varrà aver respirato fino a quel momento se non si fa il respiro necessario in quel momento. Ogni respiro compiuto serve a permettere il respiro successivo.
Ogni volta gli organi preposti dovranno essere in grado di farlo e dovrà essere impiegata la forza necessaria per farlo. Nessuno può respirare per un altro, nessuno può tracciare i cerchi per un altro.
Si può insegnare, mostrare o imparare a fare cerchi?
Sembrerebbe di sì, visto quanti maestri sono stati messi a disposizione dell’umanità a tale scopo e quanti solerti discepoli si sono prodigati a seguirne l’esempio per produrre il gran numero di cerchi da cui è stato invaso l’intero universo.
Ma, se le cose rivelano l’intenzione che le ha generate e il mondo è quello che vediamo, a cosa è valso tutto ciò?
Infatti le leggi del cerchio definiscono in quale modo costruire un cerchio, ma non potranno stabilire a priori i parametri del cerchio, necessario proprio adesso per quello scopo preciso, che si svelerà solo al suo compimento: quindi nessun maestro potrà mai rivelarli né alcun discepolo potrà acquisirli.
Ed è così che ciò è vero si difende da sé da ogni tipo di speculazione su ciò che è vero.
Però nulla accade a caso; se, nonostante le infinite speculazioni, tutto continua comunque, è solo per evidenziare la fondamentale inutilità di ogni sforzo che non sia quello suggerito, contenuto, difficilmente trovato ed accettato, nella domanda:
che cosa CERCHI?
Schema e testo
Pietro Cartella
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